Bozzano, il quartiere smarrito

di Giancarlo Sacrestano per IL7 Magazine

Visto dall’alto, il quartiere Bozzano rappresenta visivamente, un positivo modello di riferimento urbanistico. Viabilità, abitazioni, spazi pubblici, servizi, sembrano vivere in perfetta armonia. Destinato a soddisfare le esigenze residenziali di una cittadinanza appartenente, grosso modo, al modello sociale, di classe media, era destinato a sostenere la realistica spinta verso l’alto di una città dai tanti colori e dai tanti sentimenti, quasi tutti tendenti, altrimenti, al grigio scuro.
Come per dare risposta alla costante crisi economica, la persistente fiacchezza culturale, la perenne incertezza politico-amministrativa, il moderno Bozzano nasceva per promuovere le speranze del ceto impiegatizio, come Sant’Elia, sostanzialmente nasceva, negli stessi anni, per colmare il bisogno abitativo delle classi meno abbienti.
Quanto però l’immagine concessa da una visione aerea e superficiale sia gradevole, alcuni aspetti più reali, invece smascherano l’immediata contraddizione tra il percepito e la realtà fattuale.
Bozzano è diventato, contro le suggestioni di chi l’ha pensato, un quartiere poco più che dormitorio col doppio bagno, tanti quanti solitamente se ne trovano nelle civili abitazioni e nulla più.
È al costante contributo del vissuto culturale degli abitanti e alla loro capacità di sopportare con pazienza le lunghe traversie, che il quartiere ha cessato di essere un culo di sacco urbano e decenni sono passati, da quando l’unica via era il cavalcavia che lo congiungeva al quartiere Commenda ed una strettissima via di campagna ne consentiva a tratti lo sfogo sulla statale.
Immagini e ricordi, mica tanto sopiti, ma quel che conta oggi è un presente di sommaria decadenza di persistente incertezza, dove paura ed ansia, si impone ad una possibile visione leggermente positiva.
Chi abita il quartiere gode di un reddito sufficiente da evitargli il degrado della fame, eppure, la sensazione è che si respira proprio il sentimento dell’affamato, di chi cerca in ogni modo di scampare alla paura, all’inquietudine di un presente affannoso e magro.
Due sono gli arti su cui si regge la comunità: lo sport con i suoi diversi luoghi dedicati allo svago e alla promozione e il benessere fisico e la parrocchia, luogo dove primariamente si vive l’incontro, la riflessione, la promozione dello spirito.
La maggior parte degli impianti sportivi raggiunge a mala pena la sufficienza, un complesso sistema di situazioni, li ha ridotti a poco più che fantasmi di quel che avrebbero dovuto essere.
Preannunciato dal Questore di Brindisi Dott. Maurizio Masciopinto, nel suo saluto al convegno “Lo Sport è Crescita” tenutosi, neanche a dirlo, presso la chiesa del quartiere mercoledì 7 febbraio e sottoscritto nei giorni appena successivi, la Questura e Comune di Brindisi hanno siglato un protocollo per il programma “Io Gioco legale”, che il Pon Sicurezza dedica ai giovani. Il Programma, infatti, investe nelle quattro regioni Obiettivo Convergenza del Sud finanziando la realizzazione di impianti sportivi, luoghi di aggregazione e confronto, antidoto contro la noia e alternativa al disagio. Il binomio sport e legalità esalta i valori come la solidarietà, l’impegno, il coraggio e la lealtà, proprio quella spinta che corrobora e contribuisce lo sviluppo di una maggiore coesione sociale. La sede è il centro polivalente sportivo coperto del quartiere Bozzano, dove il gruppo sportivo “Fiamme Oro” della Polizia di Stato, sosterrà anche l’impegno agonistico in particolari discipline sportive.
Proprio durante il medesimo convegno, un testimonial di eccezione, l’arbitro internazionale di calcio, Marco Di Bello ha condotto i partecipanti in un percorso di ridefinizione dei valori sportivi, quali elementi centrali rispetto alla crescita armonica, non solo della persona fisica, ma anche della completezza dell’individuo a beneficio della comunità.
Il luogo che ha ospitato l’interessante incontro è il fulcro per eccellenza, dove il corpo si addestra con lo spirito ad elevarsi spiritualmente. Quanto la chiesa parrocchiale del quartiere Bozzano però sia afflitta da un terremoto spirituale, che ha ferito e lacerato molte persone, lo racconta da mesi il nostro settimanale.
Per le strade del quartiere, nella stessa parrocchia, l’incredulità si maschera dietro smorfie del viso, alzate di spalle, mani rivolte al cielo, come a voler dire, di non aver avuto alcuna consapevolezza, che tra le sacre mura della chiesa si consumasse una intricata storia fatta di violenze e di vessazioni, di relazioni equivoche e di abuso sui minori e della buona fede di tanti adulti.
Impossibile da credere, impossibile da perdonare.
Ho incontrato diverse persone, ma alle prime domande sul vecchio parroco arrestato per abusi sessuali su minorenni e la veggente Paola Catanzaro che nello stesso periodo ricopriva la funzione di responsabile del coro della chiesa del quartiere, arrestata per truffa qualche settimana fa, nessuno si chiude nell’atteggiamento omertoso, ma cerca, ognuno, di giustificare la propria ingenuità, la propria inconsapevolezza, il proprio disagio. Di fronte ho persone che scopro inermi rispetto ad un rischio che era lontano dalle loro convinzioni, dalle loro abitudini culturali.
Sono persone che hanno condiviso tratti importanti del loro percorso di vita, in un luogo dove la lealtà e la sincerità fa rima con nobiltà di spirito, desiderio intimo e profondo di vedere benedetto e confermato il proprio progetto di vita.
Per le strade del quartiere ho incontrato persone, scosse e umiliate, reduci da un terremoto interiore il cui epicentro è collocato lì dove avrebbe potuto fare più male.
Tutti mettono in secondo piano le traversie di un quartiere che stenta a vivere la normalità urbana, con gli spazi pubblici trascurati, ma si concentra costernata, avvilita e sfiduciata della impossibilità che sente forte di non voler più avere a che fare con preti, preghiere e sacramenti.
Ho incontrato anche chi si è proiettato, con desiderio intimamente sportivo, di volersi rialzare, caduto per un fallo di un compagno di squadra che con atto illecito ha falsato il risultato della partita. Questo era il parroco, il compagno di squadra, il capitano, che ha tradito lo sport più delicato quello che ti fa agognare e vincere il risultato dei risultati, la vittoria della pace. Per lui i giovani della parrocchia si erano spesi, avevano condiviso numerosi l’hastag #noitestimonidellaverità. Le cronache giudiziarie, li hanno schiacciati sotto il peso del dubbio e dell’incercertezza.
Nel quartiere più volte sono nati e cresciuti spontanei e concreti esempi di presenza civile, ma questa volta, non si tratta di testimoniare contro qualcuno o qualcosa, ma testimoniare di non aver paura della propria paura.
Molti condomini del quartiere sono stati costruiti negli anni ’70 dalla Società per Azioni Risanamento Napoli”, un colosso immobiliare che da solo garantiva l’investimento.
Ad oltre 40 anni, il quartiere, ma con esso, tutta la città, avrebbe bisogno di un nuovo enorme investimento a garanzia da un progetto di risanamento che difficilmente potrà poggiare su quei pilastri di valori che sino a ieri parevano poter resistere ad ogni cataclisma.
L’opera di “fracking”, ovvero, di fratturazione delle fondamenta dei valori condivisi, iniettando enormi quantità di falsità, ha finito col frantumare tutta la roccia su cui avevamo edificato con difficoltà la nostra società civile.
La fragilità evidente, per le strade e tra le persone del quartiere, rappresenta un elemento imprescindibile per ogni futura azione di sostegno e di accompagnamento al recupero di una nuova fiducia.
Di fronte all’attacco criminale della malavita, la nostra comunità è attrezzata ed il lavoro costante delle forze dell’ordine, sarebbe sufficiente a contrastare il fenomeno, ma di fronte allo scenario devastante di una comunità minata nella sua intima voglia di avere e dare fiducia, ogni intervento resta inefficace se non generato dal desiderio diretto di provare a riscattarsi dalla sconfitta.
Farlo col dubbio di non potersi fidare pienamente di quanto avviene tra le mura della chiesa parrocchiale, è ostacolo quasi insormontabile, non impossibile. Se la chiesa è palestra dell’amore, al quartiere Bozzano, chi vuole frequentarla deve allenarsi al concetto che questo sentimento è come uno sport estremo che quando credi di non potercela fare è proprio il momento di dare di più.