L’equazione dell’ellisse #Racconti al balcone

di Ida de Giorgio per IL7 Magazine

La professoressa di Matematica sollevò gli occhi dal registro, i ragazzi erano chini sul compito: qualcuno scriveva, altri si limitavano a guardare il foglio mordicchiando la penna.
Persino l’indisciplinato dell’ultima fila sembrava concentrato.
“Possibile?” si chiese, “possibile che alla fine dell’anno Bartolomeo Cacciapuoti, il perenne impreparato, si fosse lasciato affascinare dall’ellisse?”. Nel dubbio, decise di rinunciare al consueto giro di controllo fra i banchi, per non rischiare di interrompere quel momento magico.
In effetti, Bartolomeo Cacciapuoti era concentrato su due cose: il proprio nome, scritto in alto e il termine “Ellisse”, che compariva nel compito. Della matematica in sé, non gliene importava nulla, come di tutte le altre materie. Quando mai l’avrebbe calcolata l’equazione di alcunché? A scuola ci veniva solo per uscire da casa e non sentire i rimproveri della madre su quanto fosse un fallito.
Lui aveva le idee chiare: avrebbe fatto il rapper e spopolato su YouTube.
Non era importante saper cantare, il rap si parla. Neanche conoscere bene la musica, di basi se ne trovavano quante ne volevi in rete. Bastava avercela con qualcuno e dirglielo in rima, con più rabbia possibile. E lui, Bartolomeo Cacciapuoti, di rabbia ne aveva vagonate intere.
Contro il padre, che era andato via lasciandoli senza un soldo; contro la madre, che era solo capace di lamentarsi e di non trovare niente di meglio che lavare scale in condomini puzzolenti; contro la scuola, che pretendeva che sapesse un mucchio di cavolate inutili, e persino contro il nonno, che gli aveva lasciato quel nome orribile.
Perché il vero problema, del voler essere un rapper, era avere un nome adatto e Bartolomeo Cacciapuoti non era un nome da rapper. Neanche da nessuna altra cosa, veramente.
“Ti devi trovare un nome d’arte, uno pseudonimo”, aveva consigliato don Maurizio, l’unico che faceva almeno finta di prendere sul serio le sue intenzioni, vista la fatica fatta per convincerlo a frequentare il corso di musica della Parrocchia.
“Come Fedez, per esempio, o Clementino o Moreno”, gli aveva suggerito.
“Bella forza”, aveva pensato il ragazzo, “provaci tu a farti un nome d’arte con Bartolomeo Cacciapuoti”; il nome doveva essere originale, se lo dovevano ricordare.
Ci aveva provato, condividendo i suoi sforzi con il prete, che si vantava della propria cultura musicale e della conoscenza dei gusti dei giovani.
Così avevano escluso: Bart, c’era il Simpson, Bartie, troppo bambola, CiPi, c’era una favola per bambini, e anche Barca, Baca, Baci, Cacci, Barcacci e qualsiasi altra cosa legata al nome.
“Prova con un riferimento a qualcosa”, rifletteva Il prete, “come hanno fatto Marracash, che ricorda un luogo esotico o Madman, come la serie tv. Per esempio, Nitro, fa pensare alla nitroglicerina, qualcosa di esplosivo insomma!”
“Si, va beh”, sbuffava Bartolomeo, che il libro di chimica non l’aveva mai neanche comprato e, in tv, al massimo, si guardava qualche anima giapponese. La sua conoscenza del mondo al di fuori di Brindisi, poi, si limitava alla spiaggia di Apani, perché l’autobus non andava oltre.
Davanti al testo del problema, però, si era ricordato di Sfera Ebbasta e si era messo a provare col poco che sapeva di geometria. Ma ellisse gli sembrava un nome da donna ed anche equazione, e, a parte angolo, lato e quadrato, che sapevano poco di rap, non gli veniva in mente più niente
Bartolomeo era scoraggiato; nella testa aveva l’eco della voce di sua madre: “A ci ti piensi di fari stingo, ci no cumbini nienti?”
Stingo.
Che cosa significava stingo? Una cosa come dispetto. Ci stava: non era quello che voleva fare a sua madre dimostrando di riuscire in qualcosa?
Bartolomeo Cacciapuoti detto Stingo.
Meglio più straniero:Sting!
Così era perfetto: Sting, il rapper. Bartolomeo Cacciapuoti detto Sting.
Anzi, avrebbe cancellato del tutto il suo vero nome, da quel momento sarebbe stato solo Sting. Non vedeva l’ora di dirlo a Don Maurizio.
Intrecciò le dita dietro la nuca, chiuse gli occhi e sorrise, godendosi il trionfo, prima di scoprire che, di Sting, già ce ne stava uno.