Rino Saponaro: sindaco per tre mesi, comunista per una vita

di Lucia Portolano per IL7 Magazine

Sulla parete laterale del suo studio è appeso solo un piccolo quadretto, è incorniciato un foglio bianco con il timbro del Comune che indica la sua elezione a sindaco di Brindisi. Un po’come si fa con le pergamene di laurea. Poche righe su carta intestata dove si certifica che è stato sindaco della città di Brindisi dal 5 dicembre 1992 al 23 maggio del 1993. Rino Saponaro è stato il sindaco più breve della storia di Brindisi. Da sempre un uomo di sinistra, che non ha mai abbandonato i suoi ideali, anche se da anni non ha più una tessera di partito. E’ rimasto in carica solo cinque mesi, in realtà dopo tre ha dato le dimissioni, gli ultimi due erano previsti per legge sino alla data delle nuove elezioni.
Una stanza in ordine molto luminosa al quarto piano di una palazzina nel cuore del centro cittadino di Brindisi, c’è un pc e anche una stampante. Strumenti che colpiscono subito un ospite visto che il padrone di casa ha 92 anni, ma è ancora molto attivo. Coetaneo di Giorgio Napolitano, un po’ gli somiglia anche. Ma Saponaro ha la voce più squillante. L’accostamento viene facile, un po’ per estrazione politica ma anche perché si ha subito l’impressione di avere a fare con un esponente del vecchio mondo dove la politica, anche locale, era dettata da altre dinamiche e da una certa coerenza. Rino Saponaro nasce di sinistra ed è rimasto tale.
È stato il penultimo a ricoprire l’incarico di sindaco prima dell’entrata in vigore della legge sull’elezione diretta dei sindaci. Era il 17 dicembre del 1992 quando ha inizio il suo mandato. Per anni era stato capogruppo del Pds (partito democratico di sinistra) al consiglio comunale, una lunga esperienza nel sindacato nella veste di segretario provinciale della Funzione pubblica Cgil. Il leader nazionale del suo partito era allora Massimo D’Alema. C’era lo scontro diretto tra partiti di Sinistra-centrosinistra (nati dopo la scissione del Pc) e la Democrazia cristiana. La divisione e la lotta politica era netta anche nella città di Brindisi, quando tra i consiglieri comunali sedeva Campanale ma anche un giovane Paolo Chiantera.
Saponaro divenne sindaco per un accordo politico, quando una stretta di mano valeva quanto un contratto firmato davanti ad un notaio. Fu scelto dalla coalizione formata da Pds, Psi, Pli e Verdi, all’opposizione c’erano i democristiani.
“Dovevo traghettare il Comune sino alla nuova legge in cui il sindaco sarebbe stato scelto dai cittadini”, racconta. Ma quel periodo fu davvero breve, ancora una volta macchiata dagli arresti. Una “maledizione” che ha colpito più volte la città di Brindisi. I giornali di allora parlarono di tangentopoli. Furono arrestati due consiglieri comunali di maggioranza, Albano e Marchionna, ed erano indagati molti dei consiglieri di opposizione. “E’ stata una brutta pagina per Brindisi, tra le peggiori, non è bello ricordarla – dice Saponaro – nonostante i miei buoni propositi. Andai in consiglio comunale ma per due volte mancarono i numeri, non c’era più la maggioranza e così mi dimisi. Senza nessun tentativo di accordo, qualcuno me lo ha rimproverato per anni. Ma era giusto così. Perché quando non hai numeri vai a casa. Ed è importante come cade un governo”. Saponaro si dimise il 29 marzo in consiglio comunale, esattamente 3 mesi dopo la sua nomina. Restò sino a maggio perché così prevedeva la legge. In queste sue dichiarazione è chiara la critica all’attuale politica locale, e in particolar modo all’ultima esperienza politico-amministrativa di Brindisi, con la sindaca Angela Carluccio mandata a casa con la raccolta delle firme.
