Perse la prima, la seconda e anche l’ultima spiaggia

di Gianmarco di Napoli per #IL7 Magazine

La storia di tre spiagge riassume il destino di questa città, tra l’incapacità di essere custode della sua storia e l’inadeguatezza nel costruire il proprio futuro.
La prima spiaggia è quella di Sant’Apollinare. Da 40 anni essa non può ospitare stabilimenti balneari perché, ritrovatasi alla foce della zona industriale sorta negli anni Sessanta, la piccola laguna che veniva dominata dall’antica villa Monticelli è stata interdetta alla balneazione già nel 1970. Ma la mezza luna di sabbia, quasi intatta e ancora suggestiva con l’affaccio sul canale Pigonati, era più di un ricordo. Basta osservare le centinaia di cartoline che dai primi del Novecento e per i successivi 70 anni hanno ritratto tre generazioni di brindisini che su quella spiaggia hanno vissuto parte della loro esistenza.
Non è solo una questione di ricordi recenti. Il piccolo promontorio che costeggia la spiaggia (Punta delle Terrare) è una specie di museo all’aperto perché ospitò il primo insediamento umano a Brindisi, nell’Età del Bronzo (XIII secolo avanti Cristo). E tracce dei nostri progenitori sono state individuate in quei terreni, tanto che reperti bronzei recuperati lì vengono custoditi nel Museo provinciale.
A gran voce, nel corso di questi anni, è stato chiesto alle varie amministrazioni comunali di intervenire per preservare tutta l’area che poteva essere recuperata e destinata al turismo e ai cittadini (a poche centinaia di metri sorge per altro un hotel che funziona alla perfezione). E invece è stato consentito all’Autorità portuale, proprietaria dell’area demaniale, di chiuderla per sempre e trasformarla in zona di attracco delle navi, con una nuova banchina. Nessuno potrà mai più tornare a Sant’Apollinare, né sul promontorio di Punta delle Terrare. Tutto cancellato. Fine della storia.
La seconda spiaggia è quella di Cala Materdomini. L’idea di trasformare il derelitto stabilimento degli ufficiali di Marina in un lido pubblico nacque proprio negli stessi anni in cui si cominciò a parlare dell’eliminazione di Sant’Apollinare (giunta Mennitti), al punto che quasi sembrò una sorta di compensazione per quella perdita: far nascere la prima spiaggia pubblica con tutti i servizi di uno stabilimento balneare privato. Individuare un tratto di mare nel quale i brindisini potessero tornare a identificarsi, proprio come avveniva nella spiaggia che si affacciava sul porto medio. Da quel momento si sono susseguiti progetti, conferenze-stampa autoreferenziali, promesse, contdown per la “sicura” inaugurazione.
Trattandosi di un progetto pubblico, portato avanti dal Comune di Brindisi, si è trasformato nella più grande e patetica sceneggiata messa in atto negli ultimi anni. Ritardi, rinvii e anche un’inchiesta giudiziaria che ha ulteriormente rallentato tutto. Dopo aver speso fior di quattrini per il carotaggio e per definire le modalità delle demolizioni delle macerie, si è aperta persino la possibilità di utilizzare un finanziamento della Regione. Esso però imponeva che i lavori dovessero essere completati entro il 31 dicembre 2017 e per questo motivo al Palazzo si erano dati da fare per completare il bando e affidare i lavori nel più breve tempo possibile. Ma nei mesi successivi all’assegnazione dell’appalto, la ditta che se l’era aggiudicato è stata messa fuori gioco per alcune irregolarità, poi è stata esclusa anche la seconda ed è di questi giorni la notizia che il Comune aveva fermato anche la terza, un’impresa brindisina, per presunte irregolarità.
Dopo qualche giorno, il Comune ha fatto retromarcia riconoscendo che la ditta era invece in regola. Ma nel frattempo si attendono i risultati dei ricorsi presentati dalla prima e dalla seconda che, se dovessero essere accolti, bloccheranno ancora l’inizio dei lavori. Per fortuna (è notizia di queste ore) la Regione ha concesso una nuova proroga, nella speranza che quel finanziamento possa davvero essere utilizzato, sino al 2018.
La terza spiaggia è quella di Acque Chiare, fagocitata dall’incredibile e infinita vicenda giudiziaria che da quasi dieci anni ha coinvolto il villaggio costruito dall’imprenditore Vincenzo Romanazzi. Di fatto il moderno stabilimento balneare con piscina non ha mai avuto nulla a che vedere con le villette sequestrate. Ma dal 2008 è abbandonato e l’Amministrazione comunale non è stata in grado (nonostante avesse ottenuto il parere favorevole della Corte d’Appello di Lecce) di rimetterlo in funzione. Anche perché nel frattempo ladri e vandali hanno fatto fuori quasi tutto rendendo molto costosa la sua riattivazione.
E così Brindisi ha perso (e stavolta purtroppo non è una metafora) la prima, la seconda e l’ultima spiaggia.