Addio Sant’Apollinare: eliminata la strada che portava alla spiaggia, presto tutto sarà chiuso dalla security portuale. Brindisi perde per sempre un suo “monumento” VIDEO

di Gianmarco Di Napoli

Non apparteniamo alla generazione di chi ha vissuto l’epopea della spiaggia di Sant’Apollinare, il simbolo delle estati brindisine sin dai primi del Novecento e sino all’inizio degli anni Settanta. L’abbiamo più volte raccontata, cercando di interpretare i ricordi e le emozioni di chi l’ha vissuta: un arenile su cui sono nati amori, passioni, amicizie, sul quale si è riversata tutta la città per decenni, a piedi, a nuoto, con le barchette, le motobarche, i birocci e infine l’automobile. L’abbiamo vista in decine di foto, con quella sabbia immacolata e lo spettacolo dei traghetti che passavano a pochi metri, e gli idrovolanti che si innalzavano in volo dalla banchina opposta. E sullo sfondo Forte a Mare. E oggi ci troviamo ad annunciarne la fine, proprio nei giorni in cui sino a 40 anni fa questo era il posto della “mellonata di Ferragosto” e lo era stato per i 50 anni precedenti. La strada che porta alla spiaggia è stata sbancata ed è iniziata la costruzione della palazzina che ospiterà la nuova security. L’area sarà interdetta al pubblico, come le altre zone del porto industriale e presto al posto della piccola laguna con lo sfondo del Monumento ci sarà una nuova banchina per l’attracco delle navi. I lavori saranno completati a gennaio 2016.
La spiaggia sarà cancellata completamente: era una mezza luna che terminava con la splendida villa Monticelli e la pineta. Per arrivarci bisogna zig-zagare un po’ superati gli uffici del Sisri, imboccare una stradina stretta che all’improvviso scende di qualche metro. E arrivandoci immaginiamo quella stessa via percorsa dalle prime famiglie che si potevano permettere l’auto, una Cinquecento tirata a lucido o la Seicento con gli sportelli che si aprivano al contrario. Il mangiadischi sul sedile posteriore insieme alla “taiedda”, e poi la focaccia calda, la pasta al forno e l’immancabile “muloni”. Solo i più ricchi arrivavano via terra, gli altri sceglievano la strada del mare con le grandi motobarche.
Scendendo da quella stradina ci si trova sulla destra una vegetazione piuttosto fitta che impedisce la visuale, cosicché non si capisce subito che si è arrivati. Uno va avanti, scende, scende e a un certo punto rimane senza fiato. Sant’Apollinare era ancora tutta lì, con la sua mezza luna, la lingua di sabbia candida mangiucchiata qua e là dall’erbaccia che però non riesce ad averla vinta. Ci sono persino ancora alcuni intrepidi che si fanno il bagno, gente che neanche era nata quando la spiaggia fu vietata alla balneazione, agli inizi degli anni Settanta.
Ricordo l’ultima passeggiata, dovevano essere i primi anni Settanta e chi scrive era bimbetto, mi pare un cartello con divieto di balneazione, la desolazione degli adulti che portavano via una conchiglia, una pietra. A noi toccò mezza ostrica che per anni rimase in umilianti vesti di posacenere sul tavolino buono, una specie di simulacro, di piccolo monumento alla memoria che nessuno aveva il coraggio di buttar via. Sant’Apollinare c’è ancora, ma per poco. E fermandosi un attimo su quella spiaggia, in un attimo sembra sentire riecheggiare le voci festanti dei bambini, la musica del juke-box, le ragazzine fasciate da improbabile costumi, i flirt, la mellonata di ferragosto. Ogni singolo granello di quel mare, ogni ciotolo, ogni pezzettino di scoglio racconta una storia. E il destino ha voluto che tutt’intorno cambiasse, persino il colore e il profumo del mare, ma Sant’Apollinare sopravvivesse identica a se stessa, per altri 40 anni, come se aspettasse un giorno di poter rinascere nel suo antico splendore, per tornare a scrivere lei, vecchia cara spiaggia, la storia di questa città. E su tutto continua a troneggiare con la sua aria di nobile decaduta la villa Monticelli-Skirmut, un altro pezzo della storia brindisina, la casa dei fantasmi. E Punta delle Terrare, forse il primo insediamento umano a Brindisi. Invece sarà tutto inghiottito dal nuovo porto industriale. Eppure quel posto emanava insieme tristezza ed energia, angoscia e brindisinità, essendo l’unico luogo in cui in pochi metri quadrati si è ritrovata davvero tutta la città, uomini e donne di ogni classe sociale, per almeno cinque generazioni. Da oggi non è più possibile raggiungerla in auto e presto neanche a piedi. Resteranno il ricordo, immagini sfuocate e cartoline che non smetteranno mai di raccontarne la storia. Che è poi quella di Brindisi.

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