Centro massaggi cinese difronte ai Servizi sociali del Comune: c’erano le prostitute. Dieci arresti della Squadra mobile

Che i centri massaggi cinesi siano in realtà luoghi di prostituzione è noto ma risulta quasi sempre difficile provare l’esistenza di reati, ossia l’esistenza dello sfruttamento delle ragazze. C’è riuscita la Squadra mobile di Brindisi che questa mattina all’alba a tratto in arresto dieci persone, mentre altre cinque sono indagate a piede libero. Fulcro dell’inchiesta il Centro massaggi “Peonia Rossa” aperto nel 2013 in via Grazia Balsamo, al rione Cappuccini di Brindisi. Partendo da questa struttura, situata proprio di fronte all’ufficio Servizi sociali del Comune di Brindisi, gli investigatori guidati dal vicequestore Alberto Somma hanno ricostruito la sottile tela che legava il centro massaggi brindisino con strutture gemelle situate a Lecce e a Taranto.
Solo questa mattina nei quattro centri benessere la polizia ha sequestrato 80 mila euro in contanti.
Questi gli arrestati finiti in carcere: Luigi Berrino, 66 anni, di Martano (Lecce), Wenchang Chu, detto “Vincenzo”, 57 anni, residente a Lecce; Jing Dong, 47 anni, residente a Lecce; Haitao Liu, 44 anni, residente a Brindisi; Haixia Wang, detta Tosca, 42 anni, residente a Lecce; Liping Wang, detta Franca, 44 anni, residente a Brindisi; Lijuan Yu, detta Sofia, 52 anni, residente a Lecce: Changyu Zhu, detta Giada, 52 anni, residente a Taranto.
Ai domiciliari Yufeng Bai, 52 anni, residente a Lecce e Nicola Massaro, 55 anni, di Taranto. Indagati a piede libero
Mariarosaria Boscaini, 43 anni, nata Brindisi e residente a Surbo; Luca Brescia, 31 anni, di Taranto; Fabio Natalini, 34 anni, di Mesagne; Maria Rosaria Vapore, 24 anni, nata a Lecce residente a Torre Santa Susanna; Giorgio Zaminga, 58 anni, nato a Melpignano e residente a Brindisi.
Tra i personaggi arrestati spicca il nome di un docente di seconda fascia di Matematica e Fisica all’Università del Salento. Si tratta di Chu Wengchang, detto ‘Vincenzo’, 57 anni, residente a Lecce, cui viene contestato il ruolo di capo e promotore dell’associazione per delinquere italocinese. Secondo l’accusa adottava tutte le decisioni operative impartendo direttive per la gestione della prostituzione nei centri massaggi di Lecce e Gallipoli.
Gli investigatori della squadra mobile di Brindisi hanno avviato le indagini interrogando tre clienti bloccati all’uscita del centro massaggi di via Grazia Balsamo. I clienti non hanno potuto negare che in realtà si recavano lì per ottenere altro che massaggi. Per dimostrare l’esistenza dello sfruttamento della prostituzione, gli investigatori della squadra mobile hanno collocato all’interno della struttura del rione Cappuccini alcune telecamere nascoste con le quali hanno registrato non solo le conversazioni ma anche ciò che avveniva materialmente all’interno della struttura. In particolare il modo con cui i gestori del centro massaggi incassavano il denaro derivante dalle prestazioni sessuali delle giovani donne cinesi, consegnandone solo una parte alle massaggiatrici.
La struttura di Brindisi era gestita da Liping Wang, detta Franca, e Haitao Liu, quest’ultimo regolarmente residente a Brindisi. I locali, così come le abitazioni occupate dai gestori e dalle ragazze, erano messi a disposizione in fitto da Giorgio Zaminga. Dell’organizzazione facevano parte a Brindisi anche Natalini e Brescia che si occupavano delle pratiche burocratiche per il rilascio dei permessi di soggiorno delle prostitute cinesi.
La Vapore risultava responsabile tecnico del centro al solo fine di garantire la regolarità amministrativa in cambio di una retribuzione mensile.
In modo identico funzionavano i centri massaggi ninfea orientale di Lecce Gallipoli nonché quello di Taranto.
In uno dei centri leccesi operava la brindisina Maria Rosaria Boscaini.
La tecnica utilizzata nei centri era sempre la stessa. L’ingresso era consentito solo a clienti di sesso maschile che venivano accompagnati senza molte spiegazioni sul lettino collocato all’interno della struttura. Secondo quanto hanno raccontato i clienti interrogati dalla polizia, il massaggio iniziava in maniera regolare con dell’olio sulla schiena del cliente. Quando però l’uomo era invitato a girarsi supino la prostituta con tocchi sapienti lo coinvolgeva in un fuori programma che faceva lievitare il compenso dai 30 euro iniziali ai 50 della prestazione “completa”.
Gli investigatori hanno appurato che l’organizzazione era molto capillare e che gran parte dei guadagni venivano inviati in Cina.
L’operazione è stata illustrata questa mattina dal Procuratore Marco Dinapoli.

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