Il 10 settembre 70 anni di Brindisi Capitale

Il prossimo 10 settembre, Brindisi celebra il 70esimo anniversario della sua elevazione a capitale d’Italia. Per un periodo di esatti 5 mesi, sino al 10 febbraio del 1944, nella città dei messapi ebbe sede il re e il governo. Furono varati provvedimenti essenziali per la rinascita del Paese e la salvaguardia di valori che, generati nel risorgimento rappresentano le ragioni del popolo italiano. Nella città di Brindisi, sopravvisse il tricolore, il vessillo nazionale, la bandiera che in quel tempo convulso, in molte parti d’Italia veniva ammainata e sostituita con quella dei Paesi stranieri che dal 9 settembre, sul suolo nazionale incrociarono le armi. Solo al piccolo, insignificante ma insopprimibile “Regno del Sud” così si chiamò quel lembo di terra patria libero dagli eserciti stranieri a cui capitale era chiamata proprio la città di Brindisi, il consesso internazionale delle potenze mondiali, riconobbe il diritto di fregiarsi della bandiera tricolore, la stessa che nata il 7 gennaio 1797 e sventola su tutto il Paese dal 17 marzo 1861.

Le condizioni, politiche interne ed internazionali, che condussero Brindisi alla breve, ma assai significativa condizione di “Capitale”, sono certamente complesse e per molti tratti coincidono con il declino di un modo di concepire il potere, la dittatura, la sua ideologia, il fascismo, il suo stesso leader, Benito Mussolini. La finalità di questo contributo scritto a distanza di esatti 70 anni dagli accadimenti, sarebbe stato quello di realizzare una semplice memoria e liberare un dialogo, sempre necessario, per rilanciare le ragioni che ci hanno costruito e progettare il futuro, ma questo percorso fatto di riletture e di rivisitazioni è interdetto da un macigno di cui noi di Senza Colonne abbiamo, ahinoi, testimoniato l’esistenza. Nel settembre del 2010, proponemmo che all’ingresso della città fosse affisso un cartello di segnaletica con la semplice dicitura “Brindisi, già capitale d’Italia”. Alla proposta seguirono il plauso e qualche parola di sostegno, ma nei fatti, nulla.

Qualche mese dopo, ricorrendo il 150esimo dalla fondazione dello Stato unitario d’Italia, sostenemmo con una campagna di stampa fatta di articoli e da un manifesto, le ragioni di Brindisi Capitale. Ebbene in quella circostanza dovemmo rilevare quanto alto fosse il grado di indifferenza e persino di ignoranza. Alla domanda se fosse stato giusto coinvolgere Brindisi nelle celebrazioni insieme alle altre città che sono state capitali d’Italia, il 40% degli intervistati rispose di NO. Il 15%, non sapeva rispondere o neppure sapeva che Brindisi aveva ricoperto per un semestre il ruolo di capitale del Regno ed il rimanente 45%, seppure con forti distinguo, riteneva che in ragione di una pacificazione nazionale, Brindisi, come Salerno, avrebbe dovuto essere coinvolta, con Torino, Firenze e Roma alle celebrazioni nazionali. Nonostante siano trascorsi esatti 70 anni, un tempo sufficientemente lungo perché il setaccio della storia separasse la cronaca dalle opinioni, le emozioni dalle percezioni, alla semplice domanda: “Brindisi è stata capitale d’Italia?”.

Le risposte non sono univoche, ancorchè per molti Brindisini neppure si sa di cosa si parli. Pertanto le finalità che avrebbero dovuto sostenere questa iniziativa, ritengo, passano in secondo piano, dovendo ancora colmare un gap, che consiste nel modestissimo risultato di abbassare il tasso di ignoranza che offende una verità storica.

Rileggendo quelle risposte, vecchie di soli 30 mesi, ci si rende conto che gli accadimenti che condussero Brindisi al ruolo di Capitale, sono ancora oggi sottoposti al vaglio ideologico e si stenta molto a definire le ragioni di un fatto che può essere condiviso o meno, può piacere o dispiacere, ma è accaduto.

A solo titolo esemplificativo mi piace riportare alcune riflessioni che raccolsi allora.

