Bombardamento del 20 novembre: quattro pompieri persero la vita da eroi a Brindisi

di Giovanni Membola per IL7 Magazine

Otto morti e cinque feriti gravi tra vigili del fuoco e marinai. Fu questo il triste bilancio del bombardamento aereo avvenuto la notte tra il 20 ed il 21 di quel tragico novembre del 1941, il mese più infelice della storia brindisina. Da settimane la città, sede di una delle più importanti basi italiane della Regia Marina, subiva quasi quotidianamente continue incursioni aeree della Royal Air Force, intere notti di bombardamenti, centinaia di morti e danni rilevanti ad edifici civili e luoghi di culto.
Il lavoro dei pompieri era praticamente continuo, anche sotto i bombardamenti del nemico e l’intensa reazione della difesa contraerea, i vigili del fuoco intervenivano ripetutamente per portare soccorso e spegnere i numerosi incendi che si sviluppavano in più zone della città, un’azione importante sia per bloccare il pericoloso propagarsi delle lingue di fuoco ad altri edifici ma anche per evitare che le fiamme rendessero visibili, nel buio della notte, gli obiettivi cittadini agli aerei nemici. Un impegno notevole, per questo fu deciso di potenziare il dispositivo di intervento con l’ausilio di alcuni componenti del 69° Corpo dei VV.F. di Ravenna. All’occorrenza ulteriori rinforzi giungevano dalle unità di Lecce e di Taranto.
Il 17°Corpo dei Vigili del Fuoco di Brindisi nasce ufficialmente solo il 15 giugno del 1939, molto più tardi rispetto ad altre realtà italiane poiché qui gli interventi di spegnimento incendi venivano eseguiti dai pompieri della Regia Marina presenti nell’Arsenale di Brindisi, all’interno del castello svevo. In precedenza le operazioni venivano compiuti con una pompa a stantuffo manuale modello “Pietro Berzia” acquisita dal Comune nel 1882 e depositata nella sede delle Guardie Municipali in piazza mercato, dove era messa a disposizione della cittadinanza. Solo con il Regio Decreto Legge n. 333 del 28/2/1939 fu reso obbligatorio in ogni provincia del Regno la presenza di un comando dei Vigili del fuoco.

I vigili del fuoco di Beinsiai con i familiari dei colleghi caduti nell’incursione aerea

Nel 1941 le sedi a Brindisi erano due, la principale, ovvero il Comando provinciale, era situata al termine di via Osanna proprio a ridosso del passaggio a livello, edificio oggi affidato alla società “Santa Teresa”, quindi vi era il distaccamento portuale ubicato in piazzale Lenio Flacco, nei locali dove era il Circolo Nautico ed attualmente adibiti ad autorimessa dell’amministrazione provinciale. Proprio da questo reparto, ovvero dalla cosiddetta “casermetta”, la notte del 20 novembre partirono le squadre dei pompieri vittime del bombardamento avvenuto in quella notte nell’area portuale del Seno di Levante, denominata zona Nafta. Qui, dove oggi sorge l’ampio parcheggio di via Spalato, si trovava un deposito di materiale vario e di carburante della Regia Marina preso di mira dai bombardieri Wellington del 104° Squadron della R.A.F. inglese decollati dall’aeroporto militare di Luqa, sull’isola di Malta.
Quella notte altri undici velivoli britannici del 40° Squadron, partiti sempre dalla base maltese, colpirono Napoli, Palermo, Catania, Siracusa ed altri obiettivi minori, fortunatamente senza causare vittime, mentre i bombardamenti dei quattro aerei del 104° S. furono molto più efficaci: colpirono Messina dove si contarono 26 morti e 24 feriti, e Brindisi, dove gli aerei britannici attaccarono in due ondate consecutive.


Nella nostra città l’allarme suonò alle 21.45 ma solo poco prima della mezzanotte, su segnalazione telefonica del Comando Base Marittimo, fu richiesto l’intervento di una unità del Vigili del fuoco per domare un incendio in località Nafta nei pressi di Porta Lecce, già colpita la notte precedente. La squadra completò l’opera iniziata da un’autopompa della R. Marina, intervenuta un per spegnere il braciere di “un cumulo di telai in legno per baracche smontabili acceso da uno spezzone incendiario”. Era importante fermare quanto prima l’incendio “poiché si intraprese del grave pericolo che minacciava” in quanto a poca distanza, su un vasto spiazzo, si trovavano centinaia di fusti di carburante che potevano saltare in aria causando non pochi danni. L’azione fu “pronta ed efficace tanto che il focolaio subito circoscritto, dopo circa tre quarti d’ora era domato”. Tutto sembrava finito e il pericolo scongiurato, ma mentre si procedeva a raccogliere il materiale per fare rientro in caserma, vi fu una seconda incursione aerea nemica che fece riaccendere una più violenta reazione della vicina contraerea che causò l’allontanamento dalla zona dei marinai e dei vigili del fuoco.Il cessato allarme suonò solo alle ore 4.15 del mattino di quel triste 21 novembre di settantasei anni fa. Al distaccamento portuale però i componenti della squadra intervenuta nella notte non erano ancora rientrati, pertanto fu ordinato ad un gruppo di pompieri di recarsi a piedi sul luogo e verificare i motivi del ritardo e, unitamente ad un’altra unità della caserma centrale, per effettuare opera di soccorso. Giunti sul posto trovarono alcuni marinai e diciotto militi del Reparto della Milizia Nazionale Portuaria intenti a scavare, già dalle ore 3.45, tra le rovine di un edificio sito all’ingresso del deposito Nafta per estrarre le persone rimaste sepolte sotto le macerie. Una delle bombe nemiche cadute durante la seconda incursione aveva infatti colpito proprio il piccolo edificio adibito a centralino telefonico, corpo di guardia e dormitorio dei marinai dove i militari ed i tutti i componenti della squadra dei pompieri avevano cercato riparo.


Furono estratte le salme di otto persone, quattro marinai e quattro vigili del fuoco, di questi due provenivano dalla sede di Ravenna, Natale Casadio, 34 anni coniugato con 1 figlio, e Ivo Benedetti, 32 anni coniugato, e due dal reparto di Brindisi, Filippo Giuliano, 39 anni coniugato con 3 figli, e Francesco Carrino, 33 anni, coniugato con 2 figli, entrambi nati a Latiano. Altre cinque persone gravemente ferite furono estratte dalle macerie, un marinaio e i quattro pompieri più giovani della squadra, ovvero i venticinquenni Alfieri D’Alò, Pasquale Di Salvatore, Salvatore Capitanio e Antonio Montanile di 24 anni.
Nel dicembre di quell’anno il Prefetto di Brindisi propose al Ministero della Guerra una ricompensa al valor militare con medaglia d’argento alla memoria ai quattro caduti, quindi la medaglia di bronzo ai quattro feriti e altri riconoscimenti ai vigili del fuoco che durante le varie incursioni nemiche avevano svolto il proprio dovere con ardimento e sprezzo del pericolo, prodigandosi instancabilmente per spegnere numerosi incendi e, con alto sentimento del dovere e spirito di sacrificio, avevano garantito soccorso in varie zone della città.
A Francesco Carrino è oggi intitolato il Gruppo sportivo dei Vigili del Fuoco di Brindisi.

Si ringrazia per la preziosa collaborazione il capo squadra esperto dei VV.F. Roberto Malorzo.
Foto Archivio Fotodocumentazione del C.N.VV.F. Roma