Racconti al balcone: Super Linda e il magico sgrassatore

di Ida de Giorgio per IL7 Magazine

Linda entrò in casa con difficoltà. Lo scatolone con i flaconi dello Smacchian era ingombrante e non c’era mai nessuno che la aiutasse, quando ne aveva bisogno. A quell’ora, Luisa era in palestra e Luca avrebbe protestato per essere stato disturbato durante la sua occupazione ufficiale: studiare. Che poi lo facesse sul serio, questo era da vedere.
I suoi figli erano bravi ragazzi, ma da quando avevano compiuto diciotto anni era come avere dei pensionanti: cosa si mangia, lavami questo, stira quest’altro, ciao-esco-non-so- quando-torno. Il minimo sindacale dei rapporti madre-figli.
Suo marito Edo era al lavoro, ma anche lui non si mostrava mai molto collaborativo. Neanche verbalmente. Era sempre stato taciturno, ma negli ultimi tempi sembrava aver fatto il voto del silenzio, come i monaci Certosini. Comunicava solo con lo sguardo che, di solito, non esprimeva niente di buono.
Poggiò il pacco sul tavolo della cucina. Si era stancata; aveva parcheggiato lontano come al solito e non sentiva più le braccia. Si preparò un caffè e poi consultò la sua agenda. Aveva organizzato un pomeriggio con le amiche, per presentare il nuovo prodotto.
Le stesse amiche che avevano cercato di dissuaderla da questa nuova iniziativa. “Vendere porcherie imbroglia-casalinghe decerebrate”, l’aveva derisa Manuela, la cugina snob, che non comprava niente se non di marca. Una volta, Linda le aveva fatto notare che molti detersivi, anche se con nome e costo diverso, avevano identica formula chimica e identico stabilimento di produzione. Niente da fare, per Manuela, il marchio A sarebbe stato sempre meglio del B. Linda l’avrebbe convinta a cambiare idea: la formula segreta dello Smacchian lo rendeva il detergente definitivo, multiuso e dalla straordinaria capacità pulente. L’aveva trovata nel quadernetto di una bisnonna, donna eccentrica dalla fama sinistra. C’erano soluzioni per tutto: da come liberarsi dalle macchie di ruggine a come rendere più soffice una torta. Certo, alcuni ingredienti sembravano più adatti ai filtri di una strega che a rimedi casalinghi, ma alla fine Linda era riuscita a trovare qualcosa che facesse al caso suo: il prodotto perfetto per la pulizia domestica. Il tempo per metterlo a punto non le era mancato: spesso le capitava di dover stare a riposo forzato, quando il destino aveva voglia di farle degli scherzi.
Sembrava che qualcuno, lassù, si divertisse a prenderla di mira, scegliendo a caso, fra le pagine dell’enciclopedia medica, qualche originale malanno di difficile diagnosi con il quale tenerla impegnata a intervalli regolari.
Ma Linda era una tipa combattiva, senza alcuna intenzione di farsi sconfiggere nel braccio di ferro con le malattie. Era sicura di essere stata un gatto, in una incarnazione precedente e di non aver ancora esaurito le sette vite che le toccavano. Mentre si destreggiava fra ricoveri e convalescenze, la sua mente fertile elaborava qualche nuova trovata per arrotondare il bilancio familiare. Si era inventata di tutto: cosmetici, pentole, profumi: sempre cose che poteva seguire senza trascurare due figli esigenti, un marito occhio cupo e la cura della casa.
Bevuto il caffè, aprì lo scatolone dello Smacchian. Aveva fatto confezionare il prodotto da un’azienda locale, ottenendo anche di personalizzare l’etichetta: “Smacchian, il magico sgrassatore di Super Linda”. Forse aveva peccato di presunzione, ma una buona pubblicità è l’anima del commercio. Aveva tralasciato di indicare un solo componente, l’avrebbe aggiunto lei: altrimenti non sarebbe stato più un segreto. Tirò fuori dal fondo di un cassetto una scatola di latta colma di una mistura profumata e completò lo Smacchian, versandone la quantità indicata dal quaderno in ogni flacosgrane. In una nota in fondo alla pagina, la bisnonna aveva scritto una specie di poesia propiziatoria: “Fa sparire le ombre scure, riportando il buonumore, non usar altre premure, apre l’uscio di ogni cuore”.
“Casa pulita e casalinga soddisfatta”, interpretò Linda che la ripeteva come una cantilena, augurandosi la benedizione della bisnonna per la sua nuova impresa.
Controllò l’ora, quasi l’una. Accese il fornello sotto la pentola del minestrone. L’organizzazione era importante, per accontentare tutti. Una e trenta a tavola, altrimenti peggioravano i musi lunghi. Aveva giusto il tempo di fare l’ultimo collaudo.
Spruzzò una dose generosa sul bordo della doccia, sulle piastrelle del balcone, sulle macchie di vino su un pantalone: un vero portento, tutto pulito in pochi secondi. Bastava contare fino a cinque: lo Smacchian sfrigolava con una schiuma bianca e poi si asciugava evaporando, portandosi dietro lo sporco. Non era neanche necessario passarci sopra uno straccio.
Era così entusiasta del risultato da non accorgersi del trascorrere del tempo. Marito e figli arrivarono in cucina insieme, quasi senza rumore. “Non è ancora pronto!” tuonarono all’unisono, con i volti contrariati. Linda sobbalzò mentre era intenta a irrorare una pentola incrostata di sugo e, girandosi di scatto, inondò di super sgrassatore Edo e i due ragazzi.
Una nuvola bianca li avvolse. Linda poggiò il flacone agitata, preparandosi ad affrontare la reazione dirompente dei familiari per la sua disattenzione ma, trascorsi esattamente cinque secondi, accadde l’imprevedibile. I ragazzi le sorrisero, poi iniziarono a darsi da fare per apparecchiare la tavola mentre Edo le propose una crociera da fare insieme in estate, elencando una serie di itinerari fra i quali scegliere. Linda era esterrefatta, poi ripensò alle parole della bisnonna: “fa sparire le ombre scure, riportando il buonumore…” e una lucina si accese nella sua mente: forse le dicerie sulla sua antenata non erano solo fantasie, forse quel prodotto prodigioso funzionava anche sugli esseri umani.
Decise di annullare la riunione con le amiche: lo Smacchian l’avrebbe tenuto solo per sé.
La bisnonna avrebbe approvato.
Lasciò che i figli premurosi le servissero la minestra fumante, immaginandosi già distesa al sole dei Caraibi.

(dedicato alla straordinaria Linda e alla sua simpatica famiglia, che perdonerà l’esigenza narrativa…)