“Cattati lu Brindisi”: nel silenzio generale solo i tifosi si mobilitano per tentare il salvataggio

“Il Brindisi non deve morire”, “Salviamo il Brindisi Calcio”, “Cattati lu Brindisi” sono gli slogan che maggiormente si incontrano sul Web ma anche su bianchi lenzuoli e striscioni disseminati in città e, insieme, rappresentano un segnale d’allarme ed un grido di dolore lanciato dai tifosi biancazzurri che, a prescindere dai messaggi più o meno rassicuranti sulla tenuta della società che provengono da via Benedetto Brin, sono consapevoli che questa volta il Brindisi, e per Brindisi intendo il glorioso e blasonato club con cento e passa anni di storia, potrebbe davvero morire senza avere la forza di rinascere dalle proprie ceneri come accaduto, invece, nel 1990 quando alla Brindisi Sport succedette il Brindisi Calcio 1920, nel 2004 quando al Brindisi Calcio 1920 succedette il Football Brindisi 1912 e, in tempi assai recenti, quando al Football Brindisi 1912 succedette la Ssd Calcio Città di Brindisi in tutti e tre i casi, regolamento federale alla mano, si riuscì a mantenere in vita il titolo sportivo grazie ai considerevoli esborsi in denaro da parte di gruppi di imprenditori sempre e soltanto brindisini che se ne fecero carico.
Nel 1990, un mese dopo la sconfitta nello spareggio di Cosenza, furono i vari Roy Maglio, Ronzino Pennetta, Uccio Mitrotta e Giustizieri a mettere insieme circa 200 milioni delle vecchie lire per poter ottenere la possibilità di ripartire dalla serie D dopo che fino all’anno precedente la Brindisi Sport di Mimmo Fanuzzi aveva lottato ad armi pari con Foggia, Cagliari e Palermo per ritornare in serie B.
Nel 2004, dopo il ciclone Salucci, ed a poche settimane dalla finale play off per la C1 contro il Vittoria, comparvero presso lo studio del notaio Braccio in piazza Cairoli gli imprenditori Ferrarese, Cannone, Giurgola, Bagnato, Mazzarella e i fratelli Rino, Giuseppe e Francesco Barretta per costituire in tutta il Football Brindisi 1912 ed ottenere tramite il Lodo Petrucci ed un esborso in denaro di circa 250.000 euro la possibilità di salvare il titolo sportivo ripartendo dalla massima categoria regionale cioè il campionato pugliese di Eccellenza.
Nel 2011, dopo l’esperienza Galigani-Pupino e la non iscrizione al campionato di Lega Pro, da Palazzo di Città un gruppo bipartisan formato dall’allora vice sindaco Mauro D’Attis e dai consiglieri comunali Angelo Rizziello, Salvatore Brigante ed Antonio Monetti, la politica brindisina si impegnò nella ricerca di un gruppo di imprenditori che potesse, attraverso la costituzione di una nuova società, chiedere alla lega di poter acquisire il titolo sportivo della società radiata, ripartendo da un campionato dilettantistico ed il 29 luglio 2011 si presentarono dinanzi al notaio Corrado tre imprenditori brindisini e, precisamente Giuseppe Roma, Guido Sernicola e Roberto Quarta che denominata la neonata società Ssd Calcio Città di Brindisi proprio a significare la stretta correlazione con la città messapica e la civica amministrazione, riuscì attraverso una interpretazione innovativa dell’art.52 NOIF, strettamente caldeggiata in prima persona dal sottoscritto e fatta propria dal sindaco Mennitti che si espose in prima persona, a ripartire dalla serie D – anziché dal campionato regionale di Eccellenza come invece ci si era quasi rassegnati a fare – tramite l’esborso, sull’unghia, di 300.000 euro.
In tutti e tre i casi fu l’orgoglio brindisino ad uscir fuori nel momento più buio ed a far si che si potesse immediatamente rinascere per evitare che la passione di migliaia e migliaia di concittadini andasse tradita e delusa, nella contingenza attuale in cui gli scricchiolii del sodalizio calcistico sono più che evidenti, il segnale d’allarme sembra che sia stato captato solamente dai tifosi che, generosamente, si stanno dando da fare e si stanno scervellando nel tentativo di trovare una soluzione che possa allontanare lo spettro di un nuovo e, questa volta, ancor più nefasto fallimento.
All’orizzonte non si vedono né movimenti sul piano politico ed istituzionale né, tanto meno, sorgende cordate di imprenditori locali né tampoco forestieri che si stiano organizzando per provare a risollevare le sorti del calcio cittadino evitando, se possibile, di dover ricorrere ad una nuova società, ad una nuova denominazione e ad una nuova ripartenza dal basso per la quarta volta in un quarto di secolo.
Nel silenzio assordante dell’Amministrazione e nella stasi più assoluta della classe imprenditoriale cittadina a provare a smuovere un po’ le acque e scuotere dal torpore ci stanno provando, come accennato prima, i tifosi: quelli della Curva Sud – che si sono dati appuntamento domenica mattina alle 11,00 al Cesare Braico – con una raccolta fondi che nell’immediato possa dare un qualche sollievo alle tasche dei calciatori biancazzurri impegnati nella lotta per i play off, quelli della Pro Brindisi che, attraverso una iniziativa che sembra destinata a diffondersi capillarmente, hanno deciso di costituire una fondazione che, sull’esempio di quanto accaduto un paio di anni addietro nella vicina Taranto, possa essere di supporto, anche dal punto di vista economico oltre che della partecipazione societaria, per la prossima stagione agonistica.
Si tratta di iniziative sicuramente meritorie ed anche commoventi per la passione che ci viene messa da parte dei promotori ma che da sole non possono bastare a garantire un futuro radioso al calcio brindisino per cui è necessario che ognuno in città faccia la sua parte, mettendo da parte invidie o vecchi rancori, rimboccandosi le maniche e cominciando a lavorare concordemente in un’unica direzione, quella del Brindisi calcio.
Alessandro Caiulo