Ragazzini picchiati dal branco sul lungomare, la polizia tarda: racconto-choc di un giovane

Sabato sera c’è stata una aggressione vigliacca in piazzale Lenio Flacco. Ragazzi che hanno, in gruppo e a colpi di casco, picchiato un ragazzino e poi aggredito un altro. La polizia che non arriva, il centralinista del 113 “spiritoso”. Il racconto scioccante e scioccato di un giovane che ha assistito alla scena e dato l’allarme.

di Mario Palmisano

Brindisi, 1 Ottobre, ore 00.00. Piazzale Lenio Flacco.
Il tipico sabato sera in piacevole compagnia. Birra, panino, patatine, chiacchiere e risate. Ci alziamo per pagare e da lontano vediamo una scena confusa. Un capannello di ragazuzi sulle scalinate. “Mo fanno a mazzate” ha detto qualcuno. “I soliti che esagerano…” ho pensato vedendoli mentre si gettano dei sacchetti di spazzatura. Ho sorriso… sembrava il gioco innocente di qualche ragazzo che impara a giocare per strada e che ancora fa fatica confrontarsi con le regole.
Vola un casco. Forse non era un gioco.
Voci, rumori, il silenzio. Il tempo si ferma in un momento di massima tensione.
Siamo confusi, sappiamo che sta per succedere qualcosa, ma non sappiamo cosa.
Poi la tensione esplode. Il capannello si trasforma in uno sciame. Una trentina di ragazzi, un branco inferocito, inseguono altri tre ragazzi. Iniziano a picchiare con dei caschi e via con calci e pugni. Sembra un film. Sta accadendo davvero. Lo hanno accerchiato, gli altri due si sono allontanati. Lo spingono contro una macchina.
“Chiamate la polizia” “andiamo via” “scappiamo”.
Il ragazzo riesce a svincolarsi ma non ha la forza di stare sulle gambe e crolla giù. I più affamati del branco infieriscono con pugni e colpi di casco.
Non so bene come, ma l’istinto mi porta li vicino a pochi passi dalla scena atroce e reale. Assieme ad un signore urliamo fino a perdere il fiato “Basta!” “Smettetela! Che cazzo fate!?” “Oooh! Basta”
Tremo, ho paura, non ho il coraggio di avvicinarmi di più, ma non riesco ad allontanarmi. “Lo stanno ammazzando” ho pensato.
I carabinieri non rispondono, la polizia neanche.
Lo scontro continua, il branco inizia a placarsi, ma i più feroci continuano. La vittima raggiunge un compagno, impugna una bottiglia di vetro, la spacca e la punta contro gli aggressori.
È tutto reale. Sta accadendo davvero.
“Pronto? Dica”
“Polizia? C’è una rissa, una trentina di ragazzi. Caschi, bottiglie, pugni e calci”
“Quindi?”
“Ho pensato che fosse opportuno chiamare la polizia”
” si siamo noi la polizia”
… è un incubo… stanno massacrando un ragazzo sotto i miei occhi e mi risponde il centralinista sarcastico…
“Siamo davanti ai paninari, fate presto, lo stanno massacrando”
” si, abbiamo ricevuto altre segnalazioni… sono degli stranieri, vero?”
” non so. Credo di no. Sono tanti ragazzi, forse anche minorenni”
“D’accordo”
“Grazie…”
Il tutto continua sotto i nostri occhi impotenti. C’è chi urla, chi prova ad avvicinarsi. Siamo scossi. Un uomo anziano trova il coraggio di prendere sotto braccio la vittima, fargli lasciare la bottiglia rotta e allontanarsi. Questa volta un solo ragazzetto, ancora insoddisfatto li insegue e sferra un colpo con un casco colpendo i due al viso. È troppo. Altri si avvicinano e il branco inizia finalmente a dileguarsi.
Passano circa 10 minuti… sembrano un’eternità. Arriva la polizia, poco dopo i carabinieri a sirene spiegate. È tardi. Il branco si è disperso, ma con fierezza e tranquillità. Qualcuno di loro è tornato a bivaccare sulle scalinate come se niente fosse.
Per strada qualche bottiglia spaccata, schegge di vetro e i pezzi di un casco rotto sporco di sangue.
Brindisi, 1 Ottobre, ore 02.22.
Tremo ancora. Non è questa la mia città. Stiamo sbagliando tutto.