Talucci super testimone nei due processi contro l’ex veggente. E Sveva ricompare su Facebook


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L’arcivescovo benemerito di Brindisi, Rocco Talucci, diventa suo malgrado teste chiave nei due processi in corso contro Paola Catanzaro, alias Sveva Cardinale. Il prelato brindisino, ritiratosi a Venosa (suo paese d’origine), il 18 gennaio del prossimo anno comparirà davanti ai giudici del Tribunale di Bari – nella sede provvisoria di Modugno, a causa dell’inagibilità del palazzo di Giustizia del capoluogo, per chiarire una serie di episodi che in qualche modo avrebbero “certificato” l’attendibilità di Catanzaro e la veridicità dei suoi colloqui con la Madonna. Non solo, la testimonianza di Talucci è stata richiesta anche nel processo che di fatto inizierà il prossimo 21 novembre, in questo caso davanti al Tribunale penale di Brindisi, relativo alle indagini che nello scorso mese di gennaio portarono all’arresto di Paola Catanzaro e del marito Francesco Rizzo. E sono stati anche i due imputati a individuare in Talucci un teste per la difesa.
Il processo di Bari vede alla sbarra con l’accusa di truffa aggravata Paola Catanzaro e Lucia Borrelli, presunta cassiera del gruppo, ed è nata dalla denuncia-querela della ginecologa Isabella De Bellis, la prima vittima della finta veggente ad avere il coraggio di denunciare tutto. La denuncia risale al 2012 e il rinvio a giudizio fu pronunciato il 16 gennaio 2016.
Nell’udienza del 27 aprile scorso, a Bari, la De Bellis ha riferito durante l’esame del pubblico ministero che nel dicembre 2007, poiché vessata da continue richieste di denaro del gruppo, incaricò il fratello di chiedere a monsignor Talucci notizie sull’onestà o meno di Catanzaro. L’allora arcivescovo di Brindisi – ha dichiarato la De Belis – riferì al fratello che riteneva autentiche quelle esperienze mistiche e che lui stesso avrebbe portato il caso in Vaticano.
Durante l’esame la De Bellis ha ribadito più volte come la garanzia prestata dall’arcivescovo in favore di Catanzaro la abbia persuasa definitivamente ad accondiscendere alle richieste del gruppo criminale.
Negli atti processuali di Bari sono inserite due lettere con le quali Talucci si espresse formalmente sul veggente.
Con una prima missiva, indirizzata ai carabinieri di Brindisi, il prelato riferì che non esisteva alcuna comunità religiosa denominata “Il mistico di Brindisi” e che dunque non si poneva il problema della legittimazione ecclesiastica. E aggiunse: ”Conosco la posizione della famiglia De Bellis e il risentimento, e insieme l’accusa, di uno di loro al quale ho chiarito personalmente tutto da tempo. E’ anche ora che il signor Paolo Catanzaro venga lasciato tranquillo perché la sua posizione è stata chiarita danni, opera nella sua parrocchia con il beneplacito del parroco per la direzione del coro”.
Talucci qualche mese dopo risponde con una lettera anche al Vaticano che gli chiede lumi su quanto sta accadendo: “La situazione relativa al sig. Paolo Catanzaro è risolta da anni”, scrive a mons. Luis Laudaria, arcivescovo segretario della Congregazione per la dottrina della Fede della Città del Vaticano. “E’ risolta con obbedienza da parte del giovane, il quale conserva nel cuore il frutto spirituale della sua esperienza e, guidata personalmente dall’Arcivescovo, coltiva una bella spiritualità al servizio della parrocchia. La denuncia del signor Vito De Bellis (fratello di Isabella, ndr) è alimentata non da senso della Chiesa, ma da risentimento non giustificato. Ha avuto diversi colloqui con me. Sembrava essersi tranquillizzato. Gli ho posto delle condizioni a cui non ha risposto. Non ha proprio motivo di intervenire. Sono pronto a ogni chiarimento doveroso. Negli anni scorsi il caso è stato seguìto nel rispetto delle norme canoniche. (…) Eccellenza, più volte l’ho incontrata personalmente nella sua sede in Roma per altri problemi. Le avrei parlato anche di questo se fosse ancora aperto”.
