Così l’epidemia dei veglioni ha cambiato, a Brindisi, la geografia del Covid

Dieci positivi su 23 test effettuati, ossia il 43%: sono i numeri finali dell’ormai celebre cenone di Capodanno al rione Casale, quello dei trenini e dei festeggiamenti ripresi con il telefonino. Il padrone di casa e gran parte degli invitati hanno “pagato” doppiamente quella leggerezza, finendo in quarantena (per fortuna senza patologie preoccupanti) e con una multa salata. Ma quel veglione, di cui si è avuto notizia solo perché qualcuno dei partecipanti non ha resistito alla tentazione di mostrarlo sui social, rappresenta la punta dell’iceberg di una situazione del contagio che dopo le festività natalizie ha subìto mutamenti sensibili nella geografia della provincia di Brindisi.
Il Comune capoluogo si è ritrovato all’improvviso catapultato in cima alla poco invidiabile classifica sull’incidenza dei casi in rapporto al numero degli abitanti: 296 ogni 10.000 residenti a Brindisi, molto più persino della provincia di Taranto (253) che pure in questo periodo non se la sta passando bene. Il sindaco Riccardo Rossi è stato chiaro nel risalire ai motivi di questo improvviso picco: “Se fino al 3 gennaio il numero complessivo dei positivi rimaneva stabile sotto la soglia dei 400, da quel momento in poi, quindi a 10 giorni di distanza dal Natale, la curva ha iniziato la salita. È l’effetto dei rientri a Brindisi e della promiscuità avvenuta durante le feste. Non si possono avere comportamenti leggeri durante un’epidemia, né è possibile allentare la soglia di attenzione”, ha scritto su Facebook.

A incidere sul dato del capoluogo c’è anche l’improvvisa ondata di contagi nella frazione di Tuturano, finora rimasta marginale all’epidemia: attualmente sono 40 i casi positivi (quattro in meno di una settimana fa), ossia un indice di 133/10mila. Anche qui nuclei familiari coinvolti e guardacaso nelle settimane successive alle festività natalizie.
Mentre il Coronavirus sembra aver rallentato il suo cammino in alcuni comuni dell’area sud ovest della provincia (Francavilla, Villa Castelli, Erchie e San Michele hanno trascorso mesi travagliati) l’incidenza dei casi sale in altri: a Torre Santa Susanna dove il report della prefettura parla di e Oria. “In realtà non mi sembra che la situazione sia cambiata troppo”, commenta il sindaco di Torre, Michele Saccomanno. “C’è qualche focolaio familiare, ma penso che tutto sommato i dati non siano allarmanti”. L’ultimo report della prefettura indica 122 persone in quarantena sorvegliata, 54 positivi al Covid, 45 guariti e 3 deceduti. Il Comune ha circa 10mila abitanti e l’incidenza – secondo la Asl – è 275, quindi molto alta.
Una trentina di nuovi casi, tra il 13 e il 15 gennaio, sono stati registrati a Oria che in questi giorni ha registrato anche due decessi: “Ci sono molti giovani tra i nuovi positivi”, conferma il sindaco Maria Lucia Carone, “e probabilmente gli ultimi casi sono legati proprio alla scarsa prudenza avuta in casa durante il periodo di festa. Io non perdo occasione di chiedere ai miei concittadini di rispettare le regole, ma di certo non possiamo entrare nelle abitazioni”.
Un altro dato indicativo è che si sta abbassando gradualmente l’età media dei nuovi contagiati in provincia di Brindisi: a novembre era 47 anni, oggi è scesa a 44. Si contagiano più le donne che gli uomini (rispettivamente 52% e 48%). Attualmente i casi positivi sono in tutto 1.359.

Il tasso di letalità è pari al 2,2%. All’aumentare dell’età si osserva un incremento di tale
tasso, mentre nella fascia 0-29 anni non si registrano decessi. Sono 171 i decessi totali: 134 casi tra persone che hanno tra i 70 e 90 anni e più; 20 tra i 60 e 69 anni, 14 casi tra i 50 e i 59, 1 caso tra i 40 e i 49, e 2 nella fascia 30-39.
I dati dei ricoveri (pressoché dimezzati nelle due strutture covid della provincia di Brindisi, il Perrino e l’ospedale di Ostuni) e il decremento dei casi (certificato dalla Asl nell’ultimo report) sembrano certificare che la seconda ondata dell’epidemia, iniziata subito dopo l’estate, sia ormai agli sgoccioli.
Cala in Puglia l’occupazione dei posti letto da parte dei pazienti Covid, passando dal 41 al 39% rispetto al totale dei posti a disposizione negli ospedali regionali: lo certifica l’ultimo rapporto di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Dopo diverse settimane, quindi, per la prima volta la Puglia scende sotto la soglia critica fissata dal ministero della Salute al 40%. Per quanto riguarda, invece, i posti letto di terapia intensiva, il tasso di occupazione in Puglia resta stabile al 31%, +1% sulla soglia critica fissata al 30%.
Ma si deve restare con i piedi per terra: gli ultimi dati confermano la lenta risalita dei nuovi casi settimanali per la seconda settimana consecutiva, dopo un lungo periodo di discesa della curva. E la Puglia ha – secondo le ultime rilevazioni dell’istituto Gimbe – un rapporto positivi/casi testati del 32,8%, superiore a quello nazionale che è del 29,5% ma anche a quello della Lombardia (31,5%).

