Il pesce mangia plastica approda a Brindisi: ecco che cosa c’era sui fondali di Materdomini

L’occasione per trattare alcuni degli argomenti da me preferiti, ossia mare, natura ed ambiente, questa settimana viene dall’approdo sulla costa brindisina, in particolare sulla spiaggetta libera affianco al canalone della Conca di Materdomini, del “Pesce Mangiaplastica”, vale a dire un grosso pesce realizzato appositamente da Ecotecnica, in cui i bagnanti presenti, soprattutto i bambini, ma non solo, sono stati invitati a conferire la plastica raccolta sullo stesso litorale.
E’ una iniziativa, che rientra nella campagna “Keep plastic e salva il mare”, che sta facendo il giro dello Stivale, fortemente voluta, a Brindisi, dall’assessore ai Parchi ed all’Ambiente Roberta Lopalco ma che, qui da noi, ha avuto una valenza ed una estensione ben diversa e maggiore rispetto ai gesti puramente simbolici ed educativi, che mettono a tacere la coscienza e fanno sentire un eroe dell’ambiente chi getta in bocca al pesce un bicchierino di plastica od una busta spazzata dal vento.
A Brindisi, grazie alla presenza di associazioni di volontari e tanta gente di buona volontà che opera, realmente, in favore dell’ambiente e che ha dichiarato già da tempo guerra all’abbandono della plastica sulla costa come in mare, non ci è voluto nulla ad organizzare, in parallelo, una pulizia anche del fondale di Materdomini, grazie al fattivo ed entusiasta intervento di un altro Assessore del Comune di Brindisi, l’avvocato Mauro Masiello, uno dei decani della subacquea brindisina che, lontano dai riflettori, come è nel suo costume, ha sempre contribuito, nel suo piccolo, insieme al gruppo sub degli ‘Ncilonauti, di cui anche il sottoscritto fa parte, alla pulizia del mare dalla plastica che si annida specialmente sottocosta in corrispondenza dei tanti lidi e spiagge libere di Brindisi.
A tutto ciò si è aggiunta la bellissima inziativa da parte dei volontari di “PuliAmoIlMareBrindisi”, che, lasciando, questa volta, il testimone della raccolta della plastica ai bagnanti della Conca, si è occupata di una meticolosa pulizia, dello stesso tratto di costa, delle migliaia di cicche di sigarette che, i soliti sporcaccioni, hanno disseminato attorno ai luoghi prediletti in cui prendono il sole e dove, anziché bearsi della bellezza della natura e ossigenarsi i polmoni con la salutare area ricca di iodio nei pressi del mare, preferiscono tirarsi una sigaretta dietro l’altra, scaraventando poi le cicche, a suon di “tippete”, in ogni direzione.
L’appuntamento per tutti era alle 16,30 di lunedì 12 agosto nei pressi della spiaggetta della Conca, uno dei luoghi maggiormente frequentati dai brindisini in agosto, specialmente da chi, per le più varie ragioni, si tiene lontano dai lidi convenzionali.
Evito, per una volta, di approfondire il tema di Cala Materdomini, di cui la Conca fa parte e che da una paio di decenni aspetta la sua riqualificazione, la quale, partita di gran carriera lo scorso anno, sembrava finalmente che nell’estate del 2019 avrebbe consentito a Brindisi ed ai brindisini di avere una sua spiaggia, libera, attrezzata, munita di ogni confort, passerelle per disabili e, soprattutto un adeguato parcheggio per le auto.
Ma, come si dice in questi casi, “furia francese e ritirata spagnola” – proverbio che ben si cita dinanzi a chi non porta a termine le imprese, pur dopo averle iniziate con tanta enfasi ed ardore – dopo appena poche settimane dall’avvio, in pompa magna, dei lavori, la ditta incaricata, ha raccolto armi e bagagli ed ha lasciato il cantiere nell’abbandono più assoluto, rinunciando, con il beneplacito dell’Amministrazione Comunale, alla prosecuzione dei lavori e lasciando la zona in una situazione di fatto tale che ha accelerato in maniera impressionante la definitiva erosione di quel piccolo tratto di arenile sabbioso che, nonostante tutto, aveva fieramente resistito per decenni alla furia della natura ed all’incuria dell’uomo, ma che nulla ha potuto dopo la rimozione di alcuni grossi massi che si ponevano quali frangiflutti a difesa di questo bistrattato tratto di costa, un tempo spiaggia “in” della Marina Militare, a fianco del prestigioso circolo privato della Spiaggia del Sole, uno dei luoghi cult della movida brindisina nelle estati degli anni sessanta e settanta.
