Ladri e imprenditori insieme per ripulire le aziende brindisine: la Squadra mobile restituisce “fiato” ad aziende tartassate dai furti

Imprenditori che commissionavano furti in altre aziende, anche concorrenti, un dipendente complice, vigilanti che favorivano l’ingresso dei ladri nei parchi fotovoltaici, un addetto alla manutenzione in grado di disattivare i sistemi di videosorveglianza, con l’obiettivo di rubare tonnellate di acciaio, ferro e di rame: numerose le industrie messe in ginocchio nel 2012 e nel 2013 da continui saccheggi.

È il quadro complessivo che emerge dall’inchiesta condotta dalla Mobile, coordinata dal vicequestore Alberto Somma e gestita dall’ispettore Biagio Giudice, che ha portato all’esecuzione oggi di 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere e sette ai domiciliari richieste dal pm Marco D’Agostino e disposte dal gip Stefania De Angelis. Gli imprenditori mettevano tra l’altro a disposizione della banda di ladri anche i mezzi da utilizzare durante i raid. Nell’elenco delle persone coinvolte, vi sono soggetti pregiudicati per reati contro il patrimonio ma anche insospettabili.

Vi è un imprenditore, proprietario di una ditta di autodemolizione, Antonio Cannone, 63 anni (ora ai domiciliari) insieme al genero Tiziano Martina, i titolari di una azienda di recupero materiali, Giacomo e Arcangelo Urso (ai domiciliari) oltre a dipendenti di istituti di vigilanza e della azienda Scandiuzzi Steel Construction Spa di Treviso che ha sede anche a Brindisi e che è stata la più bersagliata dai ladri. Sono una ventina gli episodi monitorati dalla polizia e oggetto dell’indagine condotta anche con l’ausilio delle telecamere di videosorveglianza installate nella zona industriale di Brindisi. In tutto 450 quintali circa di rame rubati, di cui 120 recuperati in più riprese. Presi di mira anche parchi fotovoltaici, altre ditte del posto, tra cui la Monteco, che si occupa di raccolta di rifiuti, la Tm.E Spa, con sede a La Spezia e sede operativa a Brindisi, la Italitaliana Srl.

Oltre ai cavi venivano rubati mezzi, attrezzi, gruppi elettrogeni, batterie. Le accuse contestate sono a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata ai furti e alla ricettazione, simulazione di reato. Secondo quanto emerso l’organizzazione aveva anche a disposizione depositi, talvolta procurati da imprenditori complici, basi logistiche comuni e mezzi e strumenti per entrare agevolmente, di notte, negli stabilimenti. 

Questi gli arrestati in carcere: Antonio Leo, Gianluca Giosa, Davide Picciolo, Antonio Caforio, Gianfranco Maiorano, Orazio Lagatta, Antonio Chiarella, Cosimo Schena, Giovanni Nigro, Francesco Pugliese e Diego Quarta.

Agli arresti domiciliari Antonio Cannone, Tiziano Martina, Emanuel Magrì, Raimondo Testini, Giacomo Urso, Arcangelo Urso e Andrea Baglivo.

Respinti gli arresti nei confronti di Antimo Giosa, Alessandro e Francesco Frascaro, Mario Cuneo, Alessandro Carbone, Alessio Romano, Antonio Brina e Giovanni Valenti che restano indagati a piede libero.