Rispetto al dato nazionale positivi/casi testati, che si attesta su 29,5% la Puglia è ben oltre con il 32,8%, superando anche nell’ordine Lombardia, Lazio e Sicilia.
Anche la situazione dei posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti Covid non è rosea: la Puglia è al quinto posto in Italia con il 37% mentre la media nazionale è del 31%.
Meno ampia la forbice per i posti letto covid in area medica: qui la Puglia ha il 41% rispetto al 37% dell’Italia e non sembra in una situazione di sofferenza rispetto alle altre regioni.
L’incremento dei casi positivi resta comune molto alto, con l’8,5% rispetto al 5,6% della media nazionale. Peggio della Puglia solo Calabria, Friuli, Marche e Sicilia.
Notizie migliori arrivano dall’istituto Gimbe per la provincia di Brindisi che tra il 12 e il 19 gennaio è stata l’unica tra quelle pugliesi ad avere un incremento dei casi e un’incidente per 100 mila abitanti inferiore alla media pugliese. Sempre molto preoccupante la situazione di Taranto che ha invece entrambi i valori nettamente superiori alla media regionale.
C’è una luce concreta in fondo al tunnel di questi ultimi mesi d’inverno e probabilmente dell’ultimo grosso sacrificio che viene chiesto ai cittadini e si chiama vaccino. Ed è dalla rapidità con cui esso cui verrà somministrato che dipenderanno i tempi per chiudere definitivamente questo capitolo. La Regione Puglia sta programmando la «fase 2» della campagna vaccinale anti Covid, individuando anche centri commerciali e grandi aree pubbliche da utilizzare per le somministrazioni.

In provincia di Brindisi sarà utilizzato (come annunciato dal presidente della commissione regionale Bilancio e Programmazione, Fabiano Amati) il padiglione espositivo del centro commerciale Conforama di Fasano. Il centro commerciale ha concesso gratuitamente gli spazi necessari. Le altre città individuate e su cui si stanno effettuando i sopralluoghi per la localizzazione degli hub sono Brindisi, Francavilla Fontana e Mesagne: a queste potranno aggiungersi altre sedi, in base alla disponibilità di spazi compatibili con l’obiettivo del raggiungimento dell’immunità di popolazione nel più breve tempo possibile.

Ma non mancano i problemi: a preoccupare è l’ulteriore taglio alle dosi Pfizer comunicato dal commissario Domenico Arcuri. La Puglia, lunedì scorso, ha già ricevuto il 38% in meno dei flaconcini attesi, il 25 gennaio ne dovrebbero essere consegnate oltre 30mila ma ci sarà un’altra riduzione. «Purtroppo non abbiamo buone notizie – ha ammesso oggi l’assessore alla Sanità della regione Puglia Pierluigi Lopalco ad Andria dove ha partecipato alla presentazione di un nuovo robot chirurgico – come sapete la Pfizer, che è l’unica in questo momento produttrice e distributrice di un vaccino anti Covid aveva già annunciato per questa settimana un taglio che, se fosse rimasto tale, sarebbe stato diciamo poco preoccupante. Noi avevamo comunque il piano di contingenza per garantire le seconde dosi, per continuare le prime dosi nelle Rsa, quando proprio ieri sera è arrivata la cattiva notizia che questo taglio nelle dosi continuerà probabilmente anche nelle prossime settimane». Di conseguenza ci dovrà essere un ulteriore rallentamento delle somministrazioni per garantire almeno i richiami. La settimana prossima arriveranno anche 4mila dosi del vaccino Moderna, una consegna esigua che non cambia di molto la situazione”.

Lunedi 25 gennaio arriveranno in Puglia dalla Pfizer 23 box di vaccino contro il Covid-19, pari a circa 27.000 dosi: «In questo modo – spiega Lopalco – la Puglia sarà risarcita del differenziale in meno ricevuto questa settimana. Grazie alla scorta del 30% che prudentemente è stata accantonata nei nostri magazzini e con questo parziale ristoro, le vaccinazioni della ‘fase 1’, sia pur con qualche rallentamento, comunque continueranno nonostante il taglio nelle consegne unilateralmente deciso da parte di Pfizer».
La situazione più preoccupante è nelle case di riposo: a oltre 20 giorni dall’avvio della campagna vaccinale anti Covid, sono solo 3.289 le persone vaccinate nelle Residenze sanitarie per anziani in Puglia, su una platea complessiva di circa 22mila persone: circa il 15%. Le aspettative, evidenziano fonti sanitarie pugliesi, erano maggiori, considerando che le Rsa e Rssa sono state le strutture più colpite dalla pandemia Covid, con decine di focolai e centinaia di contagi. Complessivamente in Puglia sono 64.079 le persone vaccinate, 51.488 sono operatori sanitari e 9.292 il personale non sanitario.

C’è un altro aspetto molto meno glorioso sui vaccini e riguarda la somministrazione di dosi, il 4 gennaio scorso, all’ospedale Perrino, a una ventina di persone che non erano in lista. Il consiglere regionale Luigi Caroli ha presentato un’interrogazione sulla vicenda all’assessore Lopalco. La risposta dovrebbe arrivare in aula nei prossimi giorni. Sarà l’autorità giudiziaria a stabilire se sono stati commessi reati penali, sulla scorta degli accertamenti effettuati dai carabinieri del Nas di Taranto che hanno acquisito i registri di quelle vaccinazioni presso la Asl. Ma di sicuro non è stata una bella immagine, per la nostra città e per la sua Azienda sanitaria: la dimostrazione quantomeno di leggerezza in un momento così delicato e storico, anche per la sanità pubblica.