Razionalità e fantasia nascono insieme nel secondo anno di vita, con i primi atti di intelligenza percettivo motoria, e con l’apparire del pensiero simbolico, e da allora conservano la medesima importanza, tanto nella vita del bambino quanto in quella dell’adulto. Pur avendo funzioni completamente diverse sono spesso compresenti e hanno rapporti di complementarietà; la razionalità permette di conoscere e dominare la realtà, la fantasia apre nuove strade per considerare quest’ultima.
La razionalità si occupa di cose che hanno una realtà oggettiva, una loro collocazione spazio-temporale; i contenuti di cui si occupa la fantasia si collocano fuori dal tempo, in uno spazio indefinito, le vicende si svolgono liberamente senza obbedire ad alcun principio di necessità. Basta questo tratto distintivo a far comprendere la differenza tra questi due modi di approcciarsi che “magicamente” collaborano tra di loro nella nostra attività cognitiva: nella creazione di una favola esiste una struttura razionale di fondo ma poi interviene qualcosa di magico a trasfigurare il tutto, oppure personaggi e luoghi magici per essere narrati vengono inquadrati in una struttura con regole razionali. Questa dinamica tra momenti di invenzione e momenti di valutazione è molto importante per i bambini impegnati nell’invenzione di un racconto.
Nella scuola dell’infanzia, nella scuola primaria e poi ancora fino alla scuola superiore il problema pare essere quello dell’educabilità di fantasia e razionalità perché possano essere asservite a quello che pare essere unico fine “l’apprendimento”.
L’immaginazione non è un “ozioso divertimento” della nostra mente o “un’attività campata in aria”; al contrario ha una sua funzione “vitale ed insostituibile”, così scrive Vygotskij in “Immaginazione e creatività nell’età infantile”. L’autore, nello stesso libretto, evidenzia lo stretto rapporto che esiste tra immaginazione (che sta alla base della creatività) e la realtà stessa.
Ogni costruzione della nostra mente è possibile solo a partire dalla nostra esperienza passata e quanto più questa è stata ricca di stimoli, tanto più feconda sarà la nostra capacità presente di immaginare. Il cerchio si chiude quando, sulla base di questi stimoli forniti dalla realtà, siamo capaci di creare qualcosa di nuovo, che si concretizza in una produzione, sia essa di carattere letterario o artistico, come pure di carattere tecnico o scientifico. Da qui l’importanza di fornire al bambino, fin dalla più tenera età, stimoli di diversa natura, per arricchire di elementi la sua esperienza e offrirgli, in tal modo, maggiori possibilità di crescita. Dagli inizi fino alla scuola primaria occorre dare spazio ad attività ludiche o ludiformi che abbiano una valenza sia sul piano della formazione della personalità sia dell’alfabetizzazione, occorre creare le condizioni perché si attivi il pensiero razionale, cioè motivare, rendere accattivanti, le attività; queste ultime dovrebbero sempre avere un carattere interdisciplinare e dovrebbero infine essere sempre collegate con la realtà sperimentabile (ad es. una foto). Anche nell’ambito della fantasia occorre la motivazione, intesa come la legittimazione dell’attività del fantasticare, dandole spazio e non relegandola al momento in cui i bambini sono troppo stanchi per seguire altro.. occorre farle posto in altre discipline, come fa Rodari nella “Grammatica della Fantasia” nella be nota storia dello zero, un numero scansato da tutti perché senza valore, finché un giorno ponendosi in auto alla destra del signor uno, si accorse che tutti lo salutavano con rispetto…..
Dalle lettere alla matematica, passando per le scienze o per la storia, le strutture cognitive permettono di apprendere la realtà e l’immaginazione permette di trovare nuove vie, nuovi punti di vista. Ma in tutto questo il ruolo dell’adulto insegnante? Questi per ogni attività dovrebbe coinvolgere gli allievi sin dall’inizio e poi sostenere la loro motivazione, sostenere la discussione di gruppo, intervenire con valutazioni positive sul contributo di ogni allievo e guidarli nell’analisi degli errori. Ma se si spazia nel mondo della fantasia le tecniche cambiano, le luci si abbassano, i materiali che si usano sono scarsamente strutturati (ad es. una foglia, una pietra, una macchia), invitando a dare un’interpretazione; oppure una coppia di parole su cui creare una storia. Poi riconsiderare con gli alunni il prodotto della loro fantasia aggiungendo o togliendo elementi, modificando la loro posizione.
Per poter sviluppare con coerenza il nostro apporto educativo, dobbiamo saper tenere vive in noi razionalità e fantasia, saper passare da un piano all’altro muovendoci con naturalezza, conservando tra loro quell’equilibrio che ci permette di essere completi e mutevoli e soprattutto…felici.
Dott.ssa Federica Protopapa
Dott. Luigi Persano