Ma il ruolo assunto da Talucci nella vicenda è centrale anche nell’inchiesta brindisina tant’è che il nome del prelato viene più volte inserito nell’ordinanza d’arresto di Catanzaro (è bene chiarire che l’arcivescovo non è assolutamente indagato).
“In un primo momento – scrive il giudice – il fenomeno delle presunte visioni di Catanzaro era stato avversato dall’ordinario diocesano dell’epoca di Brindisi (mons. Settimio Todisco). Il suo successore, però, il mons. Rocco Talucci assumeva un diverso atteggiamento, assecondando e accreditando l’attività di Catanzaro, partecipando anche ad alcune manifestazioni poste in essere dal gruppo musicale Signum di cui l’indagato era uno dei componenti (vedi anche alcune missive del vescovo, rinvenibili tra gli atti del fascicolo, che mostrano in effetti una particolare attenzione del presule verso Catanzaro). Tutto ciò, ovviamente, ha contribuito a diffondere la fama del mistico”.
E ancora “Catanzaro, fingendosi per anni in possesso di doti mistico/religiose, ha approfittato anche dell’appoggio di una parte anche autorevole degli ambienti ecclesiastici. Si vedano sul punto le foto che ritraggono l’indagata in compagnia dell’ex vescovo Talucci i quale a più riprese, e anche per iscritto, pure dopo le sue dimissioni dalla guida della Diocesi, ha sostenuto il mistico”.
Circostanza confermata anche da un’ex adepta e complice di Catanzaro (anche lei indagata come componente della banda di truffatori) che ricorda: “Con l’avvento nel 2002 del vescovo Talucci il carisma mistico di Paolo raggiunse l’apice: egli era frequentato, ascoltato e conteso non soltanto da gente umile, ma anche da persone di elevata scolarizzazione, professionisti e imprenditori facoltosi. Egli aveva un fortissimo ascendente e una credibilità conquistate nel corso di un decennio che nessuno si sarebbe azzardato a mettere in discussione”.
La figura del Talucci sembra onnipresente nelle indagini appena concluse a Brindisi. Quasi tutte le vittime fanno riferimento a lui come colui la cui presenza al fianco del mistico garantiva per l’autenticità del suo operato. Nell’ordinanza d’arresto di Catanzaro si ricorda la presenza di Talucci, il 29 aprile 2012, al concerto dei Signum (il gruppo musicale della Catanzaro) e il celebre abbraccio immortalato dai fotografi. E si ipotizza che Talucci accreditò l’attività del mistico Paolo, accrescendone reputazione e agevolandone l’inserimento fra i fedeli, anche facendogli dispensare l’Eucarestia, cosa che accadde  alla sua consacrazione da laico officiata con la presenza e la benedizione del Vescovo presso la Parrocchia di San Vincenzo di Brindisi, in piazza Duomo.
La testimonianza di Talucci viene richiesta dai due imputati principali del processo di Brindisi: Paola Catanzaro e il marito Francesco Rizzo. Oltre a loro anche da una delle parti civili.
Talucci non sarà l’unico vescovo a comparire nel processo brindisino. E’ stata infatti richiesta la testimonianza dell’attuale arcivescovo, Domenico Caliandro. E dell’attuale parroco dell’ospedale Perrino, don Amelio De Filippis: in passato quest’ultimo amministrava una parrocchia di Veglie, in provincia di Lecce, anch’essa utilizzata da Catanzaro per i suoi appuntamenti “spirituali”.
Paola Catanzaro intanto non ha perso tempo. Qualche giorno dopo la sua scarcerazione, avvenuta il 3 ottobre scorso, ha riattivato una delle sue pagine Facebook che era bloccata dal giorno della sua cattura (anche quando ha ottenuto gli arresti domiciliari aveva il divieto di comunicare con l’esterno). La pagina si chiama “Paola Cat – attrice di cinema” ed è stata inaugurata con una foto in cui la Catanzaro posa sulla scogliera di Polignano. “You have returned”, constata un suo amico di Facebook. “Yes”, risponde lei.