Preziosi fa il Don Giovanni al Nuovo teatro Verdi

Con un classico per eccellenza come il «Don Giovanni» di Molière, Alessandro Preziosi torna al Teatro Verdi di Brindisi, mercoledì 24 febbraio (sipario ore 20.30), nella duplice veste di regista e interprete. L’attore napoletano completa così, con un allestimento tecnologico e multimediale, una sua ideale trilogia di racconti ambientati nel Seicento, iniziata nel 2008 con «Amleto» e proseguita con «Cyrano de Bergerac», per il quale ha ricevuto nel 2014 il premio «Maschera d’oro del teatro italiano» per il miglior monologo. Don Giovanni è il prototipo del libertino assoluto e dissoluto che trae piacere nel sedurre e abbandonare una donna dopo l’altra.

Porta una maschera e inganna il mondo, seducendolo con la sua arte di affabulatore, ma in questa rilettura non è un banale casanova da strapazzo, che colleziona le donne per piacere o per svago, e nel rispetto delle intenzioni di Molière asseconda una forte volontà di potenza, un desiderio di affermazione di sé che nasce da un vuoto interiore, dalla noia e dal timore di fallire. Inutili i tentativi del fedele Sganarello, interpretato da Nando Paone, che cerca di condurlo sulla retta via, inutili anche le reazioni di Donna Elvira, ruolo di Lucrezia Guidone, altra vittima che ha perfino abbandonato il convento per seguirlo.

Don Giovanni, infatti, è anzitutto un manipolatore: seduce indiscriminatamente con la sua personalità uomini e donne, usando la parola come un grimaldello, che gli serve per spezzare le convinzioni dei benpensanti e abbattere ogni limite etico, fino a prendersi gioco di tutti («Signora, io vi confesso che non posseggo il talento della finzione»). Il Don Giovanni di Preziosi diventa un paladino degli ipocriti che al tempo stesso smaschera le ipocrisie degli altri. E alla fine trionfa proprio per questo: perché getta la maschera della società incarnando i cattivi pensieri e le ipocrisie del mondo in cui vive. La scelta artistica nasce proprio dalla contemporaneità del classico ed è un omaggio al teatro, alla scrittura e all’immaginazione. Era il 15 febbraio del 1665 quando il «Don Giovanni» di Molière venne rappresentato per la prima volta a «Palais-Royal» a Parigi. Sulla Francia regnava il Re Sole, erano ancora lontani gli anni della rivoluzione del 1789, l’illuminismo e Napoleone. Sono passati secoli, eppure il «Don Giovanni» non ha mai perso l’interesse del pubblico. Le versioni del mito sono ben superiori alle donne sedotte dall’incallito ammaliatore sivigliano contando oltre quattromila riscritture.

Numerose erano state le rappresentazioni teatrali con protagonista questo personaggio, la cui immensa fortuna letteraria era cominciata nel 1630, quando Tirso de Molina, probabilmente ispirandosi a racconti popolari dei padri Gesuiti che ne facevano il prototipo dell’eretico blasfemo, scrisse il suo «Burlador de Sevilla». Fu in seguito ripreso dalla commedia dell’arte italiana, che lo introdusse nel suo repertorio marcando gli aspetti comici della vicenda. Molière attinge alle fonti italiane e le rielabora per ricavarne un suo personale «Don Giovanni», ritraendolo come un personaggio raffinato, cinico, dissacrante, in aperta opposizione con le convenzioni sociali, pronto a burlarsi anche della religione. «È come se il protagonista fosse ritagliato da una tela del Seicento – ha spiegato Alessandro Preziosi -, idea che mi è venuta visitando l’Ermitage di San Pietroburgo dove mi sono immaginato che tutti i personaggi dipinti uscissero fuori dai quadri animandosi. Il mio Don Giovanni è un personaggio giovanile, simpatico, gioioso.

Ho cercato di sovrapporre tutti i Don Giovanni che sono stati scritti nei secoli, da Tirso de Molina a Stravinsky passando per Mozart, tanto che, come il personaggio dice nella prima scena, forse il mito è così eterno che quel personaggio non è mai morto».

Si comincia alle ore 20.30 Durata: due ore e 10 minuti più intervallo Per tutte le informazioni www.fondazionenuovoteatroverdi.it Tel. (0831) 229230 – 562554