Arresto del killer latitante: i retroscena della cattura

I carabinieri del comando Provinciale di Brindisi hanno tratto in arresto Andrea Romano, 29 anni, di Brindisi, ritenuto responsabile dell’omicidio di Mino Tedesco e del ferimento del figlio Luca.
L’omicidio, scatenato da vecchi rancori tra i due gruppi familiari, sarebbe scaturito da un gesto banale tra i figli dei personaggi coinvolti nella vicenda. Alle 12.30 circa del 1° novembre Tedesco, in compagnia del figlio Luca si recò in piazza Raffaello per chiarire quanto accaduto tra i bambini. Ma il chiarimento finì con il ferimento di Cosimo, che morì in ospedale qualche ora dopo, e quello di Luca.
Dal 1 novembre 2014, data in cui è stato commesso il delitto, Romano si è reso irreperibile insieme al cognato Andrea Polito, attualmente ancora latitante.
Romano avrebbe trascorso parte della latitanza anche all’estero e in particolare in Spagna.
Nel corso dell’operazione i carabinieri hanno fatto irruzione in un appartamento di San Vito dei Normanni, in via Padre Bronte. Romano, al momento dell’ingresso dei militari, era in compagnia di altri due individui entrambi arrestati per favoreggiamento. Si tratta di Giuseppe Prete, 23 anni, di Carovigno, e Cosimo Remitri, 24 anni, di San Vito dei Normanni.
I due oltre ad aver fornito la base logistica a Romano, hanno custodito un’Audi A6, rubata a Brindisi il 1 novembre 2014, che serviva al latitante per spostarsi nella provincia.
Nel corso delle perquisizioni eseguite presso le abitazioni dei due fiancheggiatori è stata trovata una pistola Beretta mod. 84F cal. 9 corto, con 6 colpi nel serbatoio e matricola abrasa, che dovrebbe essere la stessa usata da Romano per commettere l’omicidio.
Romano era destinatario di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Brindisi in data 14 gennaio 2015, su richiesta della locale Procura della Repubblica.
Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, il giovane è stato rinchiuso nella casa circondariale di Brindisi, mentre Prete e Remitri sono stati tradotti presso le rispettive abitazioni in regime di arresti domiciliari.