
La questione va oltre l’eventualità che la richiesta di arresti venga o meno accolta dal Tribunale del Riesame: sugli affari che ruotano intorno al porto di Brindisi è stata avviata la più complessa e articolata inchiesta giudiziaria mai svolta nel quarto di secolo di vita dell’Authority. Lo testimoniano la mole di documenti prodotta dal sostituto procuratore Raffaele Casto: 440 pagine per supportare le richieste di arresti domiciliari nei confronti del presidente Ugo Patroni Griffi e del dirigente Francesco Di Leverano, oltre 500 pagine di decreti di intercettazione depositati per l’appello al Riesame. Un’indagine che per la prima volta mette in relazione i rapporti tra l’ente portuale e l’Amministrazione comunale di Brindisi, legati da un filo sottile proprio dalla presenza di Di Leverano, prima dirigente in piazza Matteotti e poi transitato ai piani alti della Stazione marittima.
Gli altri indagati, 13 in tutti, appartengono infatti quasi tutti ai due enti: oltre al nome, già noto dell’ex vice commissario prefettizio Mariangela Danzì, sono emersi nell’ultima tornata quelli dell’ex segretario generale del Comune Giuseppe Salvatore Alemanno e dell’ex segretario generale dell’Authority, l’ammiraglio in pensione Salvatore Giuffrè. Oltre a Gaetano Giordano, Gianluca Fischetto, Maria Pia Fischetto, Antonio Iaia, Antonella Antonazzo, Teodoro Indini, Aldo Tanzarella
Lo snodo dunque non è solo quello di comprendere o meno se esistano le esigenze cautelari nei confronti di Patroni Griffi e Di Leverano (o in subordine la necessità di sospenderli per un anno dall’incarico), così come richiesto dal pm Casto e rigettato dal gip Stefania De Angelis, ma di appurare la reale esistenza di un intreccio così articolato di interessi.
Le ipotesi di falso per induzione per Patroni Griffi e di concorso in frode nelle pubbliche forniture per Di Leverano. La decisione del Tribunale del Riesame sarà presa dopo la camera di consiglio di venerdì 17 maggio. In qualsiasi caso, per passare ai fatti, si dovrà attendere il pronunciamento della Corte di Cassazione.
Al Patroni Griffi viene contestato di aver indotto il Comune, all’epoca amministrato dal commissario straordinario Santi Giuffrè, a revocare una ordinanza di sospensione dei lavori per la tristemente famosa recinzione di via del Mare, a seguito di una transazione che prevedeva l’esecuzione di alcune opere e la rinuncia al contenzioso amministrativo che in una fase iniziale aveva visto soccombere l’ente municipale. L’Autorità portuale aveva infatti ottenuto la sospensiva dell’ordinanza emessa.
Di Leverano invece è accusato di non aver vigilato sul rispetto del capitolato per l’esecuzione dei lavori sulla strada ex Sisri, tuttora posta sotto sequestro.
Due sono stati i provvedimenti di sequestro eseguiti durante le indagini, svolte dai militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Brindisi: nell’agosto dello scorso anno furono posti i sigilli alla strada ex Sisri e ad alcune tettoie. Poi, successivamente alla recinzione di via del Mare e ai gabbiotti dei varchi doganali. C’è stato poi un ordine di demolizione di un pezzo di recinzione di via Del Mare e del varco di via Spalato, discusso in una camera di consiglio dinanzi al gip, e alla fine non confermato.
L’inchiesta è stata puntellata da una serie di clamorosi sequestri, anche se è nata quasi casualmente dall’individuazione di un tratturo realizzato in maniera irregolare nella zona di Punta delle Terrare e successivamente di un ponte costruito in piena area archeologica. Da lì la situazione è divenuta sempre più complessa: nell’agosto dello scorso anno furono posti sotto chiave la strada ex Sisri (quella che conduce all’ex spiaggia di Sant’Apollinare) e alcune tettoie realizzate abusivamente all’interno dell’area di security. Poi il sequestro della recinzione di via del Mare e dei gabbiotti dei varchi doganali.
Alla base dell’inchiesta restano atti, documenti e le dichiarazioni di alcuni tecnici comunali che hanno assunto su alcuni punti posizioni divergenti rispetto ai funzionari dell’Autorità portuale. In particolare sulle procedure autorizzative della recinzione di via Del Mare. Al centro degli accertamenti “ulteriori difformità di ciò che è già stato realizzato dall’Autorità portuale senza titolo legittimante”, sostiene la procura, per quel che concerne la recinzione di via Del Mare. E irregolarità che riguardano in tutto dodici varchi destinati al quotidiano uso da parte di forze dell’ordine e operatori portuali, undici dei quali collaudati il 18 luglio 2018.
Viene sottolineata nei vari provvedimenti di sequestro “la pervicacia della condotta tenuta anche dopo che l’allarme proveniente da più istituzioni pubbliche, e finanche dal competente provveditorato interregionale per le opere pubbliche, per l’edificazione progettata e ancora soltanto in corso d’inizio di esecuzione, avrebbe dovuto far tempestivamente ravvedere gli autori delle molteplici illiceità in corso di consumazione e bloccare le opere prima di incrementare il danno erariale, oltre che quello ambientale, urbanistico ed ecologico”.
Tenuto conto tra l’altro, sostengono sempre i magistrati: “della tecnica costruttiva gravemente lesiva del paesaggio”, della “destinazione urbanistica di un’area di rilevante interesse archeologico” e “della assenza di attestata agibilità delle opere”, in particolare i varchi.
Sulla vicenda, in particolare sulla recinzione di via Del Mare, è stato poi sentito anche Gaetano Padula, ingegnere, all’epoca dei fatti dirigente del settore Urbanistica: “Io mi sono ritenuto competente – ha spiegato – a emettere l’ordinanza di sospensione poiché la realizzazione in corso della recinzione in oggetto di quel provvedimento a mia firma non infrangeva solo la normativa urbanistica ma anche quella paesaggistica e dunque si versava in un’ipotesi di diretta competenza comunale e, poiché il settore Paesaggio che aveva emesso l’autorizzazione paesaggistica è una branca del settore urbanistica”. E poi ancora: “Io avevo disposto che l’ordinanza da me sottoscritta fosse trasmessa a codesta Procura, poiché, dopo tutta l’attività di verifica da me eseguita, era emersa la commissione di un abuso costituente reato. In quanto la recinzione era realizzata senza l’autorizzazione urbanistica di competenza del Provveditorato per le Opere pubbliche che aveva invitato l’Autorità portuale a convocare la necessaria conferenza dei servizi, e ritengo sia stato doverosamente fatto dal comandante della polizia municipale come da me disposto”.
L’ultimo passaggio è stata una camera di consiglio per discutere della richiesta del pm Casto di demolire un pezzo di recinzione di via Del Mare e il varco di via Spalato. La difesa dell’ente portuale si è opposta. La demolizione per il momento non è stata eseguita.