Riapre il Monumento, Brindisi si riappropria di un suo simbolo. Con la terrazza più bella della Puglia

Domenica 2 aprile 2017, dopo 586 giorni riapre al pubblico il Monumento al Marinaio, uno dei simboli della città di Brindisi. La cerimonia si svolgerà alle ore 12 nel piazzale superiore, davanti all’ingresso del Monumento, subito dopo la messa che – come ogni prima domenica del mese – si svolge nella cripta sottostante, celebrata da don Sergio Vergari, parroco della Cristo Re. Il Monumento sarà aperto al pubblico ogni sabato, domenica e lunedì dalle 7 del mattino alle 20. Sono previste aperture straordinarie in occasione dell’arrivo dei crociertisti e di comitive organizzate. Per tutelare la sicurezza dei visitatori, e alla luce del drammatico evento dopo il quale il Monumento restò chiuso, sarà prevista la presenza continua di due operatori della Multiservizi, uno all’ingresso e uno di sorveglianza sulla terrazza.

 di Giancarlo Sacrestano

Il 18 ottobre 1919, l’ammiraglio Paolo Emilio Thaon de Ravel, comandante in capo delle forze navali italiane del basso Adriatico, concesse alla città di Brindisi la croce al merito di guerra per il contributo della città al conflitto mondiale appena concluso. E’ utile ricordare oggi quanto sia stato notevole: 207 azioni navali e aeree, 30 incursioni aeree nemiche, 14 aerei nemici abbattuti, 660 bombe nemiche sulla città, 227 unità da guerra concentrate nel porto contemporaneamente ad altre unità alleate, 504 crociere e 202 viaggi per il salvataggio dell’esercito serbo.

L’ammiraglio, nella motivazione, elogiava propriamente la popolazione brindisina che non ha mai piegato l’animo nonostante le continue incursioni militari subite per mare e dal cielo, e per “le numerosissime vittime causate dalla ferocia nemica e le privazioni indicibili causate dalla sospensione di ogni traffico”.

Il 6 ottobre 1924 il Consiglio comunale di Brindisi, come a sottolineare un bisogno dal basso, sentito e condiviso, deliberava di stanziare 50.000 lire per la realizzazione di un monumento ad dedicare ai caduti in mare. Alla volontà di onorare con un opera maestosa la memoria dei circa 6000 marinai d’italia caduti durante la prima guerra mondiale, riportano le cronache del tempo, parteciparono anche le città di Trieste e La Spezia.

Sull’onda di un entusiasmo condiviso e la partecipazione accorata delle autorità locali e nazionali, Brindisi venne scelta alle altre due importanti basi della marina italiana.

A Brindisi presero corpo e sostanza iniziative e collette pubbliche come quella sostenuta dai concerti del tenore leccese Tito Schipa o alla emissione francobolli che esaltarono a Brindisi e nei brindisini un sentimento ed un energia di rinnovata speranza.

Con un concorso pubblico fu scelto tra decine di progetti per la realizzazione del monumento, quello firmato dall’architetto Luigi Brunati e lo scultore  Amerigo Bartoli, avente per titolo “STA COME TORRE”.

Con una tempistica di cui non abbiamo memoria, i lavori di ideazione, concorso, progettazione, appalto e realizzazione si susseguirono senza soluzione di continuità.

Il 4 novembre 1933, alla presenza del re e numeorse autorità, veniva inaugurato il maestoso timone con la suggestiva cripta dedicata a Maria Stella maris.

L’opera bronzea che ne raffigura le fattezze riprende, piccola curiosità terrena, le umane sembianze della signora Virginia Lavagna, modella amica di Bartoli.

Il sacrario è memoria e non tomba, luogo di riflessione e preghiera da cui il visitatore riprende il legame con la storia, il suo carico di responsabilità, ma anche la sua ritrovata energia per sperare nel domani.

Concepita come chiglia di nave, lo sguardo del visitatore che si proietta verso l’alta e snella processione di pilastri innervati nella struttura, lo invita alla perlustrazione degli abissi marini, vera tomba liquida, ma punto di convergenza invece è un piccolo cerchio di luce sulla verticale della rappresentazione bronzea della Madonna, chiamata a rappresentare visivamente la mediazione tra l’abisso e scuro baratro e la luce che illumina l’infinito.

All’interno dell’altissimo monumento e a fare da processione ad una scala elicoidale, le sale di un’area museale, sino a giungere in vetta da dove lo sguardo vertiginosamente rotea per la visione mozzafiato della intera città e del suo suggestivo porto.

Nel 2014, il monumento e la cripta sono passati dalla marina al comune di Brindisi che ne è divenuto unico titolare proprietario.

Esatti 90 anni dopo la delibera che ne aveva fortemente espresso la volontà di costruirlo.

Il monumento tutto, nella cripta in particolare, si conserva, si onora e si promuove la storia di chi, col sacrificio supremo della vita, ci ha reso popolo libero.

Dal settembre 2015, centenario dell’affondamento della corazzata “Benedetto Brin” su iniziativa di ASSOARMA, ogni prima domenica del mese, è officiata una cerimonia di ricordo, per mezzo di una riflessione storica che richiama alla memoria il legame tra gli accadimenti di ieri e la loro importanza per costruire il domani. La Santa messa che segue in suffragio dei caduti è per i credenti il momento di comunione intensa ed intima con le vittime di ogni conflitto cadute negli abissi del mare.

A puntualizzare i momenti più intensi della celebrazione eucaristica è il tocco della campana di bordo della corazzata Benedetto Brin.

Il Monumento è alto 54 metri dal piazzale superiore e 68 metri dal piazzale sottostante; richiama nelle sue linee architettoniche il timone di una nave e contiene una cripta votiva realizzata ad arcate ogivali con navata centrale ad otto nicchie al cui interno vi è sistemata la statua in bronzo della Madonna Stella Maris. Sulle pareti sono incisi i nomi dei 5922 marinai caduti durante la Grande Guerra e nel 1968 fu posizionata la campana di bordo della Corazzata “Benedetto Brin” affondata nel porto di Brindisi nel 1915 e ritrovata nel 1968 durante i lavori di dragaggio del porto. Ai lati del Monumento trovano posto due cannoni appartenenti a sommergibili austro-ungarici, risalenti sempre alla prima guerra mondiale, mentre, contrariamente come si è sempre ritenuto, secondo una nota dell’Ammiraglio di Divisione Claudio Confessore  alla base del monumento non trovano posto le ancore delle corazzate austriache “Viribus Unitis” e “Teghetoff”, bensì quelle dell’incrociatore leggero austriaco “Saida” ceduto nel 1920 alla Regia Marina, in ottemperanza al trattato di pace con l’Austria, ed entrato in servizio nel 1921 col nome di “Venezia”. Le ancore delle navi austriache “Tegetthoff” e “Viribus Unitis” sono invece sistemate davanti al Ministero Marina a Roma e al Museo Navale di Venezia.

Le ancore, che ancora oggi sono presenti alla base della scalinata che conduce all’ingresso del Monumento, furono sistemate non prima del 1938.

Nella nicchia sita in cima al Monumento, nel dicembre 1955 fu posta una statua della Madonna del peso di circa 10 tonnellate, mentre nel 1965 nel piazzale antistante la cripta veniva inaugurata l’Ara Votiva con una “fiamma perenne”. Durante la cerimonia vennero scoperte, all’interno della cripta le lapidi dedicate ai Caduti della Marina Militare nella 2^ Guerra Mondiale.