Il marito dell’avvocatessa uccisa: “Ho avuto un black-out totale della mia mente e ho sparato”

“Ho avuto un blackout totale nella mia mente, ho preso il fucile e ho sparato…”: Francesco Rosi ha spiegato cosi’ davanti al gip di Perugia l’omicidio della moglie, Raffaella Presta, uccisa mercoledi’ scorso con un colpo di doppietta da caccia nella loro abitazione nel capoluogo umbro.
Lo ha fatto nell’udienza di convalida dell’arresto operato dai carabinieri, tenutasi oggi nel carcere di Capanne. Al termine il pm ha chiesto la convalida del provvedimento e che l’uomo rimanga in cella. Il difensore di Rosi, avvocato Luca Maori, ha invece sollecitato la concessione degli arresti domiciliari. Il gip si e’ riservato di decidere.
L’interrogatorio e’ durato quasi quattro ore ed e’ stato piu’ volte interrotto. Rosi ha infatti accusato due o tre volte dei leggeri malori. Scoppiando in lacrime, in particolare, ogni volta che si e’ parlato del figlio della coppia, di sei anni, in casa al momento del delitto, anche se non avrebbe assistito all’accaduto.
Il 43/enne perugino ha affrontato vari aspetti della vicenda familiare ma su questi punti il suo difensore ha preferito mantenere il riserbo. Sullo sfondo rimarrebbe comunque la gelosia per la moglie, il movente ipotizzato dagli inquirenti.
Riguardo al fucile da caccia utilizzato per l’omicidio, Rosi ha spiegato che e’ un’arma “di famiglia” regolarmente denunciata, che aveva “da anni” in casa carica. “Nessuna ipotesi di premeditazione, dunque” ha sottolineato Maori. “E’ una vicenda complessa – ha concluso il legale – che ha rovinato la vita di almeno quattro famiglie”.