Tante donne, forse più dell’originale: il film che racconta il Cav

di Elena Giuliano per IL7 Magazine

Altro giro, altro materiale incandescente da maneggiare con molta cura per Paolo Sorrentino. È finalmente uscito nelle sale “Loro 1”, il primo capitolo della quasi saga sulla vita di Silvio Berlusconi (o almeno così ci era stato detto). Si perché la prima impressione che si ha per un’ora abbondante durante la proiezione è che forse non è propriamente del Cavaliere che si parla.
La sorpresa arriva già dalla prima scena: uno yacht in mezzo al meraviglioso mare pugliese e due soggetti apparentemente sconosciuti, gli stessi che domineranno insieme ad altri la scena per la maggior parte del film.
Infatti, si chiama “Loro” non “Lui” sebbene quest’ultimo, insieme a “Presidente” siano gli unici nomi con cui viene chiamato, come se Silvio Berlusconi fosse un Dio tiranno, che veglia su tutti, vede e provvede.
Ebbene, già dal principio si capisce quello che sarà il leit motiv di tutto il film, le donne, in tutte le loro sfumature (più fisiche che psicologiche), è come se l’unica merce di scambio possibile sia una ragazza bella e in forma, proprio come un tempo si barattava in cambio di capi di bestiame. Un tantino esagerato forse, o forse no, del resto solo “Loro” e cioè “le persone che contano” conoscono davvero quella realtà.
Così li chiama Sergio Morra (interpretato da Riccardo Scamarcio), un intraprendente uomo d’affari in voga nel giro che conta, forse diventato parte di quel Loro senza rendersene conto, impaziente come gli altri di poter incontrare e confrontarsi con colui che sa.
Silvio Berlusconi quindi c’è ma non si vede, una presenza oscura che come un burattinaio guida le azioni dei suoi discepoli che si fanno comandare senza proferire parola. È praticamente nell’ultima mezz’ora che avviene l’epifania di quest’uomo apparentemente così solenne ma infondo un “tenerone”. Viene toccato un lato del personaggio che nessuno conosce, quello del semplice marito, intento a riconquistare la fiducia di Veronica, una moglie ormai troppo rassegnata alla realtà dei fatti. Un po’ come una Sandra e Raimondo di noialtri, il berlusca e sua moglie passano momenti intimi, quasi come una coppia normale, fra passeggiate in barca e serenate, il cavaliere pare proprio un cavaliere, attento solo ai veri valori della vita.
Toni Servillo sembra sia ancora una volta quasi meglio dell’originale, ma il materiale su di lui è ancora troppo poco per potersi sbilanciare.
Riguardo a Sorrentino, niente da dire se non forse due parole. Non manca il simbolismo felliniano certo (il rinoceronte che corre per le strade di Roma e l’agnellino che muore sotto un condizionatore) , ma per arrivare alla sottigliezza raggiunta ne “La Grande Bellezza”, ne deve passare di acqua sotto i ponti, fosse anche solo per i dialoghi decisamente più poveri rispetto al Sorrentino che noi tutti conosciamo.
Si parla poco, ci si dimena tanto in questo film che, mantiene quel suo velo di austerità ma raggiunge una descrizione meno elevata dei personaggi e delle situazioni, tutto si può ridurre al sesso e alla droga che sono gli elementi che forse dominano le sorti di tutti i personaggi narrati. Sullo sfondo, come già detto, un silente osservatore che, si spera forse nel secondo capitolo, verrà alla luce per creare scompiglio. Certo, arrivare addirittura a spezzare un’opera dev’essere stato di certo un artificio artistico bello e buono, nessuno vuole pensare che sia stato fatto per una becera manovra di marketing.
Non ci resta che aspettare e sperare quindi, di poter uscire questa seconda volta dalla sala, ma a bocca aperta.