
La domanda provocatoria con cui la scorsa settimana avevamo intitolato il nostro articolo, (Papà avresti voluto un maschio o una femmina?, ha smosso qualcosa tra le coscienze paterne e scatenato le rivendicazioni di qualche mamma che si sente poco coadiuvata dal compagno nella crescita dei propri figli.
Lungi dal voler redigere un atto di accusa verso i padri, ai quali va tutta la nostra solidarietà e comprensione, il nostro fine è piuttosto quello di sottolineare un cambiamento così radicale all’interno della società, per il quale ogni ruolo e compito è stato stravolto. Indietro certo non si torna, i progressi sono innegabili e l’attenzione pedagogica all’essere umano che c’è oggi, è un bene prezioso; proprio per questo crediamo opportuno riportare l’attenzione su alcuni aspetti del vivere la famiglia che, se rispettati, la sosterrebbero nell’arduo compito di attraversare indenne questo secolo.
E dunque chi è il padre ideale?
Diciamo che non esiste, ma un padre sufficientemente valido dovrebbe essere un padre autorevole, che incoraggia i figli, di entrambi i sessi, a raggiungere la loro autonomia; un padre che è presente nella loro vita, li aiuta negli studi, li segue nelle attività extra scolastiche. Il padre offre simbolicamente gli strumenti per affrontare le difficoltà della vita, è pronto ad aiutare i figli ma senza sostituirsi a loro.
Diventa indispensabile che il padre sia disponibile ad assumere questo ruolo, consapevole della propria importanza per lo sviluppo psicosessuale dei figli. Egli dovrebbe rappresentare per la progenie , l’incarnazione della norma, della legge che li obbliga, (i figli per l’appunto), ad assumersi la responsabilità di diventare grandi.
Al contrario l’assenza del padre rende spesso impossibile per il figlio, assolvere a questo compito, compromettendo l’equilibrio psichico nella fase di crescita.
Ragazzi fragili ed immaturi o padri assenti nel ruolo?
Al padre che sembra aver perso la sua funzione di regolatore della vita sociale e dello sviluppo morale del figlio, si sta sostituendo un altro padre fino ad ora sconosciuto e molto più indefinito : il padre maternizzato, quello che con gioia di tutti si prende cura del figlio piccolo.
Questo significa che la funzione originaria del padre per come l’abbiamo conosciuta sino ad oggi, si riconverte in una nuova funzione; il nuovo ruolo paterno sottolinea il passaggio ad occuparsi di un accadimento primario del bambino o a semplice ausilio dell’accudimento materno. Il padre si sottrae così ad essere simbolo dell’autorevolezza per il figlio, per offrirsi come nuovo compagno alla moglie. Il padre si fa inafferrabile perché maternizzato.
Un padre così si ispira ad un padre finalmente dolce, finalmente solo positivo; e questo è un pericolo perché non ci sono più le specifiche funzioni che lo distinguono dalla madre, indiscriminatamente simile a lei.
Questa fantasia culturale di un padre accudente e materno, deve essere abbandonata se si vuole aiutare i figli a separarsi dal nido e a vivere il mondo. La separazione deve essere, in fin dei conti, un problema di percezione e non di distanza. Si basa sulla consapevolezza del “io distinto da te”, che i figli dovrebbero avere. Si diventa un essere separato non per rivelazione improvvisa, ma per maturazione; l’importanza dell’intervento diretto del padre sui figli racchiude tutto ciò e lo fa agendo in modo diverso sui due sessi. Nel figlio maschio subentra il desiderio di diventare “come lui” e successivamente di “essere come lui”. L’idealizzazione della figura paterna a cui segue l’identificazione con la stessa, rappresenta la base per il raggiungimento di un’identità maschile certa.
Per la figlia femmina invece il rapporto corretto con la figura maschile paterna deve permettere il consolidamento dell’identità femminile, attraverso la “seduttività ritualizzata”; si può riassumere che il codice materno si fonda sul principio di appartenenza e di identificazione , il codice paterno si basa invece sulla prestazione e sulla selezione, sulla necessità di dimostrare in pubblico, nell’agorà, l’efficienza e la capacità; un codice meritocratico. “ E’ così che favorisce lo sviluppo della capacità da parte del figlio e della figlia, promuovendo forme di potere contrattuale che sono alla base della costruzione del collettivo pubblico.” ( Roberto Speziale-Bagliacca ).
Il padre consegna i figli alla società ed il rapporto che i figli hanno col mondo esterno è quello che il padre, con la sua partecipazione alla vita familiare ed il suo sostegno in quanto detentore delle regole , avrà costruito per loro. Non “preoccupiamoci” del futuro dei nostri figli nella società, “occupiamocene”.
Dott.ssa Federica Protopapa
Dott. Luigi Persano