Calcio, stella del Brindisi anni ‘40: Argentieri ha 97 anni

di Alessandro Caiulo per IL7 Magazine

Lo scorso 27 aprile ha compiuto 97 anni Ugo Argentieri, stella di prima grandezza del firmamento calcistico brindisino degli anni Quaranta, di quel Brindisi, cioè, di cui facevano parte anche Raffaele Pierini ed il compianto Colucci, che nell’immediato dopoguerra calcò per la prima volta nella sua storia i brillanti palcoscenici della serie B. Di lui, Raffaele Pierini, ricorda: “formavamo una coppia d’attacco strepitosa ed affiatatissima, dal momento che quando batteva il calcio d’angolo lui nove volte su dieci io facevo gol schiacciando di testa in rete, il suo unico limite era la lentezza, ma sui calci da fermo Argentieri era davvero eccezionale”.
Ma Ugo Argentieri, a tempi della serie B, era già una leggenda perché fu lui a meritarsi l’appellativo di “eroe di Catania” che ancora l’accompagna non solo per aver fatto parte di quello sparuto drappello, appena nove giocatori, che nel gennaio 1941, in pieno periodo bellico, riuscì a raggiungere fra mille difficoltà la città siciliana per disputare un impari incontro in doppia minoranza numerica contro l’undici etneo, ma perché fu anche l’autore di un incredibile gol che consentì ai biancazzurri di pareggiare l’iniziale svantaggio e terminare l’incontro sull’1 a 1.
Fecero parte di quella spedizione oltre ai brindisini doc Argentieri e Colucci, il portiere Rocco, l’albanese Lambi, in procinto di passare al Bologna in serie A, Chiara, Costantino, Leonetti, D’Addato, e Gervasutti; tutti gli altri calciatori, essendo militari di stanza a Brindisi, non furono autorizzati a lasciare le caserme ed a partire per la lontana trasferta.
Fu una gara veramente epica, dagli incredibili contenuti agonistici, iniziata in salita per il gol fulmineo del Catania già alla prima azione di gioco, dopo di che i siciliani si catapultarono furenti in avanti per segnare ancora e chiudere subito la partita. Ma fu il Brindisi, intorno alla mezz’ora, nel corso di un’azione di alleggerimento a trovare il gol grazie ad un provvidenziale colpo di testa proprio di Ugo Argentieri, su millimetrico traversone dalla destra del marinaio Gervasutti, l’unico militare che era stato autorizzato a partire al seguito della squadra.
Seguì un’ora di autentico assedio alla porta difesa da Rocco, con il Brindisi rintanato nella propria area, fino all’agognato fischio finale.
Fu proprio Argentieri, intervistato pochi anni dopo quell’impresa a descrivere cosa successe dopo il triplice fischio finale: tutti i soldati tedeschi invasero pacificamente il campo per festeggiare i nostri atleti. Dietro i tedeschi vennero i catanesi che sportivamente ci abbracciarono e portarono in trionfo, il presidente Roma piangeva come un bambino, ma le sue non furono le sole lacrime a bagnare la terra di Sicilia, la gioia era grande e legittima. Figuratevi che la sera il presidente ci offrì un cenone con finale di paste e liquori, il che, dati i tempi e la notoria parsimonia del presidente, era veramente uno strappo alla regola. Anche l’arbitro, a fine gara, dispensò pacche sulle spalle, diede la mano, ad uno ad uno, a tutti i calciatori brindisini, affermando che in vita sua non aveva mai assistito a niente del genere e che avrebbe ricordato per sempre questa partita.
Tutti i giornali nazionali esaltarono questa impresa, descrivendo la partita nei minimi particolari.
Argentieri, però, non è stato solo uno dei più grandi calciatori biancazzurri degli anni quaranta, ma, a metà degli anni cinquanta, in uno dei periodi più neri del calcio cittadino, assunse anche l’onere della conduzione tecnica della squadra per tirarla fuori dal pantano del calcio regionale in cui era precipitata.
Ma noi in occasione del suo novantasettesimo compleanno preferiamo ricordarlo soprattutto per quella partita a Catania per continuare a rendere onore attraverso di lui, a quel manipolo di antichi eroi di cui Ugo Argentieri rappresenta il più alto vessillo.