Tutto per la luce del cellulare: così Antonio ha ucciso il padre Franco

Una banale lite in famiglia nata per la luce del cellulare accesa di notte. La protesta è poi degenerata fino ad arrivare ad una coltellata, una sola all’addome, che ha ucciso Franco Tafuro, di 50 anni. A sferrarla è stato uno dei suoi tre figli, Antonio, di 27 anni, che ha poi tentato di soccorrerlo. Ha chiamato il 118, ma le cure dei medici sono state inutili.
Il giovane è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto con l’accusa di omicidio volontario, aggravato dai futili motivi e dal legame di parentela. Sarà interrogato lunedì, lo stesso giorno in cui, su disposizione del pm di turno, Luca Miceli, sarà eseguita l’autopsia sul corpo del padre. Agli investigatori che lo hanno a lungo ascoltato in presenza del suo avvocato, il giovane ha detto di avere agito per difendere suo fratello più piccolo contro cui il padre stava inveendo per futili motivi. I fatti sono accaduti a Brindisi, in via Favia, al rione Cappuccini, in una casa sprovvista di energia elettrica dove la vittima viveva con la moglie e i tre figli.
L’allarme è giunto alla polizia attorno alla mezzanotte. Quando gli agenti della sezione volanti sono arrivati, dalla strada si sentivano ancora le grida e la vittima era ancora per terra. La dinamica è stata poi ricostruita al termine di un lungo interrogatorio in questura, sostenuto dal parricida reo confesso dinanzi agli agenti della Squadra mobile. Antonio Tafuro ha confessato, spiegando però di non aver avuto l’intenzione di uccidere suo padre, ma di essere intervenuto per difendere il fratello più piccolo con cui l’uomo stava litigando per una ragione banale. La dinamica dovrà essere ricostruita con precisione, ma gli investigatori ritengono comunque credibile la versione resa dall’indagato che è stato sottoposto a fermo (il pm ha ritenuto sussistente il pericolo di fuga) ed è ora rinchiuso nel carcere di Brindisi.
Il pm ha ritenuto necessario il conferimento dell’incarico per l’autopsia, esame attraverso il quale saranno accertate le cause della morte del 50enne, che è morto dopo l’arrivo nell’ospedale Perrino. A quanto appurato dai poliziotti il figlio avrebbe usato un coltello da cucina che è stato trovato, ancora insanguinato, e sottoposto a sequestro.