Angelo e Clelia, una tenera storia d’amore nata con la Grande guerra

In questi giorni si sta commemorando il centenario della Grande Guerra. In ricordo degli eroi che anche la città di Brindisi ha dato alla Patria scrivo questo articolo che parla di mio zio e mio padre due Brindisini doc che fecero la Grande Guerra. l’AMORE AL TEMPO DELLA GRANDE GUERRA.

di MARIA TERESA MOSCATELLI

La Grande guerra 15/18 era alle porte e già si parlava dei primi richiami. Mauro giovane padre era sicuro di non partire. Il suo lavoro di sarto all’Unione Militare era aumentato in modo impressionante. Purtroppo non fu così: la cartolina giunse puntuale. Partì lasciando il piccolo Francesco e la moglie Clelia in attesa di un altro bimbo.

Si può immaginare con quale gioia Mauro, in zona di guerra, attendeva l’arrivo delle lettere dei suoi cari lontani, la sua Clelia gli scriveva da Milano pagine piene di speranza, di trepidazione e d’amore, mentre da Brindisi, il padre e la sorella Brigida spedivano missive affettuose piene di incoraggiamento.

Purtroppo tutto finì il 16 luglio 1916. Mauro fu ucciso in Trentino. Il fratello Angelo si trovava anche lui al fronte e per 4 anni conobbe i disagi, i patimenti, il freddo, la fame, il caldo soffocante, la sete terribile e lo spettro della morte.

Dalle paludi del Piave ai ghiacciai del Trentino la sua vita passava da un fronte all’altro. Gli erano di conforto le lettere del padre e qualche pacco della cognata Clelia che nel suo grande dolore per aver perso il giovane marito, trovava in quel gesto la consolazione di alleviare le dure sofferenze che la guerra imponeva al fratello di lui.

Quando Dio volle, il 4 novembre 1918 arrivò la pace e Angelo attendeva il congedo che gradatamente avrebbe rimandato a casa tutti. Nel frattempo ai soldati erano concesse delle brevi licenze ed essi correvano dalle famiglie ansiose di riabbracciare i superstiti. Angelo non sempre andava a Brindisi dal padre, alcune volte si diresse a Milano dove vivevano Clelia e i piccoli nipoti.

Queste visite diventarono sempre più frequenti: la scusa era quella che il viaggio era più breve. La fine di ogni licenza era seguita da un nuovo invito che Angelo accettava con gioia. Qualcosa stava accadendo anche a Clelia; la sua grande ferita, piano piano si stava rimarginando, la sua casa, come il suo cuore, si riempivano della presenza di Angelo.

Per il caro Mauro aveva arredato la sua casa da donna innamorata, le tovaglie ricamate quando ricevevano gli amici, la camera da letto con le lenzuola candide e i copriletti preziosi, le coperti calde e le trapunte per il grande freddo. Preparare tutto questo era stato per lei un atto d’amore per quel ragazzo del Sud che la guerra le aveva rubato.

Aveva scelto gli innumerevoli oggetti che erano serviti a far sentire a suo agio il suo uomo in ogni momento e stare bene insieme, gli aveva comunicato il suo amore non solo cambiando pettinatura, mettendo una camicetta stirata di fresco, ma anche preparando il letto con lenzuola nuove e mettendo fiori freschi nei vasi. Tutto questo lavoro per rendere la casa armoniosa era apprezzato da lui che mai era entrato distratto e mai l’aveva amareggiata.

Quando però ormai credeva tutti questi gesti inutili, senza significato, la presenza saltuaria di Angelo la costringeva a ripeterli. Si rese conto che era una costrizione piacevole, aspettava con trepidazione ogni sua visita. Angelo piaceva anche alla mamma per non parlare dei bambini che adoravano quel giovane zio. Che presto avrebbero chiamato papà.

 

(Tratto dalla pagina “Brindisini la mia gente”)