Auguri Giustino la tua Vita è stata bellissima

di Gianfranco Perri per IL7 Magazine

Il 5 maggio di 95 anni fa nacque a Brindisi Giustino Durano, attore, mimo, imitatore, cantante, autore, regista, fantasista, la cui celebrità doveva presto varcare i confini della sua città natale e quelli dell’Italia intera. Domani avrebbe festeggiato il suo compleanno se non fosse deceduto sedici anni fa in quel di Bologna, anche se va aneddoticamente raccontato che nel giugno del 1985, il giornale radio annunciò l’improvvisa dipartita del noto attore, scambiandolo con un suo cugino omonimo. E a quel proposito Durano, soavemente e beffardamente come era nel suo stile, ebbe a commentare: “La notizia della mia morte è certamente prematura”.
Giustino Durano era coetaneo di mia madre, nonché suo vicino di casa. Mia madre abitava in via Rodi e Giustino in via Alfredo De Sanctis – combinazione – un altro grande attore brindisino. Grazie a queste fortunate circostanze, mia madre e Giustino furono compagni di giochi, da bambini e da adolescenti, in quell’epoca in cui i parchi giochi erano le strade del centro storico brindisino, per bambini, bambine e spensierati adolescenti.
Mia madre mi raccontava con orgoglio di quella vecchia amicizia e ricordava il carattere riservato gentile e sensibile di Giustino e i loro giochi di gruppo nel giardino della vicina chiesetta della parrocchia di Sant’Anna, retta allora da papa Ciccio. Giochi ai quali partecipava anche Antonio Fella, il futuro carismatico parroco di San Benedetto che molti di noi ben ricordiamo. E, lo ricordava bene mia madre, fin già da bambino, Giustino si cimentava spesso e volentieri nelle opere teatrali della parrocchia.
L’uomo di spettacolo che presto sarebbe divenuto Giustino Durano, esordì ventenne a Brindisi nel 1944, subito appena rientrato dalla guerra alla quale aveva partecipato come artigliere, in un varietà per le forze armate anglo-americane, imitando Bing Crosbi, Al Jolson, Luis Armstrong e vari altri. Poi andò Bari con lo stesso ‘Spettacolo di arte varia per le forze armate’ e nel 1946, con la compagnia da lui stesso organizzata, fu invitato a presentare quello spettacolo teatrale alla Columbia University di New York.
Rientrato a Brindisi lavoricchiò per un po’ come cantante: Al nigth club Grotta Azzurra, un vecchio ristorante proprietà di ‘Rascaporte’, con un gruppo musicale – Orchestra Frascaro – che aveva organizzato ad hoc. Quindi, con quella sua orchestrina, lavorò anche per l’Hotel Internazionale di Gigetto Passante. Poi esordì nella radio, a Bari, ma la sua meta era il teatro e così, già nel 1947, proprio a Bari ebbe occasione di affiancare Peppino De Filippo, per poi tornare ancora in radio, però a Milano.
Nel 1951, al Teatro Puccini di Milano partecipò nell’avanspettacolo insieme a Febo Conti, e negli anni successivi lavorò con Dario Fo e Franco Parenti al Piccolo Teatro di Milano in spettacoli innovativi come Il dito nell’occhio, tra il 1952 è il 1953, e Sani da legare, tra il 1954 e il 1955.
Passò dal cabaret del Teatro dei Gobbi agli spettacoli da solista, per poi tornare alla rivista con Wanda Osiris, Bramieri e Vianello. Dopo aver lavorato con Macario e Marisa Del Frate, dal 1960 si dedicò al teatro di prosa, seguendo Giorgio Strehler nel gruppo Teatro e Azione a Prato e affrontando nel tempo ruoli importanti in allestimenti di Shakespeare, Pirandello, Goldoni e Molière.
Dopo aver recitato e cantato al Piccolo di Milano con Milva e Franco Sportelli nel 1965, ebbe parti di spicco in varie operette. Tornò in radio in varie occasioni: da L’innocenza di Camilla di Bontempelli nel 1970 con la regia di Camilleri, al radiodramma Il giornale di Mario Fazio e Nino Palumbo nel 1972 con la regia di Parodi, a In viaggio con Teo di Fiocco e la regia di Benedetto nel 1979, fino al programma satirico L’aria che tira nel 1981.
