Tennis, il capitano Tarlo: «La serie A per Brindisi solo un punto di partenza»

di Luca Di Napoli per IL7 Magazine

Nonostante il tennis a Brindisi non abbia la stessa visibilità del calcio e del basket, il nostro Circolo è un’affermatissima realtà non solo in città ma anche in tutto il territorio pugliese. Il nostro team è tra i pochissimi della regione a sfornare talenti a livello nazionale da anni e questa promozione in A2 è un’ennesima dimostrazione del lavoro che svolgiamo ormai da tempo”. Vito Tarlo, classe 1979, capitano del C.T. Brindisi, commenta così la promozione conquistata lo scorso 1 luglio davanti a un centinaio di tifosi spettatori presso il Circolo di via Ciciriello contro il Benevento: il team brindisino è così approdato, dopo lunghi anni di astinenza, nell’agognata serie A.
Cosa rappresenta per lei una vittoria così importante dopo anni in cui si è distinto prima come tennista e ora come allenatore presso il Circolo Tennis di Brindisi?
“Il Circolo non riesco neppure a definirlo come una seconda casa, sono davvero cresciuto in quell’ambiente e oramai – non ne voglia la mia famiglia – è la mia casa. Ho iniziato a giocarci nel 1987 e sino ai 17/18 anni ci andavo quotidianamente per le varie partite e per stare assieme ai miei amici. Nel 2001 sono diventato istruttore e da allora è diventato il mio lavoro, termine che uso perché è la mia fonte di guadagno, ma continuo a definirla semplicemente come la mia eterna passione. Il tempo è volato e le emozioni che ho provato in questi ultimi tempi sono indescrivibili e probabilmente sono le più forti della mia carriera sino ad oggi”.
A quando risale questo suo nuovo ruolo da capitano del C.T. Brindisi?
“Dal 2002 al 2016 sono stato uno dei giocatori della prima squadra, dopo di che, avendo un ottimo vivaio e per ragioni di regolamento, abbiamo deciso di inserire due ragazzi tesserati come under 30. Arrivato a 36 anni, essendo maestro a tempo pieno e avendo avuto problemi fisici, continuare a giocare a quei livelli risulta difficile. Ho così deciso di investire tutto il mio tempo sui miei allievi e il Circolo mi ha dato questo importante incarico di capitano, di cui sono molto contento: sono maestro nazionale. In questo momento preferisco di gran lunga questo mio nuovo ruolo, ero arrivato negli ultimi tempi a sfidare ragazzi con la metà dei miei anni e avendo una squadra così giovane era giusto garantirgli più spazio. Allenare e crescere un gruppo di ragazzi giovanissimi è la cosa che mi piace di più. Ovviamente non sono l’unico, la nostra squadra è super organizzata: il grande maestro Bobo Ciampa, ad esempio, ultimamente si sta occupando dell’organizzazione della scuola tennis”.
Quanto è stato importante essere affiancato da un esperto come Bobo Ciampa?
“Per me Bobo è sempre stata una guida da seguire; quando io giocavo era lui il mio capitano e insieme abbiamo ottenuto due promozioni dalla serie C alla B, una di queste nel 2012. Per cinque anni di fila abbiamo partecipato al campionato di serie B, un campionato importante sul territorio nazionale. Ovviamente quest’ultima è stata la promozione più bella, sia per l’importanza della serie A, ma soprattutto perché è stata una battaglia durata per circa 14 ore. Viverla in casa, davanti ai bambini del nostro vivaio e tantissimi soci del circolo, è stata una soddisfazione maggiore. Questo dimostra che la nostra organizzazione ha portato a dei numeri rilevanti, soprattutto considerata la nostra città: siamo tra le tre migliori scuole tennis della Puglia, a livello nazionale ci siamo classificati attorno alla sessantesima posizione tra circa 1900 altre squadre. Nonostante Brindisi non sia una città ricchissima, stiamo continuando a crescere e questo ci riempie di orgoglio; nel corso di questo campionato ho girato per l’Italia e spalti così pieni non li ho mai visti”.
Si aspettava un numero così elevato di spettatori nei match contro Benevento dello scorso 1 luglio durati per un’intera e calda giornata anche dal punto di vista atmosferico?