Dopo le dimissioni da sindaco Saponaro continuò a fare il consigliere comunale, sempre dalla stessa parte, sino a quando non arrivò la rottura con la politica attiva. “Dal 2000 non ho mai più rinnovato la tessera (il Pds si era trasformato in Ds) – precisa Saponaro- non ho mai condiviso il matrimonio tra il leader locale dei Ds e Giovanni Antonino. Io Antonino lo conoscevo bene e non potevo accettare quell’accordo. Chiesi più volte di non farlo, ma ormai ero rimasto solo ed allora mi allontanai. Non mi sono mai più tesserato”. L’ex sindaco non ha mai digerito il famoso accordo tra Carmine Dipientragelo (Ds) e Giovanni Antonino. Erano gli anni del ribaltone e della vittoria schiacciante di Antonino a sindaco di Brindisi. Per lui una ragione di coerenza politica e anche morale.
“Tante cose sono cambiate oggi – spiega – è finita l’ideologia senza essere stata sostituita dalle idee. Sono quelle che ora mancano. Ora si ha a che fare con gente che non si sa che pesce è. Prima per essere candidati, anche al consiglio comunale, bisognava aver avuto esperienza nel sindacato o in associazioni di massa. Bisognava essere pronti al confronto. Oggi invece i partiti vogliono solo vincere e si ricorre a personaggi che sono solo bravi a recuperare voti. Ci sono troppi salti della quaglia il primo a lanciare queste operazioni è stato Berlusconi, ma basta vedere cosa accade anche a Brindisi”.
Saponaro resta un appassionato di politica, un osservatore dei tempi che cambiano, convinto che la politica ha cancellato il suo passato ma è stata incapace di interpretare il presente per risolvere i problemi della quotidianità. Un pensatore lucido che si rende conto che le cose devono cambiare perché gli anni sono passati. “I partiti devono riprendere la loro funzione primaria quella di avvicinare i problemi della gente alle istituzioni. Per fare questo abbiamo bisogno di persone siano oneste (prima di tutto), che siano capaci di risolvere i problemi quotidiani, e che abbiano la capacità di redigere un programma che contenga misure reali per risolvere questi problemi. I candidati anche qui a Brindisi devono dire “quando e come”. Non basta lanciare i propositi”.
L’ex sindaco racconta di essere stato uno dei protagonisti della prima e vera convenzione con Enel, quella siglata a Roma nel 1996. Ne va fiero. La vuole ricordare a tutti i costi. E chi può biasimarlo. “Raggiungemmo quell’importante risultato – dice – certo a Roma fu fatto qualche ritocco in negativo ma tutto sommato venivano finalmente stabilite delle regole in favore della comunità con la dismissione della centrale Brindisi nord e con la costituzione di un organismo presieduto dall’avvocato Stefanelli che avrebbe dovuto controllare il rispetto di quel patto. Ma quella convenzione fu poi sostituita dal governo Antonino e la commissione fu da lui soppressa. Il resto è storia nota”.
Molti degli esponenti politici con cui ha avuto a che fare ritornano dopo anni da protagonisti in questa campagna elettorale per le prossime amministrative. Saponaro non vuole esprimere concetti sulle persone. Per Brindisi si augura solo che le cose possa cambiare. “Il nuovo sindaco – aggiunge – deve poter contare su una situazione politica non traballante, importante sarà la scelta della giunta con persone competenti e serie. Su questioni tecniche ci vuole gente competente. Ma l’onestà deve stare al primo posto”.
Il suo sguardo va verso i giovani: “ Credo che i giovani abbiano la spinta giusta e le qualità per riprendere in mano la situazione – conclude – ma sono convinto che è sul tronco vecchio che bisogna innescare la nuova gemma”.
Per un vecchio uomo di sinistra è insopportabile un ritorno ai valori della destra: “Vengono fuori quando c’è debolezza politica”, dice. Ma tanti dubbi si annidano anche per il movimento 5Stelle: “Un movimento che appartiene a poche persone private e poggia la sua esistenza su promesse che non può mantenere, sia perché non ha esperienza, ma anche perché non si rende conto della differenza tra politica ed economia”.
Saponaro nonostante i suoi 92 anni, vedovo e padre di tre figli tutti lontani, è ancora oggi amministratore del suo condominio in via Cesare Braico alle prese ogni giorni con conti, bollette e accordi tra inquilini.