Inchiesta sulle procedure fallimentari: 19 indagati dalla procura di Brindisi

La magistratura di Brindisi indaga sulla gestione delle procedure fallimentari: 19 persone risultano indagate per bancarotta fraudolenta, falso e corruzione. Si tratta di un giudice tributario, avvocati, funzionari dell’Agenzia delle entrate, un militare della guardia di finanza e alcuni commercialisti.
Nei confronti di alcuni di loro sono state effettuate perquisizioni e sequestri. L’indagine è coordinata dal pm Raffaele Casto.
L’ipotesi di lavoro è che alcune aziende siano state salvate dal fallimento nonostante non ci fossero i presupposti per farlo.
Sono state effettuate intercettazioni telefoniche che documenterebbero presunti rapporti intessuti tra professionisti, funzionari, e pubblici ufficiali interessati alle procedure fallimentari. Ma anche rapporti intimi, di amicizia e frequentazione fra luci degli indagati. Nel corso delle procedure ci sarebbero stati movimenti e ritocchi tali da far ottenere infine risultati favorevoli agli assistiti, attraverso provvedimenti giudiziari.
Nell’indagine si parla anche di corruzione: di favori fatti e ricevuti, di doni e di danaro e utilità, non ancora quantificati né qualificati, a margine dei rapporti fra i vari professionisti.
Nei capi d’accusa sono anche riportati i nomi due magistrati, per cui l’inchiesta potrebbe essere trasmessa a Potenza.
Una prima tranche dell’inchiesta riguarda la società brindisina Barry Towage & Offshore e sono coinvolti un finanziere e riguarda un imprenditore, un avvocato e un commercialista, oltre che un funzionario della direzione di Brindisi dell’agenzia delle entrate. Al giudice tributario viene invece contestato di aver preso denaro o altre utilità per favorire i clienti di due avvocati dinanzi alla commissione tributaria provinciale di Brindisi.
Poi si segue il fallimento della Taf Pneumatici, ammessa in un primo tempo al concordato preventivo e poi fallita su decisione della Corte d’Appello. Rispondono di concorso in bancarotta fraudolenta commessa dall’amministratore di società ammessa al concordato preventivo i due legali rappresentanti, un avvocato due commercialisti, un uomo e una donna. Vi sarebbe stato occultamento dei beni immobili e immobili, tra l’altro di due società cinesi, e sarebbero stati dissipati i beni della società.
C’è poi un altro professionista, il commissario giudiziale nominato dal Tribunale nella procedura Taf, che avrebbe promesso e dato denaro a un funzionario dell’Agenzia delle entrate in cambio di presunti vantaggi.C’è un altro dipendente, sempre dell’Erario che risponde di rivelazione di segreti d’ufficio e induzione indebita a dare o promettere utilità. Infine un luogotenente della guardia di finanza che avrebbe accettato la promessa di denaro, poi ricevuto, compiendo atti contrari ai doveri d’ufficio.
Le indagini sono partite nel giugno del 2016. Vi sono già state due proroghe. In questi giorni sono in corso interrogatori.