A 400 anni dalla nascita è ancora giallo su Passante

di Gianfranco Perri per IL7 Magazine

Ricorre quest’anno il quadricentenario della nascita di Bartolomeo Passante, rinomato e controverso pittore seicentesco nato a Brindisi nel 1618, come documentato dalla certificazione, rintracciata nella parrocchia napoletana della Carità, del suo matrimonio con Angela Formichella, avvenuto il 4 maggio 1636. Dalla documentazione diocesana si evince che il pittore, impiantato a Napoli da sette anni, era originario di Brindisi, era figlio di Donato d’Antonio e aveva diciotto anni. Angela Formichella era nipote di Pietro Beato, pittore di trentacinque anni, insieme al quale Bartolomeo aveva abitato nella strada di Toledo alle case d’Ottavio Genna, nella parrocchia di Sant’Anna. A Bartolomeo, la morte – di peste – lo sorprese prematuramente, il 17 luglio 1648, e il pittore brindisino fu sepolto a Trinità di Palazzo.
In un Codice miscellaneo della Biblioteca Nazionale di Firenze intitolato “Notizie di vite ed opere di diversi pittori”, di Filippo Baldinucci e Anton Francesco Marmi, è inserita la Nota intitolata “De’ pittori scultori ed architettori che dall’anno 1640 sino al presente hanno operato lodevolmente nella città e Regno di Napoli” e, nel 1675, il postillatore di quel Codice annotò: «B. Passante imparò ed imitò molto da Giuseppe de Ribera suo maestro, anzi che le copie fatte di sua mano quasi non si distinguono dalli originali del detto Giuseppe».

Bernardo De Dominici, nel 1745, in “Vite de’ pittori scultori ed architetti napoletani” lo accomunò ancor più al maestro Spagnoletto: «Passante fu discepolo del De Ribera e sotto la sua direzione riuscì valentuomo, tanto che il maestro molto l’adoperava nelle molte richieste di sue pitture; massimamente per quelle che doveano essere mandate altrove, ed in paesi stranieri. E questa è la cagione che poche opere sue si veggono esposte in pubblico, ma solamente in casa di alcuni particolari si ammirano varie istorie sacre da lui dipinte, e mezze figure di santi e di filosofi, perciocché egli di età ancora fresca morì di peste. Egli è così simile alle opere del Ribera che bisogna sia molto pratico di lor maniera chi vuol conoscerlo, conciossiacchè nel componimento e mossa delle figure, è simile al suo maestro, e più nel tremendo impasto del colore, come si può vedere dal bel quadro della “Natività del Signore”, situato sopra la porta della chiesa di S. Giacomo de’ Spagnuoli, il quale è così eccellente che sembra di mano del suo egregio maestro, e massimamente a’ forestieri, da’ quali viene creduto di mano del Ribera, nel quale, però, da chi è intelligente dell’arte vi si vede un carattere superiore, nel ricercato disegno, e nell’espressione degli affetti, e più nell’esprimere la languidezza delle membra nella decrepità de’ suoi vecchi, nella quale si può dire che fu inarrivabile. Laonde di Bartolomeo sol diremo che fu valente scolaro di Giuseppe de Ribera, e che l’opere sue son stimate da’ professori quasi al pari del suo ammirabil maestro».

La figura di questo peculiare artista brindisino però, oltre al nome del celeberrimo pittore spagnolo José de Ribera, detto Spagnoletto, è anche legata alla prolungata ed irrisolta controversia riguardante le sue opere, sulla cui attribuzione sono sorte differenti e contrastanti opinioni, motivate anche dal ‘giallo’ che accompagna il suo cognome: Passante o Bassante? Un enigma sorto perché alcune delle sue possibili opere sono firmate con la ‘B’, senza che neanche si sia ancora potuto escludere del tutto che si tratti di due personaggi – due pittori – distinti.
In quanto alle opere, ad alcuni autori parve «incontrovertibile che tutto quanto il De Dominici riferisce del Passante si attaglia alla perfezione al ‘Maestro’ del “Annuncio ai pastori”», il famoso dipinto tuttora ufficialmente di ‘Anonimo’ conservato nel Birmingham Museum and Art Gallery, in origine attribuito addirittura al Velazquez e, nel 1935, attribuito da Roberto Longhi al pittore brindisino. Dalla “Natività del Signore” citata da De Dominicis potrebbe essere stata ritagliata la grande tela “Adorazione dei pastori” conservata in una chiesa di Kalmar in Svezia, come sostenuto da Giuliano Briganti quando, nel 1988, indicò che il pittore menzionato da De Dominici «indubbiamente parte, come molti altri, dall’orbita del Ribera e in seguito indirizza il suo cammino, orientandosi fra Stanzione, Fracanzano, De Bellis e l’eleganza del Cavallino e del Vaccaro, con però, una certa secchezza e un’attenzione al disegno che lo distinguono».

