I brindisini cambiano ‘sta storia: rottamato Antonino, Rossi sindaco con i suoi Red Boys

di GIANMARCO DI NAPOLI

Brindisi vuole cambiare e ha ricacciato con un sussulto di dignità i fantasmi che si stavano materializzando nel suo destino: Riccardo Rossi ne è il nuovo sindaco, ed è stata spedita tra i ristretti scranni dell’opposizione la coalizione di centrodestra che faceva capo all’ex sindaco pluriarrestato Giovanni Antonino il quale si era già autonominato comandante in capo della maxi-alleanza. E tornano a casa in ordine sparso i Pierri, il notaio Michele Errico, l’allenatore Nando Marino (eterno perdente), la versione bonsai di Forza Italia, ridotta a mera comparsa nonostante l’unico parlamentare brindisino.
I brindisini hanno lanciato un coraggioso segnale di cambiamento, premiando non solo Riccardo Rossi, ma anche la squadra che con magica alchimia gli è stata costruita attorno, costituita da giovani che sì non hanno alcuna esperienza amministrativa ma, vivaddio, hanno quell’entusiasmo e quella voglia di fare che potrebbe diventare la principale risorsa per riemergere.
Strana città Brindisi, mentre nel resto dell’Italia si chiudono porti agli immigrati e si organizzano manifestazioni ai limiti del fascismo, in questa fresca sera d’estate in corso Garibaldi si canta a squarciagola Bella Ciao. E pochi minuti dopo in piazza Vittoria sventolano le bandiere del Pd che altrove sono imbalsamate in sottoscala all’odore di naftalina.
Una sinistra ricostruita con umiltà e intelligenza dal segretario cittadino Francesco Cannalire, avulsa dal borioso narcisismo di Michele Emiliano e sganciata da un partito nazionale che non esiste più. Una sinistra che a Brindisi si è aggregata, in controtendenza persino a quanto successo nelle recenti Politiche, approfittando della presuntuosa belligeranza di un centrodestra che avrebbe potuto stracciare tutti, già al primo turno. E invece si è presentato diviso, rancoroso, incapace di prendersi una vittoria certa. Erano tanti gli interessi e soprattutto troppi i galli nel pollaio.
Strana città Brindisi, che accoglie come star i leader nazionali del centrodestra e del M5S, freschi vicepresidenti del Consiglio, ma poi vota dall’altra parte, annusando quella puzza di bruciato che in tanti avevamo avvertito, che in molti avevano cercato di evidenziare ma che non era scontato che si tramutasse in un voto coraggioso. I brindisini non sono fessi, lo hanno dimostrato ancora una volta. E di questo dobbiamo essere tutti fieri.
Una riflessione va dedicata a Roberto Cavalera, candidato sindaco sconfitto: è una persona perbene, e lo ha dimostrato con ciò che altri, nel recente passano, non avevano neanche fatto per telefono. A mezzanotte si è presentato nel comitato di Rossi per riconoscere la sconfitta e fare l’in bocca al lupo al vincitore. Siamo certi che in fondo sia andata bene anche a lui.
Ora però tocca a Rossi. Brindisi (o meglio chi si è recato a votare, e gli altri si dovranno adeguare in silenzio) ha deciso di puntare tutto su di lui. Non potrà essere un sindaco “normale”, non gli sarà consentito. I “Red Boys” non potranno essere consiglieri e assessori “normali”, non sarà consentito. La città ha affidato loro le chiavi del proprio destino, preferendoli a politici scafati, recordman di voti, amministratori con grande esperienza alle spalle e promesse in qualche caso non ripetibili.
Ora dovranno dimostrare di averlo meritato, spazzando via le nubi che da tempo coprono questo cielo, restituendo il sorriso ai cittadini che lo hanno perso, riportando Brindisi alla dimensione che merita. Non sarà un lavoro semplice e soprattutto rapido. Ma nessuno si illude che all’improvviso questa diventi una super città. Ci accontenteremmo che fosse dignitosa. Per cui cumpa’, cumma’, adesso datevi da fare. Cambiate ‘sta storia, se ne siete capaci.