Basket, per i giovani arbitri più insulti che rimborsi

di Felice Rizzo per IL7 Magazine

Zoom puntato sugli arbitri. Brindisi è sempre stata una fucina di bravi direttori di gara, che in varie epoche hanno calcato i parquet della Serie A: da Melone a Portaluri, da Corsa a Malerba, da Carone a Panzera, agli attuali Morelli, Capozziello, Caforio e Bartolomeo, la provincia è stata sempre il faro trainante dell’intera regione.
Ma viene da chiedersi quali qualità e quantità sono riscontrabili, oggi, nelle serie minori, che fanno da trampolino di lancio per i massimi livelli.
Sentiamo cosa ne pensano alcuni noti “addetti ai lavori” della nostra provincia:
Mino Corsa (Brindisi, ex-arbitro internazionale): il problema esiste a Brindisi ma più in generale dove la crisi ha colpito in modo più incisivo. Perché la crisi ha provocato quasi un azzeramento delle attività giovanili: è risaputo che i campionati minori e giovanili sono la palestra dove crescono e si reclutano i giovani arbitri. Quindi la FIP deve assolutamente ridurre le spese a carico delle società per invogliare a rioccuparsi dei vivai. Non c’è soluzione altrimenti. Infatti tante squadre non potendo sostenere i costi ufficiali FIP si rivolgono per l’attività a organizzazioni non olimpiche dove i costi sono decisamente inferiori. Vorrei sfatare anche due luoghi comuni: sento dire che i giovani non sono seguiti come in passato…. No,non incensiamo il passato: noi siamo maturati con l’esperienza sul campo. I dirigenti arbitrali di oggi sono all’altezza; purtroppo le partite sono poche, il livello è sceso di molto e si matura solo arbitrando, non con le sole lezioni in aula che pure servono. Ed ancora sento dire che i giovani non sono umili: non credo in questo, sono insicuri, non applicano il buon senso. Ecco queste cose le si acquisiscono con l’esperienza. Arbitrare il più possibile e ricordarsi che un elegante, discreto, sorriso a volte calma gli animi più di un provvedimento.
Francesco Iaia (Brindisi, Istruttore Mini-Arbitri): Da sempre Brindisi è stata un’isola felice per il mondo arbitrale; una scuola che ci invidiava la Penisola intera e che sfornava talenti ad ogni annata.
Poi una …pausa di riflessione ed una relativa battuta di arresto: pochi gli innesti a livello nazionale.
Oggi la provincia di Brindisi punta su un gruppo di giovani ben affiatato, seguito ad ogni gara da un tutor/istruttore/osservatore che non manca di suggerimenti tecnici per il suo miglioramento. Anche noi adesso dopo essere ripartiti, possiamo dire di avere dei gruppi 98/99/2000/01/02 che probabilmente saranno lo zoccolo duro del nostro futuro nel mondo arbitrale. Sarebbe ingiusto, però, parlare solo di “rose e fiori”: un aspetto negativo è probabilmente la loro giovane età che fa pagare uno scotto superiore alle aspettative del campionato (serie D – Promozione – 1^Divisione). Una sfida che cancelleremo strada facendo con la maggiore esperienza dei nostri ragazzi. Come proposta di crescita di botto risponderei che i dieci euro circa di rimborso della gara probabilmente non ripagano degli insulti ricevuti ad ogni partita; così come una tessera di libero ingresso per andare a vedere della vera pallacanestro anche a 15 anni non sarebbe affatto un incentivo “educativo” da poco!
Francesco Lavino (Mesagne, ex-arbitro nazionale): esiste poca sinergia tra arbitri e ambiente, società, giocatori e allenatori. La vera crescita di un arbitro passa dal vivere e aver già vissuto il basket da vicino all’interno dei protagonisti. Molto spesso vi è distacco tra classe arbitrale e tutto il resto del movimento, tanto da far percepire l’arbitro un corpo estraneo o addirittura un avversario. Bisognerebbe ripartire dalle basi – scuole e soprattutto società – per un buon reclutamento; nello svolgimento dei campionati giovanili Under 13 ed Esordienti si potrebbe affidare la direzione delle gare a due tesserati di entrambe le società (intanto si coprirebbero tutte le partite e si avrebbe più scelta di selezione di ragazzi predisposti all’attività). Ma soprattutto maggiori attività di tipo scolastico, organizzazione di campionati studenteschi interni o esterni e maggiore coinvolgimento degli alunni interessati a questa carriera.
Gianfranco Mellone (Mesagne, ex-arbitro nazionale e, successivamente, Responsabile Regionale CIA): Brindisi è in calo sia come quantità e ovviamente anche come qualità. È un problema intanto della FIP che investe poco e male nel settore arbitrale. Molti giovani ai primi fischi vengono mandati allo sbaraglio e alle prime difficoltà abbandonano; i rimborsi spese sono insignificanti (nonostante le esose tasse che le società versano) e spesso vengono incassati dopo qualche mese, costringendo così gli arbitri ad anticipare le spese vive di trasferta. A livello regionale il problema non cambia: i ragazzi che ci sono fanno il possibile, spesso facendo tanti sacrifici per quella che rimane una passione.
La soluzione è una sola: più investimenti da parte della FIP, magari risparmiando sul settore squadre nazionali dove esistono tanti sprechi. Le belle cifre che la FIP intasca dai NAS di società scomparse potrebbero in parte essere dirottati su questo settore; invece, ai più giovani viene data appena una maglietta e spesso abbandonati alle loro capacità senza un tutor che possa garantire la loro crescita tecnica e comportamentale (ai nostri tempi eravamo obbligati, quando liberi da designazioni nazionali, ad accompagnare e rassicurare in gara le nuove leve). Sento dire che oggi c’è più arroganza nei giovani fischietti; né più né meno come 30 anni fa, alcuni intelligenti altri arroganti (come fra i giocatori e gli allenatori, del resto).