Anche nel Museo del Prado di Madrid è conservata una tela intitolata “Adorazione dei pastori” a firma ‘Bartolomeo Bassante F’ e, d’accordo con gli studiosi spagnoli che esclusero poter identificare il suo autore con l’incognito ‘Maestro dell’Annuncio’, diversi autori, tra cui Ferdinando Bologna nel 1958, avanzarono la tesi dell’esistenza di due differenti pittori – di cognome simile, ma dalle caratteristiche diverse – comprovata dalla indubbia divaricazione stilistica tra le due opere: il Passante, identificato come autore del “Annuncio ai pastori” di Birmingham e il Bassante, autore della “Adorazione dei pastori” del Prado.
In contrapposizione, Roberto Longhi, che definì Bartolomeo Passante «maggiore ‘naturalista’ della prima metà del Seicento napoletano», pur riservandosi il beneficio del dubbio, nel 1969 ricusò la distinzione avanzata dal Bologna, mentre più tardi – nel 1972 – anche Raffaello Causa propugnò la distinzione tra due pittori, il Passante dell’Annuncio e il Bassante del Prado, attribuendo a quest’ultimo anche altri dipinti inediti e argomentando: «Bassante non supera mai i limiti del suo maestro, oscillando – sulla scia di Ribera – tra i modi del Falcone e quelli del Fracanzano, non senza anche inclinare verso l’artigianale rielaborazione di qualche opera vaccariana o cavalliniana di successo: “Adorazione dei pastori” del Prado, dipendente dal Cavallino. “Nozze mistiche di S. Caterina” firmato ‘Bartolomeus Bass me pinsit’, connesso al Vaccaro e collegato a “Sacra Famiglia con S. Giuseppe dormiente”. Quindi “S. Sebastiano curato dalle pie donne” e “Adorazione dei Magi” firmato ‘B’».
Tra la seconda metà degli anni Ottanta e il decennio successivo, gli specialisti insisterono sull’urgenza di assodare la distinzione tra i due pittori e così, mentre alcuni propesero per accettare la possibile omonimia, altri, invece, opinarono essere ‘Passante o – indistintamente – Bassante’ il pittore del Prado e delle altre opere attribuite ai due cognomi, e suggerirono battere piste alternative per l’identificazione del ‘Maestro dell’Annuncio’.

Poi venne avanzata la possibile ‘sottrazione’ al Passante della paternità del dipinto del Prado, contestandone la validità della firma, proprio per essere ‘Bassante’ e non ‘Passante’ come invece sarebbe dovuto essere in base alle carte. E la controversia su quel dipinto si riacese: Bologna, accettando la ‘sottrazione’ si orientò verso un riferimento del quadro del Prado a De Bellis, mentre G. De Vito, non accettandola, si spinse a confrontare la firma ‘Bassante’ del dipinto del Prado e quella ‘Passante’ apposta sull’atto matrimoniale, ricavandone la conclusione di una assoluta somiglianza di grafia e di una conseguente coincidenza di persona per i due cognomi. Infine, si sono anche accesi sospetti sulla autenticità di quella firma del Prado, la cui più antica attestazione sembra risalire a un inventario del tempo di Carlo III e la firma, forse apocrifa, sarebbe stata post-apposta sulla vernice originaria, magari deformandola per errore.

Nel 2014, Giuseppe Porzio, nella sua opera sulla scuola di Ribera, ha sostenuto, come De Longhi, che il Bartolomeo Passante riferito da De Dominici è il pittore brindisino di cui sono documentati luoghi e date di nascita e morte, raccogliendo anche il cauteloso parere favorevole di Erich Schleier e di Stefano Causa. Mentre, recentemente – 2017 – Achille Della Ragione in ’Il vero nome del Maestro dell’Annuncio ai pastori’, risposando la tesi dell’omonimia, assegna l’identità di ‘Passante’ al Maestro dell’Annuncio e sostiene che sia ‘Bassante’ il brindisino autore degli altri dipinti. Eppure, le già citate carte anagrafiche relative al pittore brindisino indicano chiaramente che è ‘Passante’ il suo cognome e, del resto, il cognome ‘Bassante’ a Brindisi non sembra essere mai esistito. Quindi, evidentemente, a tutt’oggi qualcosa continua ancora a non quadrare tra gli studiosi d’arte!

Sta di fatto – semplificando – che i dubbi sul cognome siano sorti principalmente a causa della firma apocrifa ‘Bassante’ sul dipinto del Prado e che la tesi dell’omonimia sia legata alla netta superiorità artistica del Maestro dell’Annuncio ai pastori rispetto al pittore del Prado. Quindi, senza dare credito alla firma del Prado e senza attribuire l’Annuncio ai pastori al Passante di De Dominici, non rimarrebbe quasi nulla della controversia su Bartolomeo Passante, comunque un importante e bravo pittore brindisino della scuola dello Spagnoletto.
In conclusione: È comprovata la figura storica del pittore brindisino Bartolomeo di cognome ‘Passante’, corrispondente al bravo artista segnalato e caratterizzato dal De Dominici ed autore di molte delle importanti opere che gli sono state via via attribuite. Anche del famoso “Annuncio ai pastori” di Birmingham? Forse! Anche della “Adorazione dei pastori” del Prado? Forse! E quella firma con la ‘B’ è dovuta ad una omonimia, oppure a una deformazione o a una forzatura? Forse!
Vabbè…: Buon quattrocentesimo compleanno, caro concittadino Bartolomeo!