Un tetto e un pasto caldo: la missione di Mater Domini

di Stefania Franciosa per IL7 Magazine

Padri separati, ragazze madri, anziani, giovani disoccupati. Chi usufruisce quotidianamente del servizio mensa offerto dalla Parrocchia di Mater Domini di Mesagne è tutta gente del posto. Almeno trenta i pasti serviti ogni giorno, c’è anche chi preferisce non consumarli lì e portar via qualcosa.
E’ Domenica, sono le dodici e trenta, i volontari delle parrocchie del territorio preparano un piatto caldo a decine di concittadini, persone in difficoltà, che vivono ai margini della società, che soffrono il dramma della solitudine. Da circa due anni la Caritas è impegnata sul fronte dell’accoglienza. Dal Lunedì al Sabato ad adoperarsi tra i fornelli sono i parrocchiani della Mater Domini, la Domenica, a turno, le altre realtà parrocchiali. Il clima è familiare, vediamo i volti sorridenti. “E’ il miracolo di sentirsi utili” ci dice Don Pietro De Punzio, parroco e responsabile Caritas. “Nel 2017 i pasti serviti sono stati ottomila. Le richieste di sostegno aumentano, ecco perché stiamo realizzando un centro d’accoglienza”.
La struttura è quella dove attualmente si svolgono i servizi di mensa, lavanderia e docce, ovvero l’ex scuola materna presso la Chiesa del SS. Crocifisso. Su due piani saranno dislocati dieci posti letto in sei stanze con bagno, cucina, sala da pranzo, guardaroba, sala lettura. L’obiettivo è quello di offrire un alloggio temporaneo a persone senzatetto. “Spesso ci viene chiesto un posto dove dormire da singoli o famiglie che, non potendo garantire un tetto ai propri figli, dormono in alloggi di fortuna o, addirittura in macchina. L’ospitalità potrà durare qualche settimana – spiega Don Pietro- al massimo un mese”.
I lavori di ristrutturazione dovrebbero concludersi entro l’anno. Considerata la spesa, piuttosto considerevole, al contributo stanziato dalla Diocesi si stanno aggiungendo le donazioni spontanee dei fedeli. “L’appello va alle aziende del territorio affinché possano contribuire alla raccolta fondi – continua il parroco – o ci vengano incontro donandoci materiale. Abbiamo bisogno di forniture elettriche, di coperte e mobili per arredare le camere da letto. Ovviamente abbiamo bisogno di materiale nuovo, in modo tale da offrire agli ospiti un ambiente dignitoso e confortevole”.
Quando Don Pietro era cappellano dell’Ospedale “San Camillo de Lellis”, nel 2014, aveva già istituito una mensa nei locali della Chiesa di Loreto proprio con lo scopo di venir fuori dalla globalizzazione dell’indifferenza, un pranzo domenicale offerto dalle comunità parrocchiali a venticinque persone.
“Quando , dopo la dismissione della scuola materna gestita da suore, la struttura fu donata, tre anni fa, dal Vescovo alla Parrocchia di Mater Domini- ci racconta Don Pietro De Punzio – pensai subito alla realizzazione di una mensa per i poveri. Sono ormai più di due anni che cerchiamo di aiutare i bisognosi. Abbiamo, nella struttura, anche un Centro d’Ascolto vicariale rivolto alle famiglie e alle persone in difficoltà che vivono nella nostra città. Vi opera un gruppo di volontari che prendono in carico le storie di sofferenza per poi individuare le soluzioni più idonee mettendo in contatto la persona che necessita dell’aiuto con i servizi presenti sul territorio o attivando figure professionali che mettono a disposizione, gratuitamente, le proprie competenze. Dell’equipe fanno parte un medico, un avvocato, uno psicologo e un sindacalista”. Il Centro d’Ascolto riceve il martedì dalle 9 alle 11.30 e avrà anche il compito di valutare le emergenze abitative di chi dovesse richiedere un alloggio temporaneo”.
“Siamo incoraggiati – prosegue il parroco- dalle parole di Papa Francesco che ci dice che se la porta della Misericordia di Dio è sempre aperta, anche le porte delle nostre chiese, delle nostre comunità, delle nostre parrocchie, delle nostre istituzioni, delle nostre diocesi devono essere aperte, perché così tutti possiamo uscire a portare questa Misericordia di Dio. E sempre il Papa dice che bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente ei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.
“Siamo chiamati tutti – conclude Don Pietro – a sentirci corresponsabili del progetto di accoglienza e a donare in base alle nostre personali risorse economiche e disponibilità, convinti che le opere di carità che compiamo sono il coronamento di ogni preghiera”.