La Raggi indagata resta, la Carluccio invece vorrebbero sfiduciarla senza alcuna accusa: il paradosso Brindisi

Sono state elette entrambe nelle ultime amministrative, sono tutte e due avvocato e condividono ora anche quel sostantivo al femminile che ha fatto storcere il naso ai puristi dell’italiano ma che, anche grazie a loro, è ormai entrato nell’uso comune: “sindaca”.
Le affinità tra Virginia Raggi, primo cittadino di Roma, e Angela Carluccio, alla guida dell’Amministrazione comunale di Brindisi, iniziano e si concludono qui.
Virginia Raggi, che ha trionfato al Campidoglio con la bandiera del Movimento 5 Stelle, da quando è stata eletta è la protagonista di un’autentica via Crucis, culminata con l’avviso di garanzia e la faccenda del “polizzagate”, ultimo scivolone di una serie che dura ormai da otto mesi e che era iniziata ancor prima della sua elezione con la polemica sulle consulenze non dichiarate alla Asl di Civitavecchia.
La sua amministrazione ha una costante: il caos della giunta. Il 13 dicembre si dimette la sua assessora all’Ambiente, Paola Muraro, dopo un’accusa di reati ambientali nella gestione dei rifiuti della Capitale. Prima di lei c’era stata la revoca del capo di gabinetto Carla Raineri e le successive dimissioni dell’assessore al Bilancio, dell’amministratore unico dell’azienda dei trasporti e della municipalizzata dei rifiuti.
Appena tre giorni dopo le dimissioni della Muraro viene arrestato per corruzione il capo del personale, Raffaele Marra, personaggio vicinissimo alla Raggi, considerato all’interno del suo cerchio magico.
Il 24 gennaio arriva la notizia che la stessa Raggi è indagata dalla procura di Roma nell’inchiesta per la nomina di a capo del dipartimento Turismo del Campidoglio di Renato Marra, fratello di Raffaele (tuttora detenuto a Regina Coeli). La Raggi è accusata di abuso d’ufficio e falso. Ma non è finita. Al termine di un interrogatorio di otto ore sostenuto dalla sindaca davanti agli inquirenti, si scopre che la procura indaga anche sul funzionario Salvatore Romeo, attivista cinquestelle e fedelissimo della Raggi(anch’egli nel cerchio magico).
Romeo ha sottoscritto nel gennaio 2016 una polizza vita da 30 mila euro che ha come beneficiario la sindaca. Qualche mese dopo la Raggi, divenuta primo cittadino di Roma, aveva promosso il funzionario comunale a capo della sua segreteria, triplicandogli lo stipendio.
Quali sono le conseguenze di questo terremoto per la giunta Raggi? Nessuna. La sindaca ha dichiarato di voler andare avanti e ha pubblicato un sonetto in dialetto romanesco con cui un suo sostenitore le esprime la sua solidarietà. Contro di lei migliaia di messaggi di cittadini indignati, compresi anche gli stessi militanti del M5S.
Cosa fa l’opposizione? Roberto Morassut, deputato del Partito Democratico ed ex assessore al comune di Roma con Veltroni sindaco, risponde ai versi del supporter di Virginia Raggi e in un sonetto, sempre in vernacolo romanesco, definisce la squadra della sindaca “na cricca de cazzari e de briganti”. Senza sceneggiate populiste, il Pd (pur umiliato nelle amministrative dal M5S) attende gli esiti delle indagini della magistratura e le mosse della Raggi. Nonostante una situazione gravissima determinatasi, senza soluzione di continuità, da quando la sindaca si è insediata, non ci sono state raccolte di firme o tentativi di impeachment. Nonostante lo slogan “onestà”, cavallo di battaglia dei Cinque stelle, sia stato quanto meno offuscato da quanto finora avvenuto e da quanto ancora potrebbe avvenire. La Raggi resta al suo posto.
Veniamo all’altra sindaca, Angela Carluccio. Da quando si è insediata, nessuna informazione di garanzia ha sfiorato Palazzo di Città. Il primo passo che ha compiuto è stato quello di ruotare i dirigenti che nei loro uffici avevano messo le radici da vari lustri. Ha messo fuori dalla porta aziende che appaltavano incarichi pubblici a costi esorbitanti negli spettacoli e sulle quali sono in corso indagini di polizia giudiziaria. Ha sostituito la società di nettezza urbana, scelta dal Pd nel corso della precedente Amministrazione, e che ha trasformato la città in quello che vediamo ogni giorno: sporcizia totale. Inoltre sta tentando di salvare la Multiservizi, anch’essa devastata da anni di gestioni ambigue (anche qui ci sono le indagini della Procura) e si è assunta la responsabilità di approvarne il Bilancio 2014 che l’Amministrazione Consales non aveva approvato. Ha rimesso in piedi l’Università che negli ultimi anni era stata un affare sia per Bari che per Lecce, e un disastro per chi pagava. Ossia Brindisi.
Nel frattempo la Digos è arrivata sì a Palazzo di città per la sindaca, ma in qualità di vittima: perché la Carluccio viene presa di mira da un gruppo di hacker che su Facebook la insultano pesantemente. Poche settimane la Carluccio aveva ricevuto anche una lettera anonima dello stesso tenore. Uno degli hacker viene individuato e denunciato dalla Digos: è sposato e padre di due bambini.
Ma cosa succede a Palazzo di Città? Intanto la premessa. La Carluccio non ha un’opposizione unica, ma cinque diverse: Pd, Forza Italia, Cinque Stelle, Brindisi Bene Comune e Impegno sociale. Quasi tutte guidate da ex candidati sindaci sconfitti dall’avvocatessa spuntata dal nulla. E’ comprensibile che tra loro, per altro collocati politicamente su fronti spesso totalmente incompatibili, non esista alcuna possibilità di condividere alcun obiettivo. Uno schieramento troppo frammentario che però riesce a ritrovarsi sotto una bandiera comune: eliminare la Carluccio, ossia colei – per altro donna – che ha vanificato le ambizioni elettorali di molti di loro, relegandoli a mere comparse.
Nasce così il “paradosso Brindisi”, sintetizzabile nell’ensemble dei 17 consiglieri che si ritrovano intorno a una tavola con tovaglia natalizia in plastica rossa nella sede dell’associazione Mutilati e invalidi civili. In quella sede tentano l’impeachment immediato della sindaca, operazione che fallisce ma che sperano di portare a termine nel Consiglio comunale del 16 febbraio.

Lì tenteranno di mandare a casa la sindaca senza che ne esista alcun presupposto tale da delegittimare chi è stato eletto democraticamente e che dopo sei mesi si vorrebbe fuori dalla porta.
Sfiduciare un sindaco è un atto estremo che presupporrebbe gravissimi motivi e che non è stato messo in atto neanche con il precedente primo cittadino che era stato raggiunto, prima dell’arresto da ben quattro informazioni di garanzia.
La sfiducia in questo caso invece sarebbe fondata solo su indefinite diversità di veduta politica.
Ma è forse non è questo il problema. Una sindaca fuori da qualsiasi indagine giudiziaria, che ha dimostrato di non avere interessi personali può rappresentare un ostacolo per un sistema che, fino al recentissimo passato, è stato spesso alimentato da affari e da imbrogli.
La Carluccio è scomoda e va rimandata a casa. La Raggi invece può restare al suo posto. “Onestà” sì, ma possibilmente lontana dal Palazzo.