“L’arsenale da guerra venduto da un russo al gruppo dei francavillesi”


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Kalashnikov e bombe a mano. Un arsenale da guerra che Giancarlo Capobianco, alias “Zio Carlone” di Francavilla Fontana, era riuscito a procurarsi da un non meglio precisato criminale russo, attraverso canali su cui gli investigatori non rivelano al momento alcun dettaglio. Armi gestite, ripulite, spostate dai suoi complici, e messe a disposizione della Nuova Scu, quella di Ercole Penna (nel frattempo divenuto collaboratore di giustizia) e Daniele Vicentino, Massimo Pasimeni e Antonio Vitale. Per quelle armi questa mattina i carabinieri della compagnia di Francavilla hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare, oltre che a Capobianco, anche a Vito Stano, Francesco Gravina, Nicola Destino e Nicola Passiante.

All’appello mancano tuttavia pezzi importanti: almeno altri due Kalashnikov e una miriade di bombe a mano. Nell’arsenale oggetto dell’inchiesta, ritrovato dai militari già due anni fa, non figura nessuna della armi utilizzate nei numerosi agguati consumatisi in questi anni nella Città degli Imperiali. Anzi: nessuna di questa sembra essere stata mai utilizzata in alcun delitto, almeno stando ai risultati delle comparazioni effettuate fino a questo momento.

Ai cinque il gip del tribunale di Lecce, che ha spiccato l’ordinanza su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, contesta il porto, la detenzione e il traffico di armi da guerra. Non l’appartenenza a un sodalizio mafioso, ritenendo l’attività svolta dal gruppo solo “di supporto” alle esigenze della Sacra corona unita.