Buon compleanno Acque Chiare: dieci anni di prigionia

di Gianmarco Di Napoli per IL7 Magazine

Buongiorno signore. L’hostess in bikini all’ingresso dell’Acque Chiare Sporting Beach mi invita a strisciare il badge magnetico sul lettore di una delle porte laterali. La stradina che dal parcheggio scende a picco, dopo una breve curva, immette all’improvviso in uno scenario da villaggio turistico che, se sullo sfondo non ci fossero le perenni cabine gialloverdi di Lido Sant’Anna, penseresti di essere salito su un teletrasporter e in una frazione di secondo catapultato tra le pagine miracolosamente animate di un depliant per vacanze esclusive. A sinistra c’è una piscina di oltre 800 metri quadrati: gli ombrelloni e le sdraio sono allineati sino al bordo e il colore azzurro chiaro delle mattonelle sul fondo dell’acqua quasi acceca. L’odore delle creme abbronzanti si miscela con quello dei cocktail che un paio di barman stanno shakerando nel chiosco che domina la piscina. Quando il sole sarà calato, i mojito e il margarita lasceranno il posto a bottiglie di rhum sapientemente invecchiato, accompagnate da sigari cubani e da pillole di cioccolata fondente.
Ma ora c’è il sole. La musica accompagna lievemente la pennichella vacanziera, ritmata dalle urla dei bimbetti che zompettano nell’acqua bassa e dei carnialoni grandi che si tuffano prendendosi gioco dei divieti del bagnino e schizzando gli ombrellonati cronici.
Bellissima la piscina, eleganti anche quegli spogliatoi incastrati nell’area sottostante, con nove docce per i maschi e altrettante per le femmine, grandi che quasi ci puoi entrare con l’auto. Ma ora ho voglia di mare. Ripiego al meglio il telo di spugna e ciabatto sulla stradina che porta qualche decina di metri più lontano, sino allo stabilimento balneare. E’ un piccolo miracolo costruito laddove c’erano solo scogli e pietre: 192 cabine, 400 ombrelloni, bar sul prato, campi di calcetto e di beach volley, zona off limits per ragazzini incazzati con relativa piscina e nursery. Il legno domina con le cabine e riveste anche il ristorante-pizzeria che si trova sulla destra.
No, non ho un ombrellone ché avrei dovuto pensarci a marzo. La chiamano la spiaggia dei vip. Diciamo che la Brindisi che conta è tutta qui, in una allegra convivenza all’ultimo granello di sabbia, da mattina a sera. In parte sono i proprietari delle villette, gli altri sono gli ospiti dell’hotel. Li riconosci subito questi ultimi perché il primo giorno sono bianchi e il secondo a pois, fieri frequentatori dell’infermeria, abbonati alle scottature per pelli nord europee. Una bella convivenza tra i turisti “stanziali” e quelli settimanali, alloggiati in una delle 500 camere della struttura alberghiera. Sono i primi ad arrivare in spiaggia, poco dopo l’alba, fissati con la passeggiata mattutina in acqua, trascinando la cellulite e schivando parasaule, dichiarando guerra alla pelle a buccia d’arancia. Quelli delle villette arrivano con comodo verso mezzogiorno, ancora mezzi abbioccati dai bagordi notturni e dall’alcol al bar della piazzetta, ma già ben predisposti ad affrontare le incombenze gastronomiche dell’ora di pranzo.
La bella gioventù. Questa colpisce. E quelli che emozionano di più sono i 50-60 ragazzi assunti per sei mesi per animare la piscina, sorvegliare la spiaggia, lavorare nel ristorante. Una piccola fabbrica del divertimento ma anche del lavoro. E loro ci mettono l’anima, anche se a fine giornata sono stremati, ma pronti il giorno dopo a dare il meglio per Acque Chiare.
E’ l’ora di pranzo. Per arrivare al villaggio si imbocca il sottopassaggio che dalla zona mare conduce a quella residenziale. Il vero miracolo è questo. Dove per secoli hanno dominato rovi, erbacce e campi incoltivabili, quel pazzo visionario di Vincenzo Romanazzi ha messo in piedi 226 villette di quelle costruite “alla Romanazzi”. Sobrie, eleganti, funzionali, non grandissime ma tutte dotate di un giardino e di una sufficiente privacy, che non è poco. Sono allineate con maniacale ordine lungo viali alberati, solidamente mattonati. E poi ci sono in parcheggi, benedica. Così i ragazzini possono essere sguinzagliati liberamente, a piedi o in bici, mentre gli adulti arrostiscono qualunque cosa, allestendo interminabili tavolate. E qui gli odori non sono quelli dolciastri delle creme solari, ma s’intrecciano aromi di carni arrostite alla brace con quelli del pesce, abbuffate di frutti di mare che dio solo sa. E ovviamente stacchiodde a gogò.
Punto d’incontro è la piazzetta. Qui la sera è il posto dello struscio, ritmato dalla musica di spettacoli a tema, scandito dai drink e dalle birre servite. La piazzetta è il cuore del villaggio. E qui la sera arrivano anche i vacanzieri ufficiali, quelli da sei giorni e cinque notti che scendono con le infradito e i calzoni alla zuava dall’albergo che abbraccia il villaggio. L’hotel è quello di cui Romanazzi va più fiero: quattro diversi edifici. Il primo ospita a piano terra la reception e venti camere mentre ai tre piani superiori, ognuno di 38 camere. Anche il secondo edificio ha tre piani con 143 camere, mentre il terzo (su due piani) ne ha 135. Altre 108 stanze sono nel quarto fabbricato. Alcune camere possono essere affittate anche annualmente.
Beh, in verità, anche dal villaggio si spostano in hotel perché qui trovano la discoteca, le sale-giochi, un piccolo centro commerciale e una sala bowling. Ma i ragazzi, la sera, fanno la fila da fuori per entrare. Perché “Acque Chiare” è diventato il cuore pulsante delle vacanze brindisine e ce lo invidiano, perdinci se ce lo invidiano. I turisti se lo indicano e lo fotografano dall’oblò dell’aereo mentre atterrano nell’Aeroporto del Salento. I congressisti se lo contendono per organizzare noiosissimi incontri a tema, sognando di sguazzare poi tra piscine, spiaggia e ristoranti. La movida salentina parte da qui, rinverdendo i fasti di della Rosa Marina anni Settanta e Ottanta. Il modello visionario di un villaggio con mega hotel incorporato, ma al servizio della città, viene esportato in località turistiche ben più rinomate. Acque Chiare è ormai un brand.

Già.
Doveva essere così, ma è andata diversamente.
All’alba del 28 maggio 2008, esattamente dieci anni fa, la guardia di finanza ha sottoposto a sequestro preventivo l’intero complesso turistico alberghiero perché considerato abusivo. Oggi non vogliamo addentrarci nella dolorosa ed estenuante vicenda giudiziaria che recentemente ha visto anche la dichiarazione di fallimento della società “Acque Chiare” su istanza di una banca.
Consegniamo ai posteri il racconto di quello che poteva essere. E le foto di quello che è rimasto. Acque Chiare rappresenta il fallimento di una città. Ma forse si fa ancora in tempo a rimediare, nella speranza che questo sia davvero l’ultimo anniversario.