La bici di Renato in mare, gli spari, il circo che insozza: Brindisi collassa. Ma le istituzioni latitano

di Gianmarco Di Napoli

Stasera un paio di imbecilli hanno buttato nelle acque del porto la bicicletta di Renato “il tuffatore”. Ieri al rione Cappuccini hanno sparato per tentare di rapinare l’auto a un ragazzo. Da qualche giorno la città è “infestata” da manifesti abusivi del circo Togni.
Cos’hanno in comune questi tre episodi? Apparentemente nulla. E invece mettendoli insieme viene fuori, se ancora qualcuno ne avesse dubbio, l’immagine di una città in cui il degrado culturale cresce, la malavita riprende piede in maniera ogni giorno più pericolosa e le istituzioni sono totalmente assenti.
Il becero dispetto fatto a Renato è perfettamente in linea con quanto emerso negli ultimi mesi: alcune zone della città sono ostaggio di bande di minorenni privi di qualsiasi principio morale. Le loro vittime sono quasi sempre gli indifesi. Renato, il giovane che si esibisce in tuffi nel porto, ha nella sua bicicletta ciò gli è più caro e prezioso. L’ha agghindata con pendagli, pupazzi e quant’altro. E’ la sua casa mobile, la sua coperta di Linus. Gliel’hanno buttata in mare, lui ha tentato di recuperarla immergendosi ed è finito in ospedale. Sono intervenuti i sommozzatori dei vigili del fuoco, gente generosa: hanno ripescato la bici e l’hanno consegnata alla madre di Renato. C’erano appese anche le chiavi di casa.
In via Minzoni, al rione Cappuccini, invece hanno agito probabilmente i “fratelli” maggiori di quegli imbecilli. Loro il salto di qualità l’hanno già compiuto. Girano armati. Hanno tentato di rapinare un ragazzo di 22 anni della sua Mini Cooper. E’ partito un colpo di pistola, l’ennesimo in queste ultime settimane. Per fortuna non si è ferito nessuno. Le bande di giovani malavitosi, almeno due, continuano a imperversare. E la gente comincia ad avere sempre più paura.
La storia dei manifesti è in apparenza meno grave delle due precedenti ma è quella che chiude il cerchio. A fronte di un livello di guardia che è stato ampiamente superato sia sul piano sociale che quello della sicurezza, Brindisi sembra essere terra di nessuno, priva di qualsiasi presenza istituzionale. Accade che un circo (con animali, ma in questa sede non vogliamo aprire altri dibattiti) arriva a Brindisi, come accade ogni anno in autunno. Non è neanche uno di quelli più piccoli, appartiene infatti a Lidia Togni. Siamo abituati a una certa irruenza promozionale dei circhi, ma ciò che è avvenuto in questi giorni non si era mai verificato: centinaia di manifesti, tutti rigorosamente abusivi, sono stati incollati sui muri dei palazzi, agli angoli delle strade, sui segnali stradali. In qualsiasi altro luogo il Comune avrebbe scatenato un inferno, la polizia municipale avrebbe intimato ai circensi di raccogliere immediatamente quelle cartacce e ripristinare i luoghi, oltre a irrogare la giusta ed elevata sanzione.
Invece non si è mosso nessuno. I manifesti aumentano giorno dopo giorno, senza che le istituzioni tutelino l’immagine della città. Anche questo è un segnale inequivocabile: Brindisi sta scivolando sott’acqua, come la bici di Renato. E sembra che nessuno voglia rendersene conto.