Un manifesto di 90 anni fa per imparare cosa si dovrebbe fare oggi

Un manifesto di novant’anni fa, custodito all’Archivio di Stato, non ci riporta indietro nel tempo ma paradossalmente ci spinge a pensare al futuro, a ciò che potrebbe diventare questa città e che invece non è in grado di essere: unita per pensare al proprio sviluppo.

“Stagione balneare luglio-settembre 1924”, stampato negli storici stabilimenti tipografici “Roma” di Brindisi, non è la promozione di un evento ma l’unità di intenti di una città intera che – pensate un po’, poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale – decide di promuovere le proprie bellezze.

L’offerta che si propone ai turisti non è un singolo evento, ma un “vasto programma di divertimenti” che ruotano intorno alla “più bella spiaggia dell’Adriatico meridionale, indicatissima per la balneoterapia e la elioterapia”. Lido Sant’Apollinare all’epoca non era un unico stabilimento balneare ma racchiudeva una serie di arenili a seconda di esigenze e disponibilità economiche.

Ma non si promuoveva solo la spiaggia che rappresentava il clou di un’offerta con la quale si invitata a Brindisi per gli ottimi alberghi, di prima, seconda e terza categoria, le pensioni dai prezzi modici e i grandi caffè.

A chi voleva affacciarsi a Brindisi (che all’epoca contava poco più di 30 mila abitanti, quanto Ostuni oggi) veniva offerto un vasto programma di divertimenti: feste in mare, traversate in vaporetto, visite ai transatlantici per l’Oriente, gite nei dintorni e passeggiate archeologiche. Con tanto di esenzione dalla tassa di soggiorno e agevolazioni ferroviarie.

Una cosa colpisce in calce al manifesto promozionale: novant’anni fa il comitato festeggiamenti aveva sede presso l’Unione fra commercianti.

Ora non esistono più unioni ma separazioni, non ci sono più comunioni d’intenti ma iniziative autonome, alcune di alto profilo, altre ridotte a semplici mascherate. Senza che nessuno si preoccupi di capitalizzare le prime e cassare le seconde, perché la rinascita di questa città deve passare necessariamente da un progetto “unico”, “unito” che possa davvero costituire il filo conduttore di una città che non ha nulla da invidiare a quella di 90 anni fa, se non l’assenza di cervelli che la facciano ragionare.

Gianmarco Di Napoli

(La foto del manifesto è tratta dalla pagina “Brindisi la mia gente”)