La dirigente della agonizzante Fondazione Teatro Verdi non accetta di ridimensionarsi lo stipendio: il Cda la rimuove

La Fondazione “Nuovo Teatro Verdi”, voluta da Domenico Mennitti e un tempo forte della partnership con l’Amministrazione provinciale (poi uscita dalla società) è in perdita da anni e necessita di una riorganizzazione complessiva perché i costi di un tempo non sono più sostenibili. L’Amministrazione Carluccio, sin dal suo insediamento, ha intrapreso un percorso che si è concretizzato con il piano d’impresa proposto dal Cda della Fondazione, con ridimensionamenti di tutti i costi, ma di salvaguardia dei posti di lavoro.
Il 50 per cento di questi ultimi, ossia della spesa per il personale, era rappresentato dallo stipendio della dirigente, Daniela Angelini: 120 mila euro lordi all’anno, oltre 3.500 euro netti al mese. Sia alla Angelini, che al direttore artistico Carmelo Grassi e al resto del personale, è stato proposta una decurtazione della somma, in modo da incidere in maniera netta sul bilancio. Tutti si sono adeguati, compreso Grassi, ma non la Angelini.
Questa mattina, il Consiglio d’amministrazione della Fondazione, preso atto che tale decisione andava a pesare in maniera decisiva sulla situazione economica (con un rischio di tracollo) è stata assunta la decisione di licenziarla. Questo il testo della nota diffusa dall’Amministrazione comunale.

“L’Amministrazione comunale, all’atto del suo insediamento, (tenuto conto dell’uscita del socio Provincia di Brindisi) ha deciso di intervenire sulla Fondazione “Nuovo Teatro Verdi” per tentare di risanare bilanci largamente in perdita da anni e che incidevano in maniera sensibile sulle casse del Comune. Tra l’altro, ha dovuto prendere atto del quasi totale azzeramento del fondo di dotazione originario.
Il Cda della Fondazione ha proposto un piano d’impresa, il ridimensionamento di tutti i costi, a partire dal contenimento di tutti quelli generali, sino ad arrivare a quello del personale (con l’obiettivo comunque di tutelare tutti i posti di lavoro).
Pertanto, già a settembre, è stato proposto alla dirigente, al direttore artistico e agli altri dipendenti di accettare un ridimensionamento dei contratti per far sì che si potesse avviare un piano di contenimento delle spese senza operare tagli sui posti di lavoro.
Mentre il direttore artistico e gli altri dipendenti, consapevoli della situazione economica di estrema difficoltà, hanno accettato la proposta avanzata dal Cda, la dirigente – nonostante varie sollecitazioni – ha ritenuto di non aderire al tentativo di accordo e non ha accolto la proposta di ridimensionamento dei suoi emolumenti (che incidevano da soli al 50 per cento del totale della spesa del personale).
A fronte di questa scelta, avendo avuto avallo dalla lettura della bozza della situazione patrimoniale ed economica al 31 dicembre 2016 che conferma una situazione altamente deficitaria della Fondazione, preso atto di ciò, il Cda non ha potuto che procedere alla cessazione del rapporto con la stessa dirigente”.