Racconti al balcone: SOSPETTI

di Ida de Giorgio per IL7 Magazine

«Esco, vado dal parrucchiere». Beppe abbassò il giornale e guardò la moglie.
Laura aveva i capelli raccolti in una coda, con ciuffi sfuggenti che le ricadevano ai lati del viso; gli sorrise mentre infilava il cappotto, poi prese la borsa e uscì.
Beppe riprese a leggere, con uno strano senso di malessere. Qualcosa lo aveva messo in allarme negli occhi della moglie. Lo stesso sguardo sfuggente di Andrea quando raccontava una bugia. Con le pupille che non ti fissavano, ma vagavano per la stanza mentre inventava una scusa credibile per fare qualcosa di stupido,
Scoprire gli inganni ingenui da adolescente di Andrea era facile, ma Laura?
All’improvviso realizzò che era mercoledì e Laura andava dal parrucchiere il sabato pomeriggio, mentre lui era impegnato a controllare la pagina sportiva per giocare la schedina.
Avvertì un brivido, pensando ad un amante: quale altro motivo poteva esserci per nascondergli qualcosa?
Si alzò dalla poltrona e cominciò a gironzolare fra le stanze. La casa era silenziosa, senza la voce della moglie, che canticchiava sempre quando era indaffarata. Un mormorio stonato, che era diventato la colonna sonora della loro vita coniugale. Dalla foto sulla libreria, una Laura vestita da sposa gli sorrideva. Erano passati vent’anni, un figlio e tanti pensieri in più, pensò Beppe, passandosi la mano sulla testa. Eppure, Laura gli sembrava sempre la stessa, con quei capelli biondi, lunghi fino alla vita, dei quali andava tanto fiera. Non riusciva a notare il trascorrere del tempo su di lei, era sempre circondata da un’aura, una specie di luce brillante, che gli aveva fatto tremare il cuore dal primo momento. Si fermò davanti alla porta della camera da letto; un’anta dell’armadio era socchiusa.
Laura aveva trascorso la domenica a riordinare le sue cose, in vista dell’estate. Sceglieva gli abiti e si pavoneggiava davanti allo specchio, di fronte e di profilo, per poi decidere se tenerli o scartarli. Era sempre fissata con la sua linea snella, impegnata nella lotta contro il trascorrere degli anni.
Beppe si chiese se, dietro quella consuetudine stagionale, ci fosse la ricerca di una conferma di sé, del proprio fascino. Per chi voleva essere bella?
Sentiva la necessità di condividere i suoi dubbi con qualcuno, si affacciò sulla stanza di Andrea. Il ragazzo era seduto sul letto con le gambe incrociate. Aveva le cuffiette ed ascoltava musica tecno, seguendo il ritmo con un movimento meccanico della testa. Tamburellava con un evidenziatore su un atlante di arte. Beppe si sentì orgoglioso per un attimo: il figlio aveva promesso di studiare, dopo gli ultimi disastrosi colloqui scolastici.
Poi si accorse della Venere di Milo a testa in giù e degli occhi chiusi di Andrea: il libro era al rovescio, messo lì solo per una finzione a beneficio dei genitori.
«Quando cresce, cambierà», lo difendeva la mamma, ‹‹neanche tu eri una cima a scuola».
Non disse nulla, si allontanò pensando che, se veramente la moglie aveva un amante, la punizione peggiore sarebbe stata lasciarla sola ad occuparsi del figlio.
L’aveva trascurata. L’aveva data per scontata. Forse non era sufficiente amarla così come aveva fatto lui, con semplicità.
Perché dell’amore per lei, Beppe era sicuro. Non riusciva neanche a sentirsi geloso, solo inerme, incapace di reazione.
Fece un respiro profondo e si disse che le sue erano illazioni e si stava fregando da solo. Tornò in cucina, sul fornello spento c’era la pentola di polpette al sugo avanzate dal pranzo. Prese una forchetta.
Laura l’avrebbe rimproverato per quel furto fuori orario, perciò esitò per un attimo. Masticò lentamente: assaporava il gusto del pecorino e il profumo del basilico. Anche la curcuma, tocco personale nella ricetta di famiglia. Era sempre stata ribelle, sua moglie.
Tornò a sedersi e si preparò ad affrontarla al ritorno, con la fatidica frase: «Dobbiamo parlare».
Laura chiuse il portone dietro di sé. Si abbottonò il cappotto: “mi sta stretto”, pensò, “ho bisogno di comprarne uno nuovo”.
Si sentiva in colpa per aver nascosto la verità a Beppe, ma voleva essere sicura, prima di dirglielo. Non se l’aspettava, dopo vent’anni, di stravolgere così la loro vita, ma ormai era successo. Camminava svelta, facendo progetti.
Entrò nello studio del medico. Quella sera avrebbe messo marito e figlio davanti all’evidenza, con l’immagine ecografica di quella nuova vita pronta a venire al mondo.