Ciliegina sulla torta, proprio lo scorso fine settimana, alcune famiglie brindisine, che con nonni e bebè al seguito, avevano osato andare a prendere il sole e farsi il bagno nella vecchia spiaggetta, sono stati fatti oggetto delle attenzioni della Guardia Costiera che è intervenuta sul posto, facendoli sgomberare e contestandogli anche di aver sfondato la recinzione del cantiere abbandonato, recinzione, in realtà già ampiamente sfondata dalla fine della scorsa estate.
Torniamo a noi: conoscendo noi ‘Niclonauti, per bene questo luogo, per essere da sempre la nostra “palestra subacquea”, luogo prediletto di mille immersioni, ben sappiamo anche che “carnaio” è la Conca in Agosto e la impossibilità, per la presenza costante di centinaia di bagnanti e altrettanti autoveicoli, parcati alla rinfusa, anche solo di cercare di avvicinarci per un attimo al mare per scaricare le nostre pesanti ed ingombranti attrezzature, fatte di bombole, erogatori, giubbini e quant’altro e l’altrettanta impossibilità, ora anche per ragioni di età e fisico, di poter percorrere qualche centinaio di metri sulla terraferma con tutto questo ambaradan addosso.
Impossibile, ovviamente e per le medesime ragioni, anche utilizzare i mezzi pubblici e allora, l’alternativa è una sola e ci trova tutti d’accordo: prendere il mare dalla ex “Lampara”, altro luogo scomparso della vecchia movida brindisina ed attraversare sott’acqua tutta la baia, fino alla Conca, raccattando il materiale plastico, e solo quello plastico questa volta, che avremmo incontrato.
L’assessore Masiello è insolitamente puntuale, o quasi, segno che tanto ci tiene a questa iniziativa e si presenta con la nipotina Lara, una delle più giovani subacquee del gruppo degli ‘Nciolnauti; rispondono presente all’appello anche Antonello Quitadamo, Claudio Nimis ed Augusto Carbotti mentre abbiamo la partecipazione straordinaria dell’amico e fotografo di fama internazionale Pierpaolo Cito, ben contento, questa volta, di non raccogliere immondizia, ma di provare la sua nuovissima e supertecnologica custodia subacquea della macchina fotografica professionale che, per questa volta, si limiterà a fotografare noialtri plebaglia al lavoro!
Ci dividiamo le grandi sacche a rete, della capienza di ottanta litri ciascuna e ci diciamo le ultime cose prima di immergerci che già Augusto è partito a razzo, in direzione della ex spiaggia della marina e lo perdiamo immediatamente dalla vista, inghiottito dalla sabbia del fondale smosso dalle onde del mare. Nessun problema perché è un sub esperto e l’appuntamento finale è al canalone della conca.
Il primo tratto di fondale, quello completamente sabbioso, è libero dalla plastica, ma non ci illudiamo, dal momento che sappiamo benissimo che quando c’è maestrale e la corrente ed il moto ondoso, come era lunedì scorso, si fa sentire, la “mondezza” trova riparo e si rifugia ai margini delle scogliere sottomarine e così è: centinaia di metri quadrati interamente tappezzate di bicchierini e bottiglie di plastica, qualche vecchio sandalo, buste e posate monouso, involucri di alimenti e qualche gamba di tavolini e sedie di plastica ed altri vecchi attrezzi rotti.
Alcune delle bottiglie, evidentemente in mare da mesi se non da anni, avevano già i segni dell’usura: il che non è un buon segno in quanto, trattandosi di materiale non biodegradabile, la particellizzazione e parziale distruzione, altro non fa che disperdere milioni di particelle di microplastica nell’ambiente marino che non solo si contamina, ma va a finire nello stomaco di granchi, gamberetti, piccole triglie e, in seconda battuta, degli animali marini, che si nutrono di queste bestioline e, in tersa battuta, della gente che apprezza il buon pesce fresco a tavola.
E questo a voler tacere del danno diretto sulla grossa fauna marina: cetacei e tartarughe marine, in primis, che ingeriscono oggetti di plastica, anche grossi, scambiandoli direttamente per cibo.