“Sinceramente sì. Anche lo scorso anno le tribune erano abbastanza piene, quest’anno sicuramente in maniera particolare, considerato il fatto che la squadra era composta da ottimi giocatori. Era un team che attirava molto la città, anche per l’innesto del ragazzo polacco Rajski. Vederli fino alla mezzanotte di una giornata estiva è stata invece una piacevole sorpresa, dopo 14 ore eravamo tutti stanchi. Ma visto come è finita, con l’invasione in campo di tantissime persone, ne è valsa assolutamente la pena. Per chi come me ha visto crescere con il passare del tempo il C.T. è stata sicuramente un’emozione ancora più bella”.
Tornando qualche anno indietro, perché sceglie il tennis e non uno sport più comune per i ragazzini come il calcio?
“A sette anni mio padre mi diede l’opportunità di giocare con alcuni suoi amici e iniziai così a frequentare il Circolo. I miei primi maestri furono i maestri storici di Brindisi, quali Maria Fiume, Alfonso Pastore, Giuseppe Attolico. Ho giocato a buoni livelli fino a circa 18 anni, a quest’età un atleta deve scegliere se continuare e questo significherebbe investire tantissimi soldi per tanto tempo. Così ho iniziato a lavorare e, dopo una piccolissima parentesi fuori Brindisi, sono ritornato al mio Circolo Tennis, dove mi è piaciuto sempre più lavorare come istruttore e ho avuto la fortuna di seguire allievi di livello nazionale, come Alberto Cristofaro (Nazionale under 16) e Federica Faggiano (Nazionale under 12)”.
Dal C.T. Brindisi è uscita gente del calibro mondiale come Flavia Pennetta. Vede in qualcuno dei suoi allievi la possibilità di affermarsi a quei livelli?
“La nostra speranza è sempre quella di coltivare al massimo delle potenzialità tutti i ragazzini, ma la percentuale a livello mondiale che esca un tennista professionista è una su mille. Abbiamo tanti ragazzi che giocano molto bene, come il classe ’99 Omar Brigida, dai quali stiamo ottenendo ottimi risultati e infatti proprio Omar è uno degli artefici della nostra promozione in A2”.
Possiamo considerare questa importante promozione come punto di partenza per la nostra città della disciplina?
“Certamente. Non lo consideriamo un punto di arrivo, il nostro obiettivo è di inserire nella nostra Prima Squadra più ragazzi del nostro vivaio. A noi piacerebbe che per i nostri ragazzi, a partire dai più giovani, l’obiettivo principale sia quello di approdare proprio nella nostra squadra di serie A”.
Per voi è stata una sorpresa la promozione in serie A o era un obiettivo di inizio stagione?
“Non siamo partiti con questo obiettivo, con l’esperienza degli scorsi anni abbiamo potuto capire che in Italia ci sono squadre attrezzate in maniera seria e ottenere una promozione è difficilissimo. Ad un certo punto abbiamo ottenuto cinque vittorie e un pareggio nel nostro girone composto da sette squadre; abbiamo così iniziato a crederci sul serio investendo anche sullo stesso Rajski, su Mattia De Vincentis che di ritorno dall’infortunio ha vinto il singolo con i crampi. Nella giornata stessa della promozione, visto il risultato dell’andata, io stesso avevo un po’ perso le speranze. All’andata abbiamo perso 4-2; sul 2-2 in casa bastava perdere un solo doppio per essere fuori e Benevento quest’anno non aveva perso neanche un incontro. Anche i nostri avversari avrebbero meritato la promozione, è come se avessimo vinto ai calci di rigore. Alla fine è andata bene a noi e i ragazzi mi hanno regalato emozioni incredibili”.
Intende ricoprire ancora a lungo questo nuovo ruolo da capitano o investirà su altro?
“Io spero di lavorare al Circolo più a lungo possibile, sono abituato ad essere il maestro di tennis del C.T. dalla mattina alla sera da anni, per cui mi è difficile vedermi un domani lontano dai miei allievi. Seguo ragazzi con lezioni individuali e private, mi piacerebbe continuare a seguire anche atleti che svolgono attività agonistica. Dietro ai ragazzi più grandi abbiamo bambini di ottimo valore, per cui si prospetta un futuro con ancora tanti successi”.