«Signora, lei è sana». Poi si scopre che ha il cancro

di Lucia Pezzuto per IL7 Magazine

Un dolore al seno e un gonfiore evidente, per la Asl di Brindisi la signora Maria ( il nome è di fantasia) è sana, ma due mesi dopo, la biopsia eseguita da un medico privato rivela un tumore grande quanto un’arancia. Comincia così l’incubo di una donna brindisina di 65 anni che solo per puro caso ha scoperto essere affetta da carcinoma mammario e forse questa casualità le avrebbe persino salvato la vita. La signora Maria, che oggi preferisce rimanere nell’anonimato è in cura presso la stessa struttura che qualche mese fa non si è resa conto che la donna aveva un tumore ad uno stadio avanzatissimo. I paradossi della vita: “Voglio raccontare la mia storia perché certe cose non accadano più, sto soffrendo tanto e mai mi sarei aspettata di trovarmi in questa condizione”.
La signora Maria non ha tempo per ingaggiare battaglie legali mentre ne sta già combattendo una, la più importante della sua vita. La donna ha 65 anni ed in questo momento sta seguendo un ciclo di chemioterapia molto pesante, la chiamano la chemio rossa, ha perso i capelli, è molto debole e difese immunitarie pari a zero. E’ chiusa in casa da giorni e indossa una mascherina per proteggersi ogni qualvolta qualcuno va a trovarla. Maria vive con sua sorella una casa popolare. Problemi di salute, purtroppo, ne avuti tanti nella sua vita e quest’ultima scoperta l’ha demoralizzata moltissimo. Quest’ultima disavventura comincia a giugno dello scorso anno quando si rivolge al suo medico curante per un fastidioso dolore al seno destro. Il dottore la visita e insieme notano un brutto gonfiore così le prescrive una radiografia.
“Il dottore mi ha detto che poteva essere un dolore muscolare- racconta la donna- in fondo già in passato avevo avuto problemi alla schiena. Così per stare tranquilli mi prescrive i raggi alla spina dorsale”. Maria non se lo fa ripetere due volte e si sottopone subito all’esame, i raggi però non mostrano nulla di anomalo, non si vede assolutamente nulla a parte gli acciacchi dell’artrosi di cui soffre già da un po’. La donna non è convinta, neppure la sorella e la nipote che le sono accanto si sentono sicure della diagnosi e decidono di andare a fondo. Il dolore persiste e il gonfiore è sempre più evidente, anche ad occhio nudo. Tornano così tutte e tre dal medico curante. “Questa volta il medico mi consiglia una ecografia che prenoto presso la Asl di Brindisi- dice Maria- era il primo agosto del 2017 quando mi consegnano il referto con esito negativo”.
Il documento che ha tra le mani Maria riporta: “ Gentile signora, a seguito della mammografia da lei eseguita nell’ambito dello screening per la prevenzione del tumore della mammella il giorno 01/08/2017, le comunichiamo che il risultato dell’esame è negativo (assenza di lesioni tumorali)”.
Dal giorno del referto trascorrono due mesi e le condizioni della donna sembrano peggiorare ulteriormente. A questo punto è la sorella da sola a rivolgersi al medico che non trovando risposte consiglia una biopsia. “Noi alla parola biopsia ci siamo un po’ spaventate- racconta- ma siamo andate ugualmente a farla. Ci siamo rivolte da un medico privato, a pagamento”.
E’ il 27 novembre 2017 quando arriva il nuovo referto e questa volta ha un sapore amaro, quello della paura. Sul documento si legge: “Frustoli di parenchima mammario sede di carcinoma scarsamente differenziato con ampie aree di necrosi. Indagini immunoistochimiche in corso”.
Non ci vuole molto a capire il senso di quelle parole, basta leggere “carcinoma” per sapere che non si tratta di nulla di buono. Il tumore che Maria porta da mesi con sé è grande come un’arancia le dirà lo stesso medico e non è operabile.
“Da quel giorno abbiamo cominciato ad andare in ospedale qui a Brindisi per fare tutti i prelievi necessari- racconta Maria- mi hanno affidato all’equipe medica del dottor Saverio Cinieri, primario di Oncologia e il 15 gennaio ho cominciato la chemioterapia, il ciclo più forte, quella che chiamano la rossa. Tutti i medici che ho incontrato in ospedale e mi hanno detto la stessa cosa: come hanno fatto a non accorgersi del tumore”.
Ora Maria è demoralizzata, per lei è una storia, una brutta storia che si ripete. Otto anni fa era già stata in ospedale a Brindisi per quella che si pensava una colica renale, fu ricoverata nel reparto di urologia. Qualche ora dopo non riconosceva il fratello e di lì poco finì in coma.
“Sono rimasta in coma per 15 giorni, perché non era una colica renale ma un’infezione che partiva dalle vie urinarie e si era trasformata in setticemia – dice Maria con gli occhi lucidi- Ho perso l’udito, ero paralizzata dal collo in giù, è sono stata tre mesi a Ceglie Messapica dove ho fatto la riabilitazione. Ora mi ritrovo così, non è giusto è la seconda volta che mi fanno questo. Io non mi aspettavo proprio di perdere i capelli, di avere un tumore. Per me è stato un trauma”.
La rabbia è tanta perché Maria sa di dover combattere una battaglia lunga e difficile, ma soprattutto perché non può fare a meno di chiedersi che se l’avessero scoperto prima il tumore, forse una chemio così forte non sarebbe stata necessaria. Oggi, nelle condizioni in cui si trova, Maria non può essere operata, dovrà prima completare il ciclo di chemioterapia e sperare che il tumore si riduca affinchè possa essere asportato. Quando che sarà pronta dovrà subire una mastectomia e poi anche una ricostruzione per cercare di cancellare le cicatrici, quelle fisiche, quelle invece dell’anima sono un’altra storia.
“Forse quando tutto questo sarà passato, un giorno, mi rivolgerò ad un avvocato- dice la donna- forse deciderò di denunciare questo terribile errore. In fondo non è giusto, qualcuno deve pagare. Io mi sono fidata e questo è stato il risultato. Ora però devo affrontare la chemio , l’intervento e non so come andrà a finire. Ho bisogno di essere forte e andare avanti”.