Riempiti i grossi sacchi a rete, e, non avendo più posto, anche una grosso sacco in plastica trovato in fondo al mare, di quanto più materiale possibile, Antonello e Claudio, scortati dal nostro fotoreporter, si avviano verso la Conca, mentre io, memore dell’appuntamento con gli altri al Canalone, mi sposto di cento metri più a destra ed incontro Mauro Masiello, con la nipote Lara, intenti a riempire nuovamente di plastica la sacca che avevano appena svuotato nel Pesce Mangiaplastica e, avendo ancora un po’ di aria nella bombole, li aiuto a completare anche questo secondo carico.
Mentre mi accingo ad uscire dall’acqua, puntuale come un treno svizzero, arriva anche Augusto, con la sua sacca a rete bella colma. Lasciata l’attrezzatura sugli scogli, ci rechiamo nella spiaggetta, dove, in un clima di festa ed a suon di musica e balli che coinvolgono anche i bagnanti, il grosso pesce si stan pian piano riempiendo, come era nei desideri degli organizzatori.
Raggiunti gli altri sub alla conca, abbiamo il piacere di incontrare e scambiare quattro chiacchiere anche con Alessandro Barba, uno dei fondatori di “PuliAmoIlMareBrindisi” che mostra orgoglioso le migliaia di cicche di sigarette frutto del loro bottino.
Dopo le foto di rito, Alessandro, nelle vesti di “ciccaiolo” ci spiega come sia non solo inquinante, ma addirittura velenosa la cicca di sigaretta che finisce, in un modo o nell’altro in mare. Gran parte di quelle gettate sulla costa, sia essa rocciosa o sabbiosa, ma anche sulle strade, è destinata a finire la sua corsa in mare, con la conseguenza che ogni singola cicca è in grado di avvelenare una gran quantità di acqua: “secondo i calcoli fatti dalla San Diego State University, una sola cicca inquina 40 litri di acqua, ma calcolando che questa stessa per ruscellamento può finire in mare, in realtà il danno sarebbe maggiore, ed arriverebbe ad inquinare fino a 500 litri d’acqua”.
Il calcolo è presto fatto, le mille cicche raccolte in un paio di ore alla conca, avrebbero inquinato, una volta finite in mare, da 40.000 a mezzo milione di litri di acqua di mare, ben più di quanta ne occorre per riempire una piscina; se moltiplichiamo per un milione questo numero di cicche abbiamo, ancora per difetto, la quantità che ogni giorno finisce in mare. A questo punto, in aggiunta alla plastica ed agli altri inquinanti per cui non è possibile limitarsi a dare la colpa alle grandi industrie ed alle multinazionali, la frittata è fatta e sembra quasi essersi imboccata una via di non ritorno verso l’estinzione della razza umana.
Certo queste iniziative contribuiscono alla pulizia del mare, come suol dirsi, solo come una goccia nell’oceano, ma come diceva la vecchia canzone dello Zecchino d’Oro, assai in voga agli inizi degli anni novanta, “goccia dopo goccia nasce un fiume e mille fili d’erba fanno un prato”, per cui è importante cominciare a dare l’esempio e martellare, con la forza irresistibile della goccia martellante che, alla lunga, scava anche la roccia, a far breccia nella gente in modo che si possa comprendere che il pianeta che il Padreterno ci ha messo a disposizione è solo questo, non ne siamo i padroni e non possiamo permetterci di distruggerlo perché non ci sarà data una seconda occasione.
Il prossimo appuntamento per tutti è per lunedì 19 agosto 2019, alle ore 17,00 a Giancola, nei pressi della ex spiaggia della Provincia, oramai ridotta anche essa a quattro ruderi da bonificare, dove il gruppo di Clean Coast South in collaborazione con le organizzazioni ambientali Parley for the Oceans e PuliAmoIlMareBrindisi, hanno organizzato un’altra grande raccolta delle plastiche, ma anche di altri rifiuti presenti sulle spiagge; anche questa volta si uniranno all’iniziativa gli ‘Ncilonauti, gruppo di sommozzatori brindisini, per bonificare i fondali marini con il supporto della Guardia Costiera. Ai volontari che aderiranno all’iniziativa e si presenteranno sul posto verrà fornito il kit di guanti, pettorine e buste riutilizzabili. Mentre, per poter ripulire il fondale, è necessario essere muniti di brevetto sub ed attrezzatura propria.