Durano continuò a fornire interpretazioni di primissimo piano anche negli ultimi anni di vita: Nell’opera lirica Il barbiere di Siviglia di Rossini all’Opera di Roma nel 1998. Nel teatro E io le dico…, del 2001, da lui scritto, diretto e interpretato; L’uomo la bestia e la virtù di Luigi Pirandello e Annata Ricca di Nino Martoglio, entrambi prodotti dal Teatro Biondo di Palermo.
Nel cinema, Giustino Durano fece la sua prima apparizione nel 1954 in un film di Domenico Paolella intitolato Rosso e Nero. Nel 1975 partecipò al film Salvo D’Acquisto di Romolo Guerrieri. La vita è bella di Benigni del 1997 fu il suo ultimo film, in cui sostenne con amara ironia il drammatico ruolo dello zio del protagonista, riaffermando ancora una volta il suo talento con uno stile recitativo concitato e fortemente mimico. Per quella sua stupenda interpretazione, nel 1998 fu premiato con il Nastro d’Argento come migliore attore non protagonista.
Anche se negli ultimi decenni della sua vita risiedette a Prato, Giustino Durano rimase sempre affettivamente legato alla sua Brindisi, “una ridente cittadina dell’Adriatico con un porto magnifico”, come egli stesso amava precisare e come lo ricordò anche nella sua lunga intervista che il 6 marzo 1999 rilasciò in Roma a Annamaria Palano, sua giovane concittadina diplomatasi presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce discutendo la tesi proprio su Giustino Durano, poi riassunta nel suo libro “Giustino Durano: Un contributo allo spettacolo del Secondo Novecento” edito da Neografica di Latiano nel 2001, dal quale ho estratto quanto segue.
«… La recitazione brillante, ironica e surreale di Giustino Durano lo impone al pubblico come uno degli attori più esuberanti, di una specie assai rara per quella forma di intelligenza acuta e un po’ stravolta, per il superamento delle convenzioni teatrali, per il modo assolutamente originale di comunicare con il pubblico e per la sua comicità fantasiosa, garbatamente stilizzata ed asciutta.
Durante la sua lunga carriera gli è capitato di cimentarsi nel mondo della radio, del cinema, del teatro. Qual è il Durano vero, ci si potrebbe chiedere, ma sarebbe una domanda troppo azzardata. Chiediamoci semmai, quale sia stato il Durano originale, e la risposta probabilmente sarà: un fantasista. Giustino Durano è un artista ‘plastico’ in senso proprio, cioè adattabile e pronto ad assumere le forme che i tempi richiedono.
Per il pubblico italiano Durano è un attore di richiamo, un attore che possiede una virtù impagabile: sa esporre certi contenuti progressivi dal punto di vista politico e sociale, divertendo; caratteristica questa, rarissima. Di solito, gli artisti progressisti, specie se attempati, sono tetri, amari, deprimenti: fanno scappare il pubblico. Durano lo attira.
Durano è sempre in movimento; prova continuamente qualcosa, insegue un pensiero persino con le mani e, mentre gli occhi esprimono sensazioni, la bocca racconta vicissitudini passate. È un artista così lunare e saettante, con sopracciglia che solo lui riesce ad accomodare in forma d’accento circonflesso, la mimica svolazzante, la dizione che picchietta le sillabe senza mai cedere al birignao. È, infine, un teatrante così poliedrico e completo da essere inevitabilmente annoverato nella storiografia del panorama artistico dell’ultimo mezzo secolo…»
A Brindisi, Giustino venne spesso e sempre volentieri, e in una di quelle sue tante scappate ci disse: “Se il cuore avesse le corde potrei dire che le sento vibrare ogni volta che si profila all’orizzonte la mia terra. Quando torno a Brindisi, per esempio, so di poter incontrare ancora una volta i miei amici e compagni di scuola. E poi, i premi… quanti premi mi danno a Brindisi”.
Dopo la dipartita, Brindisi gli ha dedicato lo spiazzo antistante il teatro comunale che è stato chiamato “Piazzetta Giustino Durano” e dal 20 gennaio 2012 è stato immortalato anche dal mondo della scuola brindisina, con il Liceo Artistico Musicale che porta il suo nome.