“Per quanto Vittorio Emanuele III fosse un re vigliacco e pavido, era sempre il re d’Italia.E per quanto l’evento possa essere stato frutto di episodi casuali, è pur sempre storia d’Italia. E per questo io mi aggiungo a quanti difendono il ruolo di Brindisi, in quel periodo funesto, quale Capitale d’Italia”.Ps: che storia attuale però quella del re…. Angelo, San Pietro V.co | 10-01-2011

“Un passaggio storico capitato per caso a causa di un re vigliacco in fuga dai nazisti. Farebbe bene il nostro sindaco a pensare cose più serie, come dare un futuro alla città alle migliaia di disoccupati che non sanno dove sbattere la testa per portare il pane a casa. Non abbiamo bisogno di queste smancerie per vivere o di rappresentazioni teatrali al Verdi se poi i cittadini non possono comprare il biglietto se no a mezzogiorno non si mangia(oltre al fatto che le centinaia di omaggi a nostre spese sono indecenti). Caro sindaco pensi a dare sviluppo alla nostra città, crei attività dove il brindisino possa trarre benefici e lasci stare queste stupidaggini che come diceva un vecchio proverbio le chiacchiere non riempiono la pancia!” Davide, Brindisi | 10-01-2011

“Per alcuni un evento storico che non piace deve essere ignorato, per altri negato. Applicando lo stesso metro ad eventi meno recenti avremmo una storia completamente falsata e nessuna memoria storica credibile”. bruno, brindisi | 09-01-2011

“Brindisi capitale? Assolutamente no! Andremmo a legalizzare l’operato di Vittorio Emanuele III che – unica considerazione – dopo aver firmato l’armistizio, dichiarò guerra alla Germania nel tentativo di ingraziarsi gli Inglesi che, altrimenti lo avrebbero spodestato immediatamente. Nella seconda guerra mondiale ci furono 450.000 morti, di cui oltre la metà dopo l’8 settembre 1943. Sono dati storici, non chiacchere!” Gegè, Bari | 09-01-2011

“Ma che scherziamo? Brindisi capitale d’Italia! Brindisi fu solo il rifugio temporaneo di una dinastia vigliacca che lasciò due terzi dell’Italia nelle mani dei Tedeschi e della cosi detta Republica di Salò’ ,incluso me stesso”. Italo Monteleone, Wilmington ,Delaware,USA | 09-01-2011

“Nel settembre del 1943…con l’armistizio firmato con patti per noi meridionali e italiani assai onerosi e vergognosi gli alleati sbarcano nel mezzogiorno, controllano tutto. I tedeschi spariscono…e nel 1944,i tedeschi resistono in Italia e gli alleati avanzano lentamente, ma (noi) non siamo alleati, siamo sempre i nemici degli alleati”. onofrio, giovinazzo | 09-01-2011

“Un re alla cui radice c’erano: usurpazione di titoli, rapina delle ricchezze del Sud, genocidio del popolo meridionale, inizio di una migrazione biblica da parte delle genti del Sud. Era comunque un re, giusto ma un re di M….”. Pasquale, Reggio di Calabria | 09-01-2011

Tratto da Wikipedia: BRINDISI Tra il settembre 1943 e il febbraio 1944, successivamente alla fuga di Vittorio Emanuele III da Roma, la città offrì rifugio all’intera dinastia diventando a tutti gli effetti capitale d’Italia. Sei Mesi in un periodo storico molto rilevante . . . . giacomo, san vito dei normanni | 09-01-2011

“Stiamo parlando del “soggiorno” di un re (un vigliacco in fuga non sminuisce l’evento, se tale è un re) nella Città di Brindisi. Nonostante il titolo e la parte iniziale, questo articolo si sposta inspiegabilmente nella seconda parte a riferimenti storici legati a Bari. Credo ci fossero altri particolari da sapere, o da ricercare negli archivi, per rendere questo articolo interamente coerente al suo titolo”. giorgio | 09-01-2011

