I monumenti brindisini protetti dai bombardamenti: ecco cosa accadde nel 1940

Il tema del salvataggio delle opere d’arte e della protezione dei centri storici di piccole e grandi città durante la II Guerra Mondiale è stato oggetto di un risveglio d’interesse a partire dalla fine degli anni ’90, tanto in Italia quanto negli altri paesi protagonisti del conflitto mondiale. La professoressa Giovanna Maria Bozzi, docente di Storia dell’arte e segretaria nazionale dell’Anisa ha illustrato in particolare ciò che venne fatto a Brindisi all’inizio degli anni ’40 in un incontro avvenuto presso l’Archivio di Stato. Ecco un estratto del suo intervento che potrete leggere integralmente su Brindisiweb (clicca qui)

di Giovanna Maria Bozzi

Con lo scoppio della II Guerra Mondiale a Brindisi, come in tutta Italia, furono disposte
opere di protezione e messa in sicurezza di musei e principali emergenze del tessuto urbano.
Alla Colonna romana fu dedicato il più imponente sforzo di messa in sicurezza.
Già prima della fine del mese di giugno il soprintendente Ciro Drago alle opere di Antichità e d’Arte di Taranto si era recato in visita a Brindisi per predisporre le operazioni di smontaggio e il 26 giugno l’ingegnere capo del comune di Brindisi, sollecitato con urgenza, inviava il preventivo di spesa per le operazioni di messa in sicurezza e il nominativo della ditta che avrebbe potuto provvedere alle operazioni. I lavori, affidati alla ditta D’Eramo Geremia di Brindisi, iniziarono il 4 novembre 1940 e furono ultimati i primi del dicembre successivo sotto il controllo della soprintendenza di Taranto come attestato dalla fitta corrispondenza tra i due enti.
L’operazione richiese manovre complesse e personale specializzato. Secondo la relazione conservata nell’Archivio della Soprintendenza BAAA di Taranto si realizzò attraverso lo smontaggio completo e la protezione dei singoli rocchi, poiché, data l’instabilità del piedistallo non era sufficiente la solita impalcatura sorreggente i sacchi di sabbia. I rocchi e il capitello furono disposti in cassoni e recinzione in legno riempiti di sabbia. Alla protezione del plinto del basamento si provvedette con la costruzione intorno ad essa di una muratura in tufo. Successivamente anche le altre protezioni furono realizzate in muratura. Per lo smontaggio della colonna fu eretto un castello a pianta rettangolare di 6 metri per 3, avente ai vertici e sui lati lunghi due piantane alte 22 metri e 60, poggianti sullo stesso piano della colonna e capaci di sopportare e capaci di sopportare un carico assiale di 24.000 kg ciascuna.
Il castello era rafforzato con assi e travi in legno e ferro. Alle testate, che era la parte più delicata, erano collegate le rotaie sulle quali scorreva un carrello in ferro a quattro ruote che teneva agganciato il paranco destinato a sollevare i pezzi della colonna. La relazione assicura che “lo smontaggio fu eseguito perfettamente, evitando qualsiasi azione di strofinio e di smussamento dei singoli pezzi mediante legature di sicurezza e protezione dei fregi con piccoli sacchetti di sabbia”. Ogni rocchio fu numerato e collocato su apposita armatura di legname a 40 cm dal pavimento per evitare l’umidità e l’azione di rimontaggio”. Il costo totale dell’operazione fu di 46.000 lire.

Le opere di prevenzione agli altri monumenti brindisini sono state segnalate da Laura Casone nel 2006. I lavori di protezione riguardarono la Chiesa di Santa Maria del Casale, celebrata per il valore del ciclo di affreschi e per l’antichità delle sue origini. La chiesa fu fondata tra il 1322 e il 1332 dai principi di Taranto Filippo e Caterina. Per evitare danni alla struttura a causa dei bombardamenti si costruì una protezione in muratura al portale con protiro della facciata, protezione che in parte crollò durante i bombardamenti.

Fu inoltre messo in sicurezza il cosiddetto “Portico dei Templari” risalente al XIII e la Loggia Balsamo, monumento del XIV con una ricca decorazione. Entrambi si affacciano sulla piazza del Duomo. Per la cattedrale non furono invece predisposte opere di protezione: l’edificio infatti, risalente al XVII e costruito sui resti della cattedrale Normanna, non era ritenuto di valore artistico.

Con l’entrata dell’Italia in guerra Brindisi, che allora contava su circa 42mila abitanti, fu bombardata da aerei inglesi numerose volte dalla fine di ottobre del 1940. Nel corso del 1941 le incursioni aeree della Royal Air Force condussero sul capoluogo ben 21 attacchi tra il 30 ottobre e la fine dell’anno. Secondo un grafico realizzato dal giovane avvocato Monticelli la città di Brindisi tra il 1940 e il 1942 subì 41 ore e 51 minuti di bombardamento. La città visse sotto allarme per 105 ore e 49 minuti, i picchi più alti si ebbero nei giorni dell’8 e 11 novembre 1941. Nel mese di novembre 1941 dal 7 al 21 le incursioni furono praticamente continue. Il più potente e distruttivo dei bombardamenti fu quello della notte tra il 7 e l’8 novembre.

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