L’avvocato che uccide il cliente nel suo studio a colpi di pistola: un delitto inspiegabile

Quello che davvero sfugge è il movente. Cosa può aver spinto un avvocato a uccidere con sei colpi di pistola, nel suo studio, un cliente? Quale motivo può trasformare un ufficio legale tra i più noti del paese in un improvviso campo di battaglia in cui si odono spari, urla e poi un silenzio da incubo in cui l’assassino è ancora immobile, con la pistola 9×21 in mano, i suoi colleghi di studio paralizzati dalla paura e e il corpo di un uomo, crivellato di colpi e già senza vita, riverso sul pavimento insanguinato?
In via Latiano, a Oria, sorge lo studio “Calò, Pomarico e Partners”. Fortunato Calò, meglio noto come Giovanni, 47 anni, padre di tre figli, laurea a Parma, è un avvocato civilista specializzato in infortunistica stradale con la passione per lo sport e anche per il tiro a segno visto che detiene regolarmente una pistola calibro 9×21 per finalità sportive.
Arnaldo Carluccio, 45 anni, è di Torre Santa Susanna, ma dopo la prematura scomparsa della compagna, che gestiva un negozio d’animali, si è trasferito a Oria con la nuova compagna.

Ha avuto vari problemi con la giustizia e probabilmente per uno di questi, nel pomeriggio di giovedì, si è recato nello studio legale.
Alle 17.30 l’avvocato Calò, durante una discussione, ha estratto da un cassetto la sua pistola e ha fatto fuoco contro Carluccio che, pare, fosse dall’altra parte della scrivania. Sei colpi, quasi tutti andati a segno da distanza ravvicinata. In quella stessa stanza c’erano altri collegi di studio dell’avvocato. Ci sono stati attimi di terrore, sino a quando l’uomo non ha posato l’arma sulla scrivania e ha chiesto di chiamare i carabinieri.
Quando sono arrivate a sirene spiegate le gazzelle dell’Arma e le ambulanza del 118, la storia era già chiusa. Carluccio era morto, Calò si è lasciato portare via senza opporre resistenza.
Nessuno ha pronunciato quella frase che avrebbe potuto in qualche maniera tentare di spiegare l’accaduto: “legittima difesa”. L’avvocato non sarebbe stato aggredito da Carluccio e dunque la sua reazione improvvisa, sanguinaria e spietata non trova apparentemente alcuna spiegazione logica. Tant’è che dopo l’interrogatorio nella caserma dei carabinieri, Calò è stato condotto nella casa circondariale di Brindisi con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Il corpo di Carluccio è stato invece trasferito nell’obitorio del cimitero in attesa dell’esame autoptico che potrà comunque chiarire poco, tranne che fornire un freddo consuntivo delle pallottole che hanno posto fine all’esistenza di Carluccio.
Due comunità sono sotto choc. Quella di Torre Santa Susanna dove vivono il padre e i cinque fratelli della vittima (ieri sera le insegne del bar di via Latiano, gestito dalla famiglia, erano spente). E quella di Oria, dove nessuno riesce a capacitarsi dell’improvviso gesto di Giovanni Calò, avvocato gentile e padre di famiglia affettuoso, trasformatosi all’improvviso in spietato assassino.

(Nelle foto a sinistra la vittima e a destra l’assassino)