“La massoneria al completo si trasferì a Brindisi. Badoglio, noto responsabile della rotta di Caporetto, Vitt. Eman. III che volle entrare in guerra (I° G.M.) con un esercito totalmente impreparato, ma solo per “rinvigorire” il sentimento nazionale del Paese. Lo stesso fac-simile di re, con un colpo di Stato dette il potere a Mussolini e con un altro lo tolse.E’ la dinastia dei Savoia la vera colpevole di due guerre mondiali e di innumerevoli morti. Brindisi accolse una combriccola di vigliacchi e di massoni. La permanenza a Brindisi di quella banda di furfanti è una macchia per la città”. Pasquale, Reggio Calabria | 09-01-2011

“Quando dici che le autorità politiche locali volano basso: cosa c’entra Brindisi divenuta capitale d’Italia nel 1943 (in una occasione neanche tra le più onorevoli e neanche capitale di tutto il Paese ) con l’Unità d’Italia del 1861 a conclusione del Risorgimento? La Città di Brindisi ha ben altro da vantare nel campo storico, turistico, culturale…” Vito Domenico, Monopoli | 09-01-2011

“Un commento? Semplice! Nemesi storica: i Savoia , col “filibustiere” Garibaldi e i venduti generali e ministri borbonici, distrussero Il Regno delle due Sicilie (il più esteso e ricco d’Italia) e proclamarono l’Italia unita. Ma proprio al sud, nell’ex regno di Napoli, finirono la loro sporca gloria e persero il loro regno. E si passò alla repubblica”. Vitantonio, Lecce | 09-01-2011

Se la riflessione viene posta a livelli culturali più alti, la questione assume i connotati della critica ai fatte e alle persone. Storici di chiara fama, personalità della politica e giornalisti hanno ampiamente acclarato quegli stessi accadimenti e la loro riflessione si sposta legittimamente sul piano storico per rileggere il percorso di una nazione al fine di evitare la ripetizione di inutili errori. Di seguito alcune testimonianze che datano molto dietro nel tempo la consapevolezza culturale di un evento storico.

“il Re ha salvato la continuità dello stato” il governo italiano colmò l’incombente vuoto istituzionale, imponendosi agli alleati quale unico interlocutore legittimo”. Carlo Azeglio Ciampi, Presidente emerito della Repubblica Italiana.

“Sono, in proposito, assolutamente convinto che fu la salvezza dell’Italia che il Re, il governo e parte dello stato maggiore abbiano evitato di essere “afferrati” dalla gendarmeria tedesca e che il trasferimento (il termine “fuga” è, com’è noto, di matrice fascista e riscosse e riscuote però grande successo a sinistra) a Brindisi gettò, con il Regno del Sud, il primo seme dello stato democratico e antifascista ed evitò la terra bruciata prevista, come avverrà in Germania, dagli alleati”. Lucio Villari, storico (Corriere della Sera, 09-08-2001)

“debbo chiedermi cosa sarebbe successo se (il Re – nda) fosse rimasto nella capitale e fosse caduto, com’era probabile, nelle mani dei tedeschi. Vi sarebbero state nei mesi seguenti un’Italia fascista governata da Mussolini e un’Italia occupata dagli alleati, priva di qualsiasi governo nazionale. La fuga, fra tante sventure, ebbe almeno l’effetto di conservare allo Stato un territorio su cui sventolava la bandiera nazionale. Non è poco”. Sergio Romano, ambasciatore (Corriere della Sera, 23-06-06):

“Per l’ennesima volta nella sua esistenza, dunque, Brindisi giunge all’appuntamento con la storia. Questa città ha sempre avuto nei secoli una posizione e una funzione strategiche: porta aperta sull’Oriente durante l’impero romano, scalo di partenza di tutte le spedizioni verso le altre sponde del Mediterraneo fin dal tempo delle Crociate. Ad un tratto, per uno dei tanti casi inestimabili del destino, diventa per una manciata di settimane capitale d’Italia. Questo evento innesca una serie di circostanze storiche e politiche che sono diventate sedimentazione culturale ma sulle quali bisogna ancora indagare”. Antonio Maglio, giornalista (Quotidiano, 14 ottobre 1993)

Partendo da questi presupposti e traguardando gli obiettivi minimi di strappare all’oblìo e all’ignoranza il valore della città di Brindisi, nei prossimi giorni, verranno pubblicati, il racconto, la riflessione, la rilettura dei fatti di esatti 70 anni fa. Buona lettura