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“Se non paghi, ti tiro la testa”: tre arresti per estorsione mafiosa ad Andria

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, ha disposto questa mattina, 20 ottobre, l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre uomini, ritenuti responsabili di estorsione, tentata e consumata, aggravata dal metodo mafioso, oltre che di detenzione e porto illegale di armi e materiale esplodente in luogo pubblico.
L’operazione è stata condotta dal Servizio Centrale Operativo — Sezione Investigativa di Bari e dalla Squadra Mobile della provincia BAT.
I tre indagati, tutti andriesi e di età compresa tra i 34 e i 38 anni, risultano già in parte noti alle forze dell’ordine: due di loro erano infatti già ristretti in carcere per altra causa. Fra gli destinatari dell’ordinanza figurano soggetti ritenuti elementi di vertice del clan Pesce/Pistillo, sul quale la DDA barese aveva già adottato provvedimenti cautelari nell’ottobre 2023 in seguito a un’escalation di violenza sul territorio.
Le indagini — avviate dopo la deflagrazione di un ordigno rudimentale collocato davanti al portone dell’abitazione privata di una delle vittime nel marzo 2023 — hanno permesso agli investigatori di ricostruire una serie di episodi estorsivi rivolti, a vario titolo e con modalità consumate e tentate, ad almeno quattro imprenditori locali impegnati in settori diversi dell’economia cittadina.
Le vittime, che sarebbero state soggette a “totale stato di sopraffazione” per il timore del potere intimidatorio dell’organizzazione, non avevano denunciato le richieste estorsive in quanto, secondo gli inquirenti, costrette al silenzio dal clima di paura e dal presunto controllo capillare del territorio esercitato dall’organizzazione: è questo il motivo per cui è stata contestata l’aggravante del metodo mafioso.
Dalle intercettazioni e dagli atti raccolti emergono toni intimidatori e minacce pesanti. In brani citati dagli investigatori si possono leggere frasi che prospettavano la paralisi dell’attività lavorativa in caso di mancato pagamento — “dobbiamo fare che ti devo bloccare tutto? (…) saltate!” — e minacce di violenza fisica: “non ti ho fatto niente ancora…già vai zoppo!…Se scendo ti devo frantumare tutto…il cervello te lo devo pestare!…”, oltre a ripetuti inviti a “mettiti in regola…ti devi sistemare…la testa te la tiro…”.
Marina Poci