Vigili arrestati, la vittima era il proprietario di un autosalone: i retroscena dell’inchiesta

Non chiedevano subito denaro: effettuavano i controlli, facevano allusioni e velate minacce. La tangente la prospettavano solo dopo, quando erano certi che il lavoro di “sensibilizzazione” aveva raggiunto l’obiettivo e il commerciante era ormai in pugno, terrorizzato e disperato. Era molto sottile la tecnica utilizzata da Cristofaro Capobianco e Giuseppe Di Geronimo (da sinistra a destra nelle foto), i due vigili urbani di Francavilla Fontana arrestati questa mattina dai carabinieri e posti agli arresti domiciliari.
Ai due è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare richiesta dal pm Milto De Nozza e firmata dal gip Maurizio Saso. L’accusa è di concussione consumata, anche se materialmente i due vigili non hanno fatto in tempo a ricevere il denaro: il fatto che avessero accettato la promessa della tangente e addirittura si fossero fatti promettere altri soldi se la vittima in futuro avesse aperto altri punti vendita rendono il reato lampante e sufficiente a giustificare le manette.
Le indagini sono state condotte dai carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana: partite dalla denuncia della vittima, titolare di un autosalone, esasperata dalle vessanti richieste dei due poliziotti municipali, le verifiche dei carabinieri hanno accertato la coppia di agenti effettuava falsi controlli amministrativi con il solo scopo di intimidire i commercianti e indurli a pagare piuttosto che rischiare più pesanti provvedimenti o addirittura la chiusura dell’esercizio commerciale. I due prospettavano presunte e inesistenti irregolarità, poi facevano capire come poteva “essere risolto il problema”, ossia consegnando il denaro.
La tangente veniva pagata in un secondo momento, lontano dagli occhi indiscreti.
La denuncia era stata presentata nel dicembre 2013 dal titolare di un autosalone. La vittima ha cercato prima di capire il fine dei due vigili, quando ha capito che pretendevano denaro si è rivolto ai carabinieri di Francavilla Fontana.
I militari dell’Arma hanno effettuato intercettazioni e registrazioni rlative alle successive visite dei vigili urbani. La somma pretesa era di duemila euro. Quando c’è stato l’accordo l’inchiesta di fatto era chiusa.
In un primo momento i due vigili avevano minacciato il sequestro dell’autosalone e delle vetture poste in vendita. Successivamente era arrivata la richiesta di diecimila euro. Ne è nata una contrattazione nel corso della quale la richiesta è scesa sino a seimila euro. L’imprenditore recupera duemila euro pronte alla consegna. Poi il cerchio si chiude. I vigili sono rimasti nel frattempo in servizio ma costantemente monitorati.