Battaglie simulate: “Giusto regolarle, ma non vietiamole”

“Sono d’accordo col sindaco Consales di non concedere autorizzazioni per le esercitazioni di softair nei luoghi pubblici ma non di vietarli totalmente. Bisogna sottolineare il fatto che si parla di un gioco e non di un’attività militare”. E’ il commento di Fernando Simone, presidente dell’associazione Csb (Combat softair Brindisi) uno dei soci fondatori del gruppo, dopo la dichiarazione del primo cittadino a vietare tutte le attività di gioco che simulano le battaglie militari.
La decisione del sindaco non è scaturita dopo l’incidente avvenuto lunedì pomeriggio nell’ex collegio Tommaseo dove, durante un’esercitazione di soft air, è rimasto ferito un 45enne brindisino ma Consales, da tempo, aveva già detto di “no” a tutto ciò che riguardasse questo gioco.

“Quello che mi preme far sapere – continua Simone – è che stiamo parlando di un gioco e niente più. Noi non utilizziamo armi vere ma semplicemente giocattoli che si possono acquistare regolarmente nei negozi di giochi. Le nostre attività sono inoffensive, utilizziamo la mimetica perché il gioco lo prevede ma senza gradi addosso ovviamente. I calciatori utilizzano la loro divisa, noi la nostra”.
Le associazioni di softair fanno capo all’associazione nazionale che, sin dalla nascita, ha stilato un regolamento ben preciso che tutti gli appartenenti devono rispettare altrimenti, saranno espulsi dal gioco.
“A Brindisi ci sono diverse associazioni in regola ma poi, ci sono altri gruppi che noi denominiamo ‘i cani sciolti’ che invece giocano senza regole e senza essere iscritti. Noi sappiamo benissimo che non possiamo utilizzare spazi pubblici se non prima aver presentato richiesta al Comune o alla questura se si tratta di zone fuori la città così come conosciamo bene il regolarmente che ci proibisce di arrampicarci sugli alberi e sui tetti. Tutti gli iscritti sono dotati di assicurazione medica”.

Ogni gioco ha le sue regole, così come il softair. Sicuramente è un gioco particolare, che fino a poco tempo fa si è solo visto e giocato dinanzi una tv o un computer, attraverso console ma oggi, seppur non riconosciuto dal Coni, è ammesso dal Csen, Aics, Asi, Acsi e Gas.
L’attività pur rimanendo uno sport, può essere assimilato anche a un gioco di ruolo che simula, tramite attrezzature apposite, azioni tattiche e strategiche di combattimento con repliche fedeli di armi da fuoco in ambienti urbani o boschivi, tra fazioni opposte che devono conquistare obiettivi prefissati. Il gioco, nonostante l’apparenza, è innocuo e non violento (è vietato qualunque contatto fisico con l’avversario), e si basa principalmente sul fair play e sulla correttezza sportiva.

Maristella De Michele