Omicidi della Sacra corona, raffica di dure condanne

Condanne fino a trent’anni di reclusione a testa per 15 presunti appartenenti alla Sacra corona  unita processati per cinque omicidi e sei ferimenti avvenuti alla fine degli anni Novanta.

Nel corso del giudizio celebrato con rito abbreviato, il gup Antonia Martalò ha inflitto 30 anni di carcere a Francesco Argentieri, otto anni e otto mesi a Tommaso Belfiore, 30 anni a Marcello Cincinnato, sei anni a Diego Dello Monaco, 30 anni ad Antonio Epicoco, 14 anni a Francesco Gravina, detto “Pizzaleo”, sette anni al pentito Francesco Gravina, detto “Gabibbo”, 30 anni ad Emanuele Guarini, otto mesi a Giovanni Cosimo Guarini, otto anni e otto mesi al pentito Giuseppe Leo, 14 anni a Francesco Locorotondo, sei anni a Salvatore Solito, nove anni a Carmelo Vasta.

Assolto il boss Massimo Pasimeni per il quale era stato chiesto l’ergastolo. 

Questi gli omicidi risolti:  Nicolai Lippolis, Antonio Molfetta, Antonio D’Amico, Tommaso Marseglia.

Per gli imputati ai quali è stata inflitta la pena più alta i pm della Dda Valeria Farina Valaori e Alberto Santacatterina, avevano chiesto l’ergastolo: si tratta di Francesco Argentieri, Marcello Cincinnato, Antonio Epicoco ed Emanuele Guarini che sono invece stati condannati a trent’anni. Pene fino a 14 anni di reclusione agli altri 9 coimputati tra cui cinque collaboratori di giustizia. Dieci in tutto gli episodi finiti sotto la lente della Dda di Lecce, omicidi e ferimenti su cui hanno indagato poliziotti della Mobile e carabinieri del Reparto operativo.
Diciotto di loro furono sottoposti a custodia cautelare nell’operazione Zero del 14 ottobre 2013. Gli episodi sono stati ricostruiti attraverso il racconto di 11 collaboratori di giustizia e di una delle vittime di un agguato, sopravvissuta per miracolo.
Si sono poi aggiunte le dichiarazioni di Francesco Gravina, detto Gabibbo, di Mesagne, divenuto nel frattempo collaboratore di giustizia.

Il processo prosegue con rito ordinario per altri sette imputati.