Rossi, il dipendente Bms e quel pacchetto di voti che fa vincere ma poi presenta il conto

Il paradosso è che il predissesto, ossia una situazione economico-finanziaria che potrebbe portare il Comune di Brindisi in default, un tracollo dai contorni ancora indefiniti e indefinibile, appare in questo momento un problema di secondo piano.
E’ accaduto che un dipendente della Multiservizi, società partecipata del Comune di Brindisi, nel corso della pubblica assemblea in cui il sindaco illustrava ai cittadini il suddetto piano, ha voluto rinfacciare a Riccardo Rossi (che poco prima aveva annunciato il piano di fusione tra la Bsm e la Energeko avendolo evidentemente deluso per alcune scelte operate dall’amministrazione) gli accordi che il primo cittadino avrebbe stretto all’indomani della prima tornata elettorale per far indirizzare verso di lui i voti che in prima battuta erano stati destinati al candidato sovranista Massimo Ciullo, escluso dal ballottaggio.
Nel corso del suo concitato intervento, in una aula “Mario Marino Guadalupi” stracolma di cittadini e di forze dell’ordine, il dipendente Bms Sandro Trane, capo del settore verde pubblico della società partecipata, ha affermato di aver contribuito in maniera decisiva alla vittoria di Rossi spostando “in una notte” 1.500 voti degli abitanti del rione Paradiso che al primo turno erano andati al candidato della destra salviniana. Un’operazione che secondo Trane sarebbe avvenuta con la piena consapevolezza e l’approvazione di Rossi. Trane ha chiuso il suo concitato intervento urlano che “La malavita ha votato Rossi”.
Ma chi è Sandro Trane? Figura senza dubbio controversa, con trascorsi giudiziari (conto saldato con la legge) è da tempo dipendente della Multiservizi, anche con ruoli di coordinamento. Ma è anche l’uomo la cui denuncia, due anni fa, consentì l’apertura di un’inchiesta della Digos che portò all’arresto dell’allora direttore del personale della Bms, Daniele Pietanza, e a indagare sull’ex assessore comunale Lino Luperti. Nell’ordinanza firmata dal gip Tea Verderosa si faceva riferimento proprio a Trane come l’autore della denuncia che aveva dato il via alle indagini.
Le due vicende non appaiono affatto slegate. Quella di Pietanza/Luperti è infatti legata alla precedente competizione elettorale, quella che vide fronteggiarsi Angela Carluccio (candidata del centro e del centrodestra) e Nando Marino, candidato del Pd e del centrosinistra. Secondo le indagini condotte dalla Digos sulla scorta della denuncia presentata da Sandro Trane, quest’ultimo sosteneva Marino, mentre Pietanza e Luperti supportavano la Carluccio. Il bacino di voti sul quale si giocava la partita era duplice: i dipendenti della Brindisi Multiservizi con le loro famiglie e il quartiere Paradiso, da sempre decisivo nelle competizioni elettorale e sul quale Trane ha per sua stessa ammissione avuto un “ascendente” importante.
Dopo l’arresto di Pietanza e la repentina uscita di scena di Luperti, il pacchetto totale dei voti – secondo questo assunto – sarebbe rimasto esclusivamente nelle mani di Trane.
Si arriva così alle ultime amministrative: Sandro Trane sostiene pubblicamente il candidato sindaco Massimo Ciullo il quale – non avendo avuto l’ok per rappresentare il centrodestra in maniera unitaria, decide di correre per la destra sovranista, collocazione politica per altro che rispetta pienamente le sue ideologie visto che si è lasciato più volte fotografare mentre faceva il saluto romano. Per scherzo o meno.
Quando Ciullo non riesce ad approdare al ballottaggio, si comprende che il suo patrimonio di voti potrebbe risultare decisivo alla vittoria finale per la quale si fronteggiano il candidato del centrosinistra Riccardo Rossi e quello del centrodestra Roberto Cavalera. Logica vorrebbe che l’elettorato di Ciullo scegliesse un sindaco comunque di centrodestra. E invece i voti della destra estrema finiscono all’uomo della sinistra.
Riccardo Rossi, all’indomani della movimentata assemblea, ha smentito qualsiasi tipo di accordo e ha sporto querela per diffamazione nei confronti di Sandro Trane e persino del suo ex competitor Roberto Cavalera che poche ore dopo, in un video pubblico sulla sua pagina Facebook, aveva ironizzato sul fatto che Trane avesse sostenuto che lui e Rossi all’epoca si chiamassero “compare” e che aveva chiesto le dimissioni del sindaco.
Ma Trane non si è fermato. E sulla sua pagina Facebook ha scritto: “Ho tutto salvato sul cellulare, messaggi tra me e Riccardo, un lavoro pulito fatto alla luce del giorno. Con Rossi e il suo gruppo abbiamo lavorato in perfetta sintonia per lunghi 15 giorni. Ho posto delle domande e Rossi non mi ha risposto”.
Alla luce della querela presentata da Rossi, Trane dovrà necessariamente documentare le sue affermazioni. E sarà la Digos, probabilmente, a verificare la reale esistenza di questi messaggi. Va ricordato che furono proprio alcuni messaggini a mettere nei guai Pietanza e Luperti.
Ma al di là della eventualità di un’indagine sulla quale può esprimersi esclusivamente l’autorità giudiziaria, resta un aspetto oggettivo: il Comune di Brindisi continua a essere ostaggio di quei voti oscuri (e lontani da qualsiasi logica politica ma spostati a seconda dell’occorrenza da una parte all’altra) che spesso si rivelano decisivi per vincere le elezioni, ma per i quali si finisce prima o poi per ritrovarsi a pagare il conto. Da parte di chi, magari anche indebitamente, ritiene di aver maturato un credito, avendo strappato una promessa o semplicemente una stretta di mano. E sino a quando si andrà avanti così questa città non potrà mai ripartire davvero.
Da questo punto di vista, purtroppo, la storia non sembra essere cambiata per niente, in qualsiasi modo vada a finire.