Cerano: «Gli eucalipti non sono la soluzione più adatta»

di Lucia Portolano per IL7 Magazine

Un lungo nastro d’acciaio lungo 14 chilometri che trasporta carbone e che segna il confine del parco naturale Saline Punta della Contessa. Il nastro trasportatore dell’Enel separa i terreni agricoli di Cerano dal parco naturale (area protetta ma inquinata). L’impianto ha interrotto la falda superficiale ed ha alterato l’equilibrio idrogeologico del terreno. La zona nota per essere un’area umida è oggi diventata semiarida. La barriera arborea di eucalipti lungo il nastro trasportatore del carbone prevista nell’accordo di programma tra Enel e un consorzio di contadini non è mai stata realizzata nonostante la società energetica abbia liquidato metà della somma, circa 125mila euro a fronte di 250mila. Alla base del protocollo c’era la rinuncia da parte dei proprietari terrieri di costituirsi parte civile nel processo contro Enel per le polveri di carbone. Il 60 per cento dei contadini che posseggono i terreni lungo il nastro trasportatore firmò quell’atto in cambio di 6milioni di euro che la società energetica avrebbe dato per un progetto di riconversione dei terreni con coltivazioni non food e per la realizzazione della barriera arborea.
Mentre oggi si torna a parlare di quella famosa barriera, che dovrebbe ridurre l’impatto visivo del nastro ma anche abbattere l’anidride carbonica, la responsabile della redazione del Piano territoriale del piano regionale della riserva naturale di Saline Punta della Contessa, Mina Piazzo, solleva alcune obiezioni sulla piantumazione di eucalipti. Una pianta per nulla autoctona e soprattutto idrovora che preleva acqua dal suolo, rendendolo ancora più arido con un grave danno alla comunità agricola confinante. In questa area non ci sono solo piccoli proprietari terrieri ma anche i vigneti di grandi realtà imprenditoriali.
Il paradosso sta nel fatto che nel progetto presentato dalla Piazzo alla Regione per la nascita di un grande parco Co2 che abbraccia la zona che va dal Petrolchimico al bosco di Cerano è prevista l’eradicazione di ben 250 alberi di eucalipto considerati “detrattori” proprio per le loro caratteristiche non sono conformi con il paesaggio mediterraneo.
“Sarebbe necessaria maggiore sinergia nelle azioni – afferma l’architetto Mina Piazzo – il nastro segna il confine con il parco naturale delle Saline e rientra nell’area buffer cioè in una zona sottoposta a vincoli. Per poter realizzare la barriera di aucalipti è necessaria la valutazione d’incidenza ambientale che va presentata alla Regione e va chiesto il nulla osta al parco delle Saline”.
Insomma non si possono fare i conti senza l’oste. I tempi per rivedere la barriera ci sono tutti visto che il contratto stipulato tra Enel e il consorzio della durata di tre anni è scaduto qualche mese fa senza che fosse seminata neanche una piantina. La società energetica e il consorzio si sarebbero fermati, perché a loro dire, sarebbe necessario un canale d’irrigazione di soccorso per permettere all’eucalipto di sopravvivere. Enel afferma che devono essere i contadini a provvedere all’impianto, il consorzio invece rimpalla alla società. Qualcuno comunque fa notare che nella zona ci sono numerose piantagioni con diversi pozzi artesiani che potrebbe dare l’acqua alla fascia arborea. Secondo la responsabile della redazione del Piano del parco naturale sarebbe necessario ripensare ad un’altra tipologia di pianta, più mediterranea, autoctona e meno idrovora. Non solo, ma anche più adatta ad ospitare la nidificazione. “Come ha spiegato l’ornitologo Giacomo Marzano – aggiunge Mina Piazzo – l’eucalipto non è adatto alla nidificazione e in questa area, così come in tutte le Saline, ci sono numerose specie di uccelli, anche protetti, come le cicogne”.
A giugno scorso il Comune di Brindisi ha presentato un progetto alla Regione per partecipare al bando POR Puglia FESR – FSE 2014/2020 per la realizzazione di un diaframma verde tra il complesso del Petrolchimico e la centrale Enel di Cerano. Un parco per l’abbattimento di Co2 (anidride carbonica). La Regione ha individuato tre città per la destinazione di queste risorse che ammontano a 1milione 300mila euro. Si tratta di Brindisi, Taranto e Manfredonia, area a rischio ambientale.
Il progetto, stilato dall’architetto Piazzo e da Giovanni Antelmi, prevede la piantumazione di 5.460 alberi (sino a 6.000 alberi comprendendo anche quelli previsti al Bosco di Cerano), con una estensione su aree agricole coltivate a seminativo. Una foresta che realizza una fascia tampone sia in termini paesaggistici, sia sotto il profilo della mitigazione degli impatti ambientali, principalmente in relazione alla qualità dell’aria per le emissioni prodotte dai grandi impianti industriali limitrofi. Il bosco sarà infatti in grado di assorbire potenzialmente circa 666 tonnellate di CO2 (anidride carbonica) oltre a 5,5 tonnellate/anno di particolato, le polveri sottili, principalmente PM10 e PM2,5 particolarmente dannose per la salute.
Il progetto denominato Aria buona per Brindisi è in attesa di valutazione da parte degli uffici regionali, e non è stato ancora approvato. Nella proposta si inserisce anche un percorso turistico-ciclabile segnato sempre dalla piantumazione di alberi che da Porta Lecce arriva al bosco di Cerano ripercorrendo l’antica via Traiana-Calabro, la strada che da Brindisi portava ad Otranto.