Il commissario manda a casa anche il commendatore

Il commissario prefettizio Santi Giuffrè ha dato il ben servito al segretario generale Giuseppe Alemanno revocandogli l’incarico che, solo agli inizi di novembre dello scorso anno, gli era stato conferito dalla sindaca Angela Carluccio. La decisione di Giuffrè era nell’aria da alcuni giorni e doveva essere assunta anche in fretta perché, superato il periodo di prova concesso dalla legge alla nuova Amministrazione, Alemanno non avrebbe più potuto essere revocato. Un po’ come era successo con la Carluccio che, alla luce di quanto emerso per la vicenda dei compensi Aro avrebbe probabilmente voluto fare a meno del professionista che lei stessa aveva scelto come segretario generale, ma i tempi della “prova” erano trascorsi e Alemanno era rimasto saldamente al suo posto, a maggior ragione quando la sindaca era stata a sua volta defenestrata.
L’esperienza di Giuseppe Alemanno da Copertino, avvocato e commendatore (titolo quest’ultimo al quale tiene persino di più del primo), venti pagine di curriculum e un look molto dandy, è stata tra le più controverse fra quelle lasciate in eredità dalla gestione Carluccio. In verità le discrasie tra la gestione monastica delle risorse comunali da parte della sindaca (rinuncia all’autista personale, arredamento degli uffici a palazzo di Città con mobili riciclati e interventi di spartana falegnameria) e le spese pretese dal commendatore per la sua ala d’edificio e per il suo ufficio in particolare, erano sembrate subito evidenti.
Appena insediatosi Alemanno aveva fatto ritinteggiare non solo il suo ufficio ma le scale e i corridoi che portavano ad esso, ricomprando tutti gli arredi e un computer Apple all’ultimo grido. Ma anche nei rapporti con il personale, tanto era sembrata morbida la Carluccio, quando decisamente fiscale – ai limiti del comportamento antisindacale, si diceva – il commendatore.
I rapporti tra i due, primo cittadino e segretario generale, si erano praticamente chiusi quando la Carluccio aveva chiesto ad Alemanno spiegazione sui compensi che si era voluto attribuire, insieme ad alcuni dirigenti, per la questione Aro. Non staremo qui a ricordare tutta la storia, anche perché la Digos piombò al Comune e sequestrò le carte e dunque si presume ci sia un’inchiesta, oltre a quella amministrativa ordinata dalla Carluccio. Ma proprio a causa di quest’ultima, Alemanno decise di ridurre al minimo indispensabile i rapporti con la prima cittadina, come se il suo ruolo di segretario generale gli consentisse di assumere una posizione autonoma rispetto a quella del sindaco.
L’improvvisa caduta della Carluccio, dunque, non risulta abbia provocato uno stato di depressione nel commendatore che anzi è ritornato pimpante e propositivo al fianco del commissario prefettizio. Del resto il tassametro per il periodo di prova era azzerato e dunque era necessario  dimostrare esattamente quanto valesse e come potesse rendersi utile, per superare il fatidico rischio di licenziamento.
E all’inizio Giuffrè ha dimostrato di voler fare affidamento su Alemanno, conferendogli nelle prime settimane l’incarico di sostituire l’intero staff dirigenziale, in attesa delle nuove nomine. Ma il commissario, evidentemente, dopo il periodo d’ambientamento, ha cominciato a nutrire qualche dubbio sull’effettivo contributo che il segretario generale avrebbe potuto offrire al progetto di ristrutturazione e ottimizzazione della macchina comunale. Così, man mano che le settimane trascorrevano, e probabilmente messo al corrente della controversa vicenda Aro, Giuffrè ha pensato di dare il benservito al commendatore.
A dare forse il colpo di grazia e chiudere prematuramente la sua carriera a Brindisi è stato forse l’ultimo suo singolare progetto di Alemanno: farsi costruire un bagno personale eliminando uno stanzino degli archivi del Comune. E’ probabile che per il commissario sia stato davvero troppo. E su quel gabinetto ha